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Pmi, più cultura d’impresa per rilanciare il made in Italy

L'allarme per il gap di competenze e figure professionali tecnico-scientifiche che affligge il Paese

“L’impresa è veicolo di crescita, innovazione, formazione, cultura, integrazione“, afferma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Si è svolta ad Ascoli Piceno la quindicesima edizione del Pmi day. La Giornata nazionale delle piccole e medie imprese è stata organizzata da Piccola Industria-Confindustria insieme alle associazioni del sistema. Con una serie di iniziative messe in campo in tutte le regioni, programmate anche in varie date. L’attenzione rimane puntata sull’impegno delle imprese nel raccontarsi ai giovani. Attraverso incontri e visite guidate in azienda che coinvolgono, oltre agli studenti, anche insegnanti, famiglie, istituzioni locali e stampa. Un appuntamento fisso in cui le imprese riaffermano il loro ruolo di attore sociale sul territorio. E lanciano ancora una volta l’allarme sull’enorme gap di competenze e figure professionali tecnico-scientifiche che affligge il Paese. Dal 2010, anno di nascita della manifestazione, le Pmi di Confindustria hanno aperto le loro porte complessivamente a più di 550mila ragazzi. Sul territorio sono state coinvolte 789 persone tra studenti e insegnati. Provenienti da 9 scuole superiori che hanno aderito alle attività proposte dalle 16 imprese aderenti. L’edizione 2024 ha avuto come focus “Costruire”. Costruire consapevolezza delle proprie aspirazioni e delle opportunità per realizzarle. “Un grande interesse per questa iniziativa – dichiara Pietro Marini, presidente della Piccola Industria-Confindustria Ascoli Piceno – che si incasella perfettamente nella settimana europea della cultura d’impresa. E che ogni anno ci mette alla prova per soddisfare tutte le numerose richieste che pervengono dalle scuole alla nostra struttura organizzativa. Diventa anche importante ricordare che tale attività aderisce completamente anche all’esigenza delle scuole di sottoporre agli studenti, percorsi qualificati per le competenze trasversali e l’orientamento”.

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ANTONIO TAJANI VICEPREMIER E MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI. CREDIT: SAVERIO DE GIGLIO

Impresa glocal

Dal locale all’internazionale, sempre all’insegna della cultura d’impresa. “Dobbiamo agire subito, subito, subito”: un applauso spontaneo della sala del Medef, la Confindustria francese, ha accolto l’accorato appello del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Nel dibattito che lo ha visto protagonista a chiusura del Forum Trilaterale giunto alla sua sesta edizione. A conclusione delle due giornate – all’apertura era presente anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani – l’appello è sempre ad accelerare i tempi, a fare in fretta per “recuperare competitività” e “frenare il declino”. E il nome più citato è quello di Mario Draghi e del suo rapporto che ha allertato sulla “lenta agonia” dell’Europa nei settori della crescita, della produttività e dell’innovazione. Sono state “due giornate importantissime”, ha commentato al termine il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, soddisfatto del documento finale approvato da lui e dai suoi due omologhi di Francia e Germania. “Alla fine – ha detto il leader degli industriali italiani- riassumiamo che per poter avere un mercato del capitale, serve essere attrattivi. Abbiamo bisogno che le industrie siano forti e sappiano reagire al momento che ci aspetta. Oggi e ieri abbiamo constatato qui a Parigi quanto le scelte del passato pesino sul presente e sul futuro. Non abbiamo più tempo, dobbiamo fare in fretta. Con un tempo così veloce, che corre, interi settori verranno spazzati via, dall’automotive alla chimica. Possiamo permettercelo mentre, ad esempio, siamo chiamati dalla Nato a implementare la difesa e l’indipendenza europea? A queste domande si risponde con la salvaguardia dell’industria europea, che deve mantenere la sua competitività per poter essere al passo con altri continenti“.

Fonte: Confindustria

Sveglia per l’Ue

Per il capo degli industriali italiani, se si vuole “creare indipendenza non di un paese ma dell’Europa“, bisogna costruire un’industria “che si occupa del bene generale del paese”, “che mette al centro la responsabilità sociale”. Adesso, con il documento firmato dalle tre economie più importanti dell’Ue, “dobbiamo andare tutti e tre alla Commissione europea, uniti”, consci che “i 4 pilastri dell’accordo sono già il 60-70 per cento della soluzione” della crisi. Il ministro Urso, dal palco, ha lanciato il grido d’allarme: “fare in fretta”. “Gli altri protagonisti – ha sottolineato il ministro – agiscono comunque e vanno veloci, l’elezione di Donald Trump deve essere una sveglia per l’Europa, per fare quello che fanno gli Stati Uniti da anni, per raggiungere una migliore competitività a livello globale e rispondere alla sfida egemonica cinese. Il problema dell’Europa – ha sottolineato Urso – non sono gli Stati Uniti, o Trump e non è nemmeno la Cina, non possiamo decidere per gli elettori americani o per il partito comunista cinese. Noi possiamo decidere per l’Europa, ma l’Europa non decide. E noi dobbiamo chiedere all’Europa di decidere subito“. Un appello, quello di Urso, rilanciato da Orsini: “Bisogna fare in fretta, “non vorrei essere qui il prossimo anno a fare l’elenco dei caduti” – dice – “ma vorrei venire a dire che l’industria europea ha svoltato ed ha preso la giusta direzione, con investimenti, con la salvaguardia di imprese non in salute e con la consapevolezza che gli investimenti servono a salvare industrie che non riusciamo a recuperare, per transare. E questi investimenti non li può fare solo l’industria, serve l’Europa. Non possiamo lasciare indietro nessuno“.

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Foto © Image

Sfide d’impresa

“Quattro anni complessi, pieni di sfide: la pandemia, i conflitti, la crisi energetica. Mi sono sentito orgoglioso della risposta che siamo stati in grado di dare. Insieme, imprenditori e lavoratori, abbiamo fatto ripartire l’Italia”. Riccardo Di Stefano ha riunito a Palermo l’assise dei Giovani Imprenditori di Confindustria. Di fatto chiude così, con un momento di ampio confronto, il suo mandato da presidente degli industriali under 40 di via dell’Astronomia. Il 29 novembre è stata eletta Maria Anghileri,. Ripercorre questa esperienza – guardando anche avanti. Di Stefano resterà nel board “senior” di Confindustria come delegato all’education e all’open innovation. Temi molto seguiti dalla platea dei Giovani e che quindi conosce bene: “La formazione, le competenze che si trovano con difficoltà, è un tema di frontiera per gli imprenditori, una sfida ambiziosa. L’open innovation è altrettanto strategica. Abbiamo la necessità di aumentare il contributo dell’innovazione dal basso, quello delle start-up, per rendere più competitivo il nostro sistema produttivo. Sono grandi sfide a cui dedicherò il massimo del mio impegno”. L’appuntamento di Palermo ha offerto anche l’occasione per sondare prospettive, attese, preoccupazioni dei giovani industriali. Ne emerge, rileva Di Stefano, “un clima di proiezione verso il futuro. Non mancano le sfide né le opportunità, prevale la forza di affrontarle queste sfide e la consapevolezza del valore delle nostre imprese. Prevale l’ottimismo”.

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Foto di ZHENYU LUO su Unsplash

Bilancio

Nel bilancio di questi quattro anni ci sono “le battaglie e i posizionamenti politici e sociali che passano dai nostri due grandi convegni nazionali”, i tradizionali appuntamenti dei Giovani di Confindustria a Capri ed a Rapallo, attesi momenti di confronto con il governo e con i leader politici.”Ci siamo occupati delle grandi riforme di cui ha bisogno l’Italia per restare competitiva, di sostenibilità e doppia transizione, di energia, di come creare un ambiente favorevole alla nascita di nuove imprese giovani. Mi piace ricordare la battaglia sul nucleare, di cui siamo stati precursori. E la difesa strenua delle nostre libertà, dei valori e del nostro modo di vivere che passa anche dal sostegno alla resistenza dell’Ucraina. La nostra visione lucida e solida sulle riforme istituzionali ed economiche che servono all’Europa per tornare a correre, che abbiamo con piacere ritrovato anche nel Rapporto Draghi”. L’impegno è anche dietro le quinte: “Abbiamo valorizzato l’anima profondamente sociale del movimento dei Giovani Imprenditori. Sono molto soddisfatto di tanti progetti portati avanti. Per l’innovazione, con gli incontri tra startup e scaleup con imprese mature; sul tema cruciale del passaggio generazionale, anche collaborando ad un libro e ad incontri in tutt’Italia insieme alla Luiss Business School. Hanno partecipato oltre mille imprenditori. Ed Altascuola, che ha formato 120 imprenditori. L’internazionalizzazione, con la G20 Young Entrepreneurs’ Alliance e con YES for Europe.  Abbiamo anche accompagnato circa 90 nostri associati in India, Brasile e Germania per attività di networking e B2B. L’impegno sulla finanza alternativa che ha portato alla nascita dei ‘basket bond giovani’. Una grande battaglia per la leadership e l’occupazione femminile“. Quattro anni anche di una esperienza personale intensa. Il momento più difficile: “L’incertezza assoluta nell’emergenza pandemia, l’enorme responsabilità di affrontarla rappresentando i giovani imprenditori“. Racconta all’Ansa: “Sono soddisfatto per quello che abbiamo costruito in questi anni, per la soddisfazione di aver aver dato un contributo e di lasciare un gruppo dei Giovani che è più vitale che mai. Qui non ti senti mai solo, ha un valore inestimabile“.

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