Di minori scomparsi non si parla quasi mai. L’unico momento in cui si dedica loro un po’ di attenzione è quando si celebrano eventi tragici, come avvenne in Italia per la sparizione di Denise Pipitone. O, più recentemente, eventi a lieto fine, come l’allontanamento del piccolo Nicola Tanturli: il bambino – uscito dal casolare in cui viveva con i genitori apicoltori nell’alto Mugello – è stato ritrovato illeso lo scorso 23 giugno in un dirupo, dopo quasi due giorni di ricerche.
I minori stranieri non accompagnati
La sua scomparsa aveva lasciato col fiato sospeso l’Italia intera. Ma la scomparsa di molti altri non fa nessun rumore: nel 2020 in Italia sono scomparsi 7700 minori. Se è vero che circa il 75-80% dei minori viene ritrovato a poche ore dalla scomparsa, c’è però da sottolineare la poca attenzione che i media riservano loro, se non – appunto – a pochi casi specifici. A passare sotto silenzio, sono soprattutto le scomparse dei minori stranieri non accompagnati, un fenomeno che riguarda una larga fetta delle sparizioni di minori in Italia. Di loro, si perdono le tracce in un buco nero “normativo”. Silvana Riccio, Commissario Straordinario del Governo per le persone scomparse, commentando l’ultimo Report del Governo, ha detto: “Dobbiamo concentrarci su come agire per ritrovare quel 25% di cui non sappiamo più nulla”.
Ne parliamo, a pochi giorni dalla Giornata internazionale dei bambini scomparsi, con C. Alessandro Mauceri, ingegnere e scrittore che da decenni si occupa di ambiente e sviluppo sostenibile, ma anche di minori.
Mauceri è Coordinatore del Tavolo Tematico 6 della Consulta del Commissario Straordinario del Governo per le persone scomparse, istituito grazie alla Legge 203 del 14 novembre 2012.
E’ inoltre impegnato nella Ong Kiwanis Distretto Italia San Marino dove svolge il ruolo di “Coordinatore Service e Chair Minori Stranieri Non Accompagnati e Minori Scomparsi” relativamente ai tutori volontari per minori non accompagnati (tema che tratteremo a parte in un prossimo articolo).
Tra i lavori più recenti, ricordiamo “La condizione dei bambini dell’Africa sub-sahariana tra sfruttamento delle risorse naturali e degrado sociale” inserito in “Africa: scenari attuali e sfide future”, ed. ASRIE; “Guerra all’acqua” ed. Rosenberg & Sellier e “Lavoro minorile in Eurasia”, ed. ASRIE.
L’intervista a C. Alessandro Mauceri
Lei fa parte della Ong Kiwanis Distretto Italia San Marino. Di cosa si occupa?
“Il Kiwanis International è un’associazione nata oltre un secolo fa (nel 1915) negli USA. In Italia, il primo Club Kiwanis è stato aperto oltre 50 anni fa. Oggi, nel nostro paese, sono circa 140 i Club attivi e quasi 3000 i soci. Tutti uniti da un unico obiettivo: ‘Serve the children of the world‘. L’impegno nei confronti dei minori stranieri non accompagnati (MSNA) del Kiwanis Distretto Italia San Marino è iniziato molti anni fa: ci si rese conto che, a fronte di un numero di arrivi di migliaia di minori, era essenziale la collaborazione da parte di quelli che oggi vengono chiamati ‘enti del terzo settore’ e dei volontari. Il primo passo, è stato condurre una attenta analisi del fenomeno. Il passo successivo fu definire una serie di iniziative concrete per aiutare questi minori. Direttamente e indirettamente. Direttamente realizzando iniziative aventi come beneficiari finali proprio i MSNA per consentire loro di inserirsi nella società e nel mondo del lavoro. Indirettamente coinvolgendo Enti e Associazioni, ma anche soggetti pubblici e istituzioni. Sin dall’inizio, è stata essenziale la collaborazione con i Garanti dell’Infanzia e dell’Adolescenza di diverse regioni per la realizzazione di corsi per tutori volontari che potessero assistere questi minori”.
Come si è modificato il vostro impegno in pandemia?
“Durante l’ultimo anno sociale il Kiwanis Distretto Italia San Marino ha lanciato un Service per aiutare e guidare i Comuni di tutta Italia a dotarsi della figura del Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza”.
Di migranti minorenni scomparsi non si parla quasi mai, eccezion fatta per pochi casi mediatici. Eppure le cifre sono chiare: la maggior parte dei minori che scompare in Italia è un migrante non accompagnato. Perché questo silenzio da parte dei media?
“É esatto: la maggior parte dei minori che scompaiono in Italia sono minori stranieri e, in particolare, minori stranieri non accompagnati (in sigla: MSNA). Per comprendere le dimensioni del problema è essenziale conoscere i ‘numeri’ di questo fenomeno: secondo i dati ufficiali, in Italia, dal 1 Gennaio 1974 al 31 Dicembre 2020, i minori scomparsi sono stati 136.884. Di questi, 93.229 sono stranieri (più dei due terzi). Ma il dato più sorprendente è quello dei minori ‘non ritrovati’: su 46.417 minori non ritrovati, oltre il 94% sono minori stranieri (43.984). E, come dicevamo, la stragrande maggioranza sono MSNA”.
Cosa si intende di preciso per “Minore Straniero Non Accompagnato” o MSNA?
“In Italia, la definizione di ‘Minore Straniero Non Accompagnato’ è data dall’Art. 2 (e) della Direttiva UE n. 2013/33/UE ‘Norme relative all’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale’ e dell’Art. 2 della legge n. 47/2017 ‘Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati’ [qui il testo completo della legge 47/2017, ndr]. Secondo la legge, il minore straniero non accompagnato (MSNA) è “il minorenne non avente cittadinanza italiana o dell’Unione europea che si trova per qualsiasi causa nel territorio dello Stato o che è altrimenti sottoposto alla giurisdizione italiana, privo di assistenza e di rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili in base alle leggi vigenti nell’ordinamento italiano”.
Data la definizione, potrebbero esistere però problemi pratici nell’identificazione di alcuni MSNA?
“Sì, ad esempio, non tutti i minori nati in un paese dell’Unione europea rientrano in questa definizione anche se giunti soli in Italia (si pensi ad esempio ai Rom o ai Sinti). A questo si aggiunge un silenzio inspiegabile da parte di molti media probabilmente dovuto al fatto che molti MSNA entrano nel nostro Paese utilizzando gli stessi strumenti utilizzati dai migranti. Da qui a far confusione tra ‘migranti’, ‘rifugiati’, ‘profughi’, ‘naufraghi’, ‘sfollati’ (per i quali, in Europa, dovrebbe applicarsi la Direttiva 2001/55/CE sulle norme minime per la concessione della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati, ma nessuno sembra conoscerla) e appunto ‘minori stranieri non accompagnati’ il passo è breve. É un grave errore perché le norme e le leggi che regolano l’accoglienza e i diritti di queste persone (non dobbiamo mai dimenticare che sono prima di tutto ‘persone’, non cose o numeri!) sono molto diverse tra loro”.
Esiste una legge a tutela dei minori scomparsi? Qual è e in cosa consiste?
“La legge di riferimento è quella che riguarda, in generale, tutte le persone scomparse (la legge 203/2012) e non solo i minori. Da tempo si parla della necessità di una nuova legge che concentri l’attenzione sui minori. Ma anche sulle procedure da attivare e sulle competenze (con la differenza tra persona “scomparsa” e persona “dispersa”). Distinguere, ad esempio, se la scomparsa è avvenuta in montagna, in mare, in un centro abitato o in una località impervia o disabitata (con conseguente necessità di definire misure di intervento diverse). Esiste inoltre un problema, che sarebbe giusto affrontare a livello parlamentare”.
Quale?
“Spesso, dopo la scomparsa di un minore, non è facile comprendere rapidamente la causa della sparizione. Non bisogna dimenticare che alcune ‘sparizioni’ per le autorità non sono vere e proprie sparizioni: si pensi, ad esempio, ai casi (numerosi) di genitori che portano all’estero un figlio senza l’autorizzazione dell’altro genitore al quale viene, di fatto, negata la possibilità di relazionarsi con il proprio figlio. In questo caso non si tratterebbe di ‘sparizione’, ma di un vero e proprio reato, la ‘sottrazione internazionale di minore’, che prevede procedure e azioni completamente diverse”.
Quando arrivano i minori non accompagnati in Italia, cosa prevede in concreto la legge 47/2017 (qui il testo completo) intitolata “Misure di protezione dei minori non accompagnati”?
“La legge Zampa prevede che, prima di tutto, vengano effettuate le procedure di ‘prima accoglienza’ alla presenza di un mediatore culturale (figura fondamentale): deve essere accertata l’età del presunto minore, un problema tuttora complesso e discusso”.
Perché?
“Perché la stragrande maggioranza dei MSNA che arrivano in Italia sono adolescenti di 15, 16 e 17 anni e gli strumenti tecnici a disposizione lasciano un margine d’errore troppo ampio per essere sicuri della loro età reale. A questo problema si è cercato di trovare una soluzione dicendo che, nel dubbio, un ragazzo deve essere considerato minorenne. Si tratta di un passaggio estremamente delicato: errori nell’accertamento dell’età potrebbero condurre alla violazione dei diritti fondamentali di un minore, escludendolo dal beneficio delle misure di protezione previste dalla normativa italiana ed internazionale. Già in questa fase, le strade percorse dai MSNA e quelle degli altri migranti devono essere separate”.
Qual è, dopo aver accertato l’età, il passo successivo?
“Il passo successivo è la cosiddetta ‘indagine familiare’. Questo serve anche a comprendere se il minore arrivato in Italia desidera essere rimpatriato. In caso contrario, terminate le procedure preliminari (che, secondo la legge Zampa, non dovrebbero durare oltre 30 giorni), i MSNA vengono trasferiti presso le famiglie affidatarie o presso i centri di accoglienza secondari, quelli che una volta si chiamavano SPRAR e ora SIPROIMI”.
Lei fa parte del gruppo che controlla che venga attuata la Convenzione ONU sui Diritti del Fanciullo (Convention on the Rights of the Child – CRC), recepita in Italia il 2 settembre del 1990. Che cosa prevede in sintesi? Qual è l’importanza di tale documento?
“La Convezione dei Diritti del Fanciullo è un documento importantissimo: è uno dei più importanti delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (basti pensare che, ad oggi, è stato sottoscritto e ratificato, ovvero convertito il legge, da tutti i paesi aderenti alle Nazioni Unite, tranne uno). Non indica solo quali sono i diritti dei minori a prescindere da sesso, razza, religione o etnia, ma specifica senza mezzi termini che tutte le decisioni che vengono prese dai governi devono tenere conto in prima analisi proprio degli interessi dei minori e coinvolgerli”.
Rispettare questo vincolo non è affatto facile…
“No. Per questo, in molti Paesi, sono stati creati da enti e associazioni dei network denominati ‘Gruppi di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza’ (i Gruppi CRC), il cui compito è proprio quello di accertarsi che i diritti dei minori siano rispettati, che le leggi adottate tengano in considerazione prioritariamente gli interessi dei minori e di fornire suggerimenti. Ogni anno, il Gruppo CRC italiano redige uno o più rapporti che vengono successivamente presentati al Parlamento e, in un secondo momento, inviati alle Nazioni Unite. L’ultimo rapporto, l’XI, è stato presentato a Novembre 2020 (in ritardo rispetto alla data abituale a causa della pandemia). A Maggio 2021, è stato presentato un Rapporto sulle Risorse Destinate all’Infanzia e all’Adolescenza in Italia“.
Lei ha scritto un libro sulle problematiche che incontra un minore non accompagnato una volta giunto in Italia. Quali sono i problemi principali?
“I problemi che incontrano i MSNA una volta giunti in Italia sono tantissimi. Il primo è proprio il riconoscimento dell’età: essendo privi di documenti, spesso non è facile ottenere il riconoscimento dell’età anagrafica. I minori stranieri non accompagnati che vengono riconosciuti tali devono quindi affrontare una scelta: se essere ricongiunti con la propria famiglia nel paese di provenienza. Inutile dire che si tratta di una scelta difficile: molti di loro hanno affrontato un lungo viaggio proprio per l’impossibilità di crescere nel proprio Paese, con la propria famiglia. Queste procedure hanno anche un altro lato negativo: generalmente durano molto di più di quanto prevederebbe la legge 47/2017 (30gg). In tutto questo tempo, i MSNA restano in una sorta di limbo senza sapere quale sarà il loro futuro. Ma non basta. I motivi per cui la maggior parte dei MSNA vengono in Italia sono due: studiare o trovare un lavoro che permetta loro di mandare qualche soldo alla famiglia che hanno lasciato. Questo significa che, essendo già vicini alla maggiore età, temono di non riuscire ad avere la possibilità di poter rimanere in Italia in via definitiva (nonostante la legge 47/2017 preveda la possibilità di un proroga – motivata – fino al 21esimo anno d’età). Anche la distribuzione territoriale non è proprio equa: basti pensare che più del 29% dei MSNA presenti in Italia (dati Rapporto Aprile 2021 del MLPS) sono concentrati in una sola regione: la Sicilia. Con tutto quello che comporta in termini di possibilità di essere assegnati ad un tutore volontario, di andare a scuola, di seguire corsi formativi e di inserimento lavorativo”.
Perché i minori migranti scappano dalle comunità di accoglienza (gli ex Sprar, oggi Siproimi)? E’ reale ipotizzare che i minori stranieri scomparsi possano cadere nella rete della criminalità organizzata per essere sfruttati nelle campagne o nelle fabbriche italiane?
“Anche qui i problemi non mancano: non sempre per loro è facile seguire i percorsi educativi e formativi previsti. Per molti di loro, inoltre, è fondamentale trovare un lavoro per guadagnare e sostenere economicamente le famiglie nel Paese d’origine. Ma questo è quasi impossibile finché sono nei centri di accoglienza. Per questo alcuni decidono di fuggire e cercare di raggiungere un amico o un parente in un altro Paese europeo. Non sanno che, così facendo, spesso finiscono nelle mani della malavita organizzata o diventano vittime di sfruttamento minorile e impiegati in lavori pesanti e mal pagati. Per i pochi che riescono ad attraversare la frontiera, i problemi non sono finiti: se fermati dalle forze dell’ordine, vengono rimandati in Italia o nel Paese di prima accoglienza (oltre all’Italia, in genere, la Spagna o la Grecia). Qui, ormai maggiorenni, non sono più MSNA: vengono indicati come ‘migranti’. E rimpatriati. Se possibile…”
Quando questo non è possibile, cosa succede loro?
“Quando questo non è possibile (per una serie di problemi burocratici tra i Paesi d’origine e quelli di prima accoglienza) finiscono per unirsi alle decine di migliaia di migranti che vivono in una sorta di limbo istituzionale: tutti sanno che esistono ma nessuno sa cosa fare di loro”.
Lei è il coordinatore del Tavolo Tematico 6 della Consulta del Commissario Straordinario del Governo per le persone scomparse, il prefetto Silvana Riccio, istituito grazie alla Legge 203 del 14 novembre 2012, fortemente voluta dall’on. Elisa Pizza Tasca. Cosa ne pensa?
“L’Italia non è all’avanguardia solo per essersi dotata prima della legge 203 del 2012 ‘Disposizioni per la ricerca delle persone scomparse’, sia della legge 47 del 2017 volta a rafforzare le tutele garantite ai minori stranieri non accompagnati, ma anche per aver istituito la figura del Commissario Straordinario del Governo per le Persone Scomparse. Da qualche anno, i Commissari che si sono succeduti hanno deciso di chiedere aiuto per lo svolgimento del loro importantissimo compito ad alcune Associazioni e Enti istituendo la Consulta del Commissario Straordinario del Governo per le Persone Scomparse, suddivisa in sei gruppi denominati Tavoli Tematici. Il Tavolo Tematico 6 si occupa di ‘Minori Italiani e Stranieri Scomparsi’ e ha il compito di fornire suggerimenti e consigli al Commissario per ridurre le sparizioni di minori (anche realizzando azioni preventive) e agevolare, ove possibile, i ritrovamenti di minori scomparsi. A me è stato conferito l’onore/onere di fare da Coordinatore di questo Gruppo, peraltro attivissimo: le Associazioni e i membri del Tavolo Tematico 6 hanno continuato a svolgere regolarmente il proprio compito anche durante la pandemia e il lockdown, riunendosi con cadenza costante e, ogni volta, fornendo al Commissario nuovi spunti di riflessione, suggerimenti concreti e proposte per risolvere problemi pratici. Diversi anche gli incontri aperti al pubblico organizzati da questo Tavolo Tematico: a Maggio, ad esempio, nel corso dell’I DAY 2021, l’evento che il Kiwanis organizza ogni anno in occasione della Giornata mondiale dei Minori scomparsi, il Commissario Riccio ha ascoltato le proposte delle le Associazioni facenti parte del tavolo Tecnico 6 (e quelle di molte altre) in quello che è stato un momento di confronto molto interessante e produttivo”.
Quanti sono in Italia i bambini e i ragazzi con meno di 16 anni impiegati nel lavoro minorile?
“In Italia, lo sfruttamento minorile è vietato sin dal 1967. Purtroppo, il lavoro minorile (al di sotto dei 16 anni) è un fenomeno ancora diffuso. Anzi, durante la pandemia, con le scuole chiuse e il peggioramento dello stato di povertà, si teme che il numero di adolescenti sotto i 16 anni sfruttati per lavori (a volte pericolosi) possa essere aumentato. Sullo sfruttamento lavorativo dei minori in Italia esistono pochi dati: manca ad esempio, un monitoraggio continuo. I dati dell’Ispettorato nazionale del lavoro, relativi alle sanzioni per la violazione della legge sono tremendamente sottostimati: rappresentano la punta di un iceberg che rimane per la gran parte sommerso. Gli ultimi dati attendibili risalgono al 2013: allora si stimò che potevano essere 340.000 i minori al di sotto dei 16 anni occupati illegalmente, il 7% della popolazione in età di lavoro. Baby sitter, aiuto camerieri, baristi, ma soprattutto braccianti o manovali a basso costo e sfruttati senza alcuna forma di tutela.
Ma anche questi non sono che una piccola parte del problema: l’ultimo rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, presentato in occasione della Giornata Mondiale contro lo Sfruttamento Minorile, parla di un peggioramento della situazione, per la prima volta dopo anni: rispetto al rapporto precedente, i minori vittime di sfruttamento nel mondo sono aumentati di 8 milioni (in totale sono 160 milioni dei quali ben 79 milioni impegnati in lavori pericolosi per la loro salute). Adolescenti, a volte bambini, spesso impiegati in lavori che riguardano beni e prodotti che poi finiscono regolarmente nei negozi dei Paesi sviluppati dove il lavoro e lo sfruttamento minorile sono messi al bando. Sotto forma di prodotti agricoli (il 70% dello sfruttamento minorile è in agricoltura) o di semilavorati di uso comune (si è parlato spesso delle miniere di coltan in Congo, minerale dal quale viene estratto il litio che poi tutti noi troviamo sui cellulari, sui tablet o sui notebook) o di capi di abbigliamento di uso comune. Come dicevamo, esistono anche altre forme di sfruttamento minorile (anche nel nostro Paese): spesso è questa la fine che attende i minori non accompagnati che scappano dai centri di accoglienza e diventano ‘irreperibili’, come li definisce il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali”.
In conclusione, cosa è necessario fare – a livello culturale, normativo, educativo, formativo etc. – affinché i minori non scappino dalle comunità evitando che entrino di fatto nell’irregolarità?
“Innanzitutto, è essenziale conoscere questo fenomeno: come dicevamo prima, ancora oggi, la maggior parte della gente fa una gran confusione mescolando minori stranieri e migranti. Fondamentale anche una migliore gestione di tutto il sistema di accoglienza dei minori: prevedere una formazione e far comprendere che per loro esiste una reale possibilità di rimanere in Italia come regolari e non come ‘migranti’. É importante anche il coinvolgimento delle comunità di extracomunitari che da tanti anni vivono in Italia: il loro contributo attivo per l’inserimento nella società di questi minori potrebbe essere decisivo. Ma la cosa più importante, forse, è un’altra: cominciare a capire che i minori stranieri non accompagnati non sono ‘nemici’ ma vittime. Vittime di un sistema del quale siamo tutti responsabili. Di forme di sovra-sfruttamento dei territori dai quali questi adolescenti provengono e dove non vedono alcuna possibilità di sviluppo. Non ‘numeri’, ma prima di tutto ‘persone’ che hanno (o, meglio, dovrebbero avere) gli stessi diritti di tutti gli altri adolescenti. Diritti che, invece, per loro sono un sogno. Un sogno che, a volte, giunti in Italia, diventa un incubo”.