In Italia lo stato di salute delle scuole e dei servizi rimane un’emergenza infrastrutturale nazionale. Una scuola su tre necessita infatti di interventi di manutenzione urgenti, una situazione ancora più grave nel Sud e nelle Isole, dove la percentuale sale al 50%. Nonostante nel 2023 siano stati destinati maggiori fondi alla manutenzione straordinaria rispetto alla media degli ultimi cinque anni (42.000 euro per edificio rispetto ai precedenti 36.000), persiste un forte divario tra quanto stanziato e quanto effettivamente speso: solo 23.821 euro per edificio sono stati realmente utilizzati. Lo evidenziano i dai dell’analisi contenuta nel rapporto “Ecosistema Scuola” di Legambiente. Interris.it ha intervistato Claudia Cappelletti, responsabile scuole di Legambiente, che ha messo in luce un quadro preoccupante che richiede interventi decisi e coordinati per affrontare le urgenze strutturali, migliorare i servizi e ridurre i divari tra Nord e Sud del Paese. Affinché le scuole diventino un luogo sicuro ma anche sostenibili e innovative.
L’intervista a Claudia Cappelletti di Legambiente
Qual è il dato maggiormente rilevante del rapporto “Ecosistema Scuola 2024” di Legambiente?
“Il quadro che emerge non è rassicurante, soprattutto a causa dei divari persistenti tra le scuole del Centro-Nord e quelle del Sud e delle Isole. Il problema principale è la mancanza di una programmazione efficace, sia per la messa in sicurezza che per la manutenzione degli edifici, ordinaria e straordinaria. A questo si aggiungono difficoltà nella pianificazione per l’efficientamento energetico e la realizzazione di nuovi spazi di apprendimento. Le scuole devono adattarsi a nuove modalità di insegnamento, ma spesso non sono progettate per farlo. Un altro problema è quello che chiamiamo “messa a terra” dei fondi: spesso i finanziamenti, pur stanziati e assegnati, non vengono spesi in tempi adeguati. Le differenze territoriali influenzano notevolmente i tempi di realizzazione degli interventi, che nel Sud e nelle Isole sono più lunghi. Nonostante queste criticità, ci sono buone pratiche che vogliamo valorizzare, come la costruzione di scuole sostenibili e innovative, la mobilità sostenibile casa-scuola, e servizi come lo scuolabus o il pedibus, che non solo aiutano a ridurre il traffico, ma promuovono l’indipendenza degli studenti”.
Quali sono le cause del divario tra le scuole del Centro-Nord e quelle del Sud?
“Una delle cause principali è la minore capacità delle amministrazioni del Sud e delle Isole di accedere e gestire i fondi. Con i fondi del PNRR si è deciso di destinare il 40% delle risorse al Sud. Tuttavia, senza politiche che supportino le amministrazioni nella progettazione e gestione dei fondi, si rischia che questi rimangano inutilizzati e vengano redistribuiti altrove, come è già accaduto in passato. Queste difficoltà si riflettono su vari aspetti: ad esempio, a livello nazionale solo una scuola su due possiede tutte le certificazioni di sicurezza, un dato che al Sud scende a una scuola su tre. Per quanto riguarda la manutenzione urgente, la media nazionale è di una scuola su tre, ma al Sud si arriva a una su due”.
Quali misure concrete suggerisce Legambiente per ridurre queste disparità?
“Una delle proposte principali è la creazione di una nuova struttura di governance per supportare gli enti locali nell’accesso e nella gestione dei fondi. Questa struttura non toglierebbe potere ai comuni, ma li affiancherebbe, insieme alle ex province, che gestiscono le scuole superiori. È fondamentale anche semplificare la burocrazia, ma garantendo sempre adeguati controlli per evitare inefficienze”.
Vuole concludere con un’ultima proposta?
“Sì. È essenziale che le scuole non solo siano sicure, ma anche sostenibili, innovative e dotate di servizi integrati come mense, palestre e trasporti. Inoltre, queste strutture dovrebbero essere aperte anche fuori dall’orario scolastico, diventando presidi a disposizione del territorio. Solo così potremo garantire scuole moderne e inclusive per tutti”.