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UNA MOSTRA PER CELEBRARE LO SOTRICO INCONTRO TRA PAPA WOJTYLA e TOAFF

A 30 anni dallo quello storico abbraccio tra Giovanni Paolo II, oggi santo, e il Rabbino Elio Toaff, una mostra al Museo Ebraico di Roma ricorda quel memorabile gesto di fratellanza. L’incontro, avvenuto il 13 aprile 1986 nella Sinagoga di Roma, viene oggi celebrato come una tappa imprescindibile del dialogo tra l’ebraismo e il cattolicesimo. All’interno della mostra è possibile osservare le lettere e i documenti che hanno preceduto la visita di Wojtyla alla Sinagoga di Roma. Ma anche i doni che hanno accompagnato un abbraccio in grado di cambiare la storia delle relazioni tra la Chiesa cattolica e il mondo ebraico.

La curatrice dell’estemporanea, Lia Toaff, nipote dell’allora Rabbino capo di Roma, spiega il gesto di accoglienza che suo nonno e Giovanni Paolo II si scambiarono: “Questo abbraccio ha rotto le etichette e quelli che erano i cerimoniali. Quindi ha dato inizio a un dialogo proficuo che è proseguito, e lo scorso gennaio è venuto il terzo Pontefice qui in Sinagoga”. La donna ha ricordato che, dopo quell’incontro, è proseguito un vero e proprio rapporto di amicizia personale, e ha raccontato di quando Toaff, passato al Policlinico Gemelli per lasciare un biglietto di auguri al Papa infortunato al femore, è stato richiamato da Giovanni Paolo II che ha voluto intrattenersi a parlare con lui.

Più in generale, la curatrice spiega come il Rabbino avesse a cuore il dialogo interreligioso: “Lui per primo, che veniva da un popolo ovviamente perseguitato, non voleva che si generalizzasse. Lui riteneva che ci fosse sempre il buono e il cattivo dappertutto e che bisognava prendere il buono. Bisognava cercare di avvicinare il mondo cristiano, cattolico, ma anche l’islam e qualunque altra religione al mondo ebraico. Ricordava, per esempio, il rapporto di amicizia che il padre, Alfredo Toaff, aveva con il vescovo di Livorno. Durante il funerale di suo padre, il vescovo non poté entrare in Sinagoga. Questo l’aveva colpito così tanto che per lui accogliere un Pontefice in Sinagoga era assolutamente necessario.” E come si capisce visitando le sale del museo, il dialogo tra ebraismo e cattolicesimo ha avuto uno slancio importante già negli anni di Giovanni XXIII e del Concilio Vaticano II, in particolare con il documento “Nostra aetate”, che condannò ogni forma di antisemitismo.

A un anno dalla scomparsa del suo predecessore, il Rabbino capo di Roma, Riccardo di Segni, sottolinea l’importanza, anche simbolica, della mostra: “Questo terzo decennale è degno di essere ricordato, perché i semi di quella giornata sono germogliati. Bisogna mantenere la propria identità, ma anche guardare l’altro con simpatia, rispetto e interesse. Ciò è il fondamento per la convivenza e tanto più in questi giorni”. Anche il cardinale polacco Stanisław Ryłko è intervenuto per ricordare l’amicizia che ha sempre legato San Giovanni Paolo II e gli ebrei: “Non mi scorderò mai questa immagine: davanti al Muro del Pianto, un già vecchio San Giovanni Poalo II che prega e lascia nel Muro del Pianto il suo biglietto. Questo dice molto sul suo rapporto con il popolo ebraico”. Questo percorso attraverso il dialogo di due uomini giusti e di due amici sarà visibile fino al prossimo 14 luglio.

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