Se è vero che con la pandemia siamo diventati tutti più fragili ed esposti a pericolo, ci sono delle fragilità che già esistevano prima del Covid e che purtroppo non hanno fatto altro che aumentare. Parliamo di povertà, precarietà ed emarginazione, tutte situazioni che ben conosce da sempre la Caritas.
In particolare, la Caritas della diocesi di Foligno (Perugia), in Umbria, dall’ottobre del 2018 ha inaugurato un Poliambulatorio della Solidarietà. Si tratta di una struttura destinata a prendere in carico quelle situazioni in cui la gestione della salute del singolo o del nucleo familiare è resa difficoltosa dalle ristrettezze economiche.
Dedicato alla memoria di San Giuseppe Moscati e ubicato a San Giovanni Profiamma di Foligno, il Poliambulatorio della Solidarietà riesce oggi a garantire visite gratuite ai suoi utenti grazie ad un crescente numero di specialisti del territorio che ha deciso di mettersi a servizio degli ultimi negli ambiti di odontoiatria, cardiologia, ecografia, optometria, pneumologia, allergologia, medicina interna, infermeria.
Abbiamo intervistato il direttore della Caritas folignate, Mauro Masciotti.
Come sta funzionando il Poliambulatorio durante la pandemia?
“Sta funzionando con tutti gli inciampi dovuti al Covid quindi a rilento per una questione di attenzioni particolari che naturalmente dobbiamo avere. Per di più stiamo lavorando per spostare il Poliambulatorio al centro della città. Era ubicato in prima periferia, ma per varie ragioni e specialmente per venire incontro alle problematiche delle persone che hanno difficoltà a spostarsi, stiamo spostando le attività in centro, sperando che il covid ci lasci tregua.
L’attività dell’ambulatorio è iniziata nel 2018 come settore dentistico, ma era già pensato anche come oculistico e di medicina generale. Poi ci hanno aiutato altri medici di altre aree mediche in base alle esigenze pervenute dalle famiglie che venivano in contatto con noi. Medici e anche primari di buona volontà che ci hanno offerto il proprio servizio. Poi il Covid ha stoppato nei nostri progetti e sogni”.
Come funziona l’accesso ai servizi?
“In base alla disponibilità di vari medici che abbiamo messo in rete, facciamo un orientamento sanitario per accompagnare le persone secondo le loro difficoltà. Che sono di vario genere. Spesso non conoscono come muoversi all’interno di un sistema sanitario. Parliamo di persone bisognose italiane. Sicuramente c’è un’attenzione particolare anche gli stranieri, ma le difficoltà le vivono anche i nostri connazionali”.
Quali sono i bisogni prevalenti di chi chiede consulenze al Poliambulatorio?
“Oltre alle visite specialistiche ci sono attenzioni alla medicina generale, alla oculistica e soprattutto in tempo di Covid, alla psicologia.
Sono molte famiglie che hanno bisogno di questo tipo di supporto, al di là dei denti o dell’occhiale. Con il Covid abbiamo avuto l’arrivo di tante famiglie che non toccavano prima con mano le realtà della carità, ma sono andate in crisi con la pandemia. Oltre alla crisi economica, uno dei primi effetti è stata infatti la crisi relazionale, di identità, di rapporti con la società. L’aspetto psicologico (in alcun casi anche psichiatrico,) si è rivelato come uno degli aspetti più gravi.
Tant’è che ora anche nei nostri centri ascolto abbiamo integrato anche questa figura per sopperire a queste mancanze”.
Di recente avete accolto anche delle famiglie afghane:
“Attraverso un’associazione di psicologi stiamo anche lavorando nell’ambito dell’emergenza delle famiglie afgane che stiamo accogliendo, che sono ancora sotto choc da tutto quello che è successo loro nel giro di poche ore.
Una di queste mamme fa ancora fatica a parlare, è ancora bloccata. Questo fa capire quello che hanno passato in quelle ore drammatiche, anche se si ritengono essere tra quelli fortunati. Hanno comunque lasciato lì tutto, anche i propri cari…”.
Chi sono gli utenti del Poliambulatorio solidale di Foligno?
“Ci sono da alcuni che arrivano dal cosiddetto ceto medio, che sempre di più fa parte dei nostri percorsi, fino alle povertà estreme, che necessitano di essere accompagnate nel sistema sanitario, nel quale non sanno districarsi. Ma non ci sono solo i poveri economici, anche altre famiglie e persone che all’improvviso si trovano in varie difficoltà, come per esempio il fattore delle violenze, che riguarda tutti”.
Quali progetti ci sono per il futuro?
“Dobbiamo andare con i piedi di piombo, a cominciare dall’attività dentistica che abbiamo portato avanti in questo periodo solo per i casi urgenti. Per il resto abbiamo intavolato rapporti sempre più stretti con i canali tradizionali del sistema sanitario territoriale, per evitare problemi sanitari peggiori. Se la pandemia va scemando, vorremmo ripartire ricominciando anche a sognare per i prossimi mesi, ripartendo dalla formazione di nuovi giovani che possano inserirsi in questo settore con le scuole con le quali siamo in rete. Puntiamo ad arricchire la nostra equipe. Nella casa del Ragazzo diocesana abbiamo attivato il progetto Mar Mediterraneo con cui si spera di poter accogliere giovani che vengono a formarsi per il mondo del lavoro. Un settore è proprio quello dell’odontoiatria C’è il progetto di allestire un laboratorio di odontotecnica per formare questi giovani.
Abbiamo creato dei percorsi a supplenza della mancanza della struttura madre per i percorsi di formazione, è infatti in fase di costruzione una vera e propria cittadella che servirà a ospitare tutto questo. Anche se con l’emergenza sanitari abbiamo dovuto mettere in sicurezza i nostri volontari anziani, abbiamo un grande supporto da nuovi volontari giovani che portano avanti le nostre attività”.