A vigilare, in ogni momento, sui numerosi cantieri aperti in tutta Italia, affinché procedano, correttamente, nel rispetto delle specifiche competenze, provvede una schiera di anziani e pensionati attenti e specializzati. Intorno a queste figure e a questo fenomeno sociale, c’è un mondo sotteso, ricco di significati e valori che oltrepassano il semplice significato esteriore di “spione”. A Bologna, in particolare, si è preso in prestito il termine “umarell” (omino, pensionato) come sinonimo di anziano che guarda i cantieri o i lavori pubblici. L’umarell bolognese ha “colleghi” sparsi per tutto il Paese e il termine ha acquistato valenza nazionale.
È un fenomeno che riguarda solo gli anziani e gli uomini. Si tratta, in qualche modo, della versione femminile della signora al balcone che controlla ogni movimento circostante.
La novità è nell’essere finalmente sdoganati e non doversi vergognare né essere vittima dell’ironia dei social. La “riscossa” è avvenuta, infatti, in barba ai tanti “meme” che li ritraevano, con spiccato sarcasmo, esclusivi spettatori delle fosse aperte dagli operai nelle strade, senza considerare, minimamente, quel loro inconscio ritorno all’età infantile in cui ammiravano, sul bagnasciuga, le buche nella sabbia, proprie o di altri bambini.
A volte, non è facile intrufolarsi per vedere i lavori e questa rappresenta la sfida continua per gli umarells che devono ingegnarsi a trovare la scorciatoia possibile.
Il loro contributo è apprezzato, a volte, anche dalle stesse maestranze e sono considerati quasi un valore aggiunto. Si sentono talmente partecipi al punto, in alcuni casi, di condividere gli stessi orari e le pause dei lavoratori.
La posizione del corpo, leggermente curva in avanti, è di studio, più percettiva possibile, in grado di poter scorgere pur in presenza di visuali sempre limitate o di fortuna, di rimanere in piedi per molto tempo; è bilanciata dal peso delle braccia rigorosamente intrecciate dietro la schiena. L’inclinazione corretta della schiena è stata fissata ufficialmente a 18 gradi.
Gli umarell dell’Emilia Romagna e i loro colleghi di tutta Italia hanno un materiale molto variegato e numericamente alto su cui vigilare. Cantieriedili.net è un sito che offre numerose informazioni per gli addetti al settore, alla pagina https://www.cantieriedili.net/cantieri/, ci informa, infatti, dell’esistenza, al momento, di ben 316.952 sparsi in tutta Italia. Il sito consente di trovare i riferimenti di tutti i cantieri e di restringere la ricerca in base alla tipologia (Residenziale, Commerciale, Scuola-Ospedali, Piscine, Lavori-vari, Capannoni-Uffici-banche, ecc.) e alla provincia di interesse. Ce ne sono per tutti i gusti. C’è anche l’offerta riguardante i lavori pubblici: il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti informa, al link http://opencantieri.mit.gov.it/interventi, con aggiornamento al 12 novembre scorso, che gli interventi nazionali, sulle opere principali, sono 32; 12 riguardano le strade, 11 le ferrovie, 8 le metropolitane, 1 il Mose.
L’azienda The FabLab srl di Milano, attraverso il marchio Superstuff, ha anche pensato, con un’idea simpatica, di creare un umarell da scrivania (una riproduzione in bioplastica, di circa 14 centimetri, dell’anziano/pensionato), rigorosamente piegato che guarda e sorveglia il lavoro di chi è davanti alla tastiera di un computer.
“L’umarell è ancora qui e mi parla:/menomale che c’ero io a controllarti” è un brano della canzone “L’umarell” scritta durante la quarantena e dedicata, con molto trasporto, dal cantautore Fabio Concato ai pensionati dei cantieri.
Il fenomeno ha interessato diversi aspetti della vita e del sociale. Sempre nel periodo della quarantena, il 15 aprile (quando gli anziani erano costretti al ricordo della loro vigilanza ai cantieri), è uscito un numero di Topolino in cui una storia è incentrata proprio sulla figura dell’umarell.
Il libro “Umarell 2.0. Sono tanti, vivono in mezzo a noi, ci osservano e noi osserviamo loro”, scritto da Danilo Masotti ed edito nel 2010 da Pendragon, è un’analisi sull’argomento. L’autore e la stessa casa editrice hanno realizzato un altro volume sul fenomeno, nel 2016, dal titolo “Oltre il cantiere: fenomenologia degli Umarells”.
Esiste anche un sito ufficiale: https://www.umarellsditalia.it/, con molte informazioni e curiosità, riferite prettamente a Bologna ma, di fondo, applicabili ovunque. Nella pagina “mission”, infatti, è specificato il loro importante ruolo “L’associazione intende promuovere la cultura di far bene le cose, proprio come ci insegnano gli umarell controllando il buon proseguimento dei cantieri in corso, verificando i servizi di pubblica utilità, il degrado urbano e degli immobili storici del patrimonio immobiliare bolognese, oltre alle iniziative per prevenire e ridurre qualunque forma di solitudine e marginalità sociale”.
Sul web sono presenti diversi contributi video che raccontano le vite e le storie, spesso intrise di poesia e ricordi (accompagnati da album di fotografie), di quest’attività così particolare. Per alcuni, si tratta di una predisposizione avviata già in gioventù quando, saltata la scuola, si preferiva osservare i cantieri anziché giocare con i coetanei.
In un’accezione più ampia, relativa maggiormente al significato generico di “controllo”, molti individui, durante il lockdown, si sono adoperati e presi la briga di sorvegliare, con molta attenzione e dovizia di particolari (umarell da quarantena), i comportamenti, ritenuti erronei, dei propri vicini o della gente in giro per il quartiere, minimizzando o occultando le proprie omissioni.
Il fatto nuovo degli umarell è nel condizionamento del Coronavirus che li ha visti costretti a immaginare, nelle proprie case, nel periodo del lockdown, le supervisioni dei cantieri aperti.
Esiste, comunque, un visore con il quale si possono vedere i cantieri di tutto il mondo, come rimedio a situazioni fisiche non ottimali e alle limitazioni imposte dalla quarantena e dalle chiusure parziali.
Le motivazioni alla base del fenomeno sono diverse, a partire da una predisposizione o deformazione professionale per precedenti lavori del genere, a cui occorre aggiungere le variabili del tempo libero, del piacere e del rispetto per la gradualità di un qualcosa che nasce e cresce.
Con più tempo a disposizione, un tempo qualitativamente elevato e non collegato a questioni lavorative, è possibile riappropriarsi del quotidiano e dei piccoli eventi del locale, in cui un cantiere aperto è motivo di curiosità, di studio. La novità di un cantiere e delle persone che vi lavorano (estranee alla comunità) provoca un interesse non secondario e stimola la creatività nonché una parziale nostalgia per l’attività lavorativa ormai lasciata alle spalle, desiderando di rendersi comunque utili dall’alto della propria esperienza e saggezza.
Si tratta di un confronto aperto con le tecniche e i tempi del passato per vedere come il presente e il futuro possano rispondere in maniera adeguata.
Dopo una vita trascorsa a lavorare, è comprensibile anche un sottile piacere nel vedere gli altri alle prese con la fatica.
In origine, tali anziani “spioni” erano costretti a una semi clandestinità, a ricevere delle offese e dei decisi inviti a non immischiarsi in questioni non di pertinenza.
Con il passare degli anni e del numero, contagiante, di umarell disposti lungo lo Stivale, l’atteggiamento è cambiato, in un’apertura mentale e fisica, coinvolgente, in cui instaurare un simpatico rapporto tra i lavoratori e questi interessati spettatori; il tutto riducendo quella sensazione di solitudine a cui, inevitabilmente, va incontro l’anziano. Ben vengano, quindi, queste fenomenologie sociali se servono a coinvolgere soggetti deboli, soli e ritenuti (a volte auto convinti) ai margini della società.