Il divieto dell’uso delle punizioni corporali al fine di educare i bambini, in ambiente domestico, non è ancora legalmente affermato in molti Paesi europei e del mondo. Si tratta di un tema poco conosciuto (considerato implicitamente un problema superato dalle numerose battaglie civili in corso), spesso si collega alla fattispecie scolastica e a quella giudiziaria. Alcune nazioni hanno espressamente vietato tali percosse da parte dei genitori nei confronti dei figli. Nel mondo sono consentite quasi ovunque, tranne in alcuni Stati europei e in Sudamerica. In Europa, la prima è stata la Svezia, nel pur recente 1979, seguita dagli altri Paesi scandinavi e da Germania, Francia e Spagna. L’Inghilterra, consentendo la possibilità di punire fisicamente purché non si lascino lividi, pone diversi interrogativi riguardo una possibile e preventiva valutazione dell’offesa. L’Italia, la Svizzera, l’Inghilterra e la Russia vietano espressamente le punizioni corporali scolastiche ma non quelle domestiche, al contrario di quasi tutto il continente europeo rimanente.
La situazione in Italia
L’Italia non le ha ancora ufficialmente proibite, nel particolare, vigono, tuttavia, due tipi di reati. Il primo, quello di “Abuso dei mezzi di correzione o di disciplina” (art. 571 C. P.) in cui chi trasgredisce “è punito, se dal fatto deriva il pericolo di una malattia nel corpo o nella mente, con la reclusione fino a sei mesi”. L’altro (art. 572 C.P.) è quello dei “Maltrattamenti contro familiari o conviventi”, in cui la discriminante è la reiterazione della violenza, materiale e morale e, a seconda del grado di lesione procurata, la pena può oscillare fra 1 anno di reclusione o 24 (nel caso estremo, in cui si procuri la morte).
E nel mondo
Si può considerare la pratica solo come retaggio per popoli non civili e legati ad atti barbari, ormai superati dal mondo evoluto. Non è così, se si considera la presenza di tali punizioni in 22 dei 50 Stati (soprattutto nel settore Sud-Ovest) degli Usa. Anche il Giappone è dovuto correre ai ripari per limitare una pratica diffusa e quasi incontrollata.
Le ricerche
Fra i numerosi volumi sull’argomento vi è il recente “Premi & punizioni. Le vere leve del comportamento”, di Piero Angela, pubblicato da Mondadori il 19 aprile scorso.
Una ricerca di Save the Children (la nota ONG che tutela i bambini) pur essendo di qualche anno fa (2010), si rende attuale e indica, al link https://www.savethechildren.
Human Rights Watch, altra ONG, a tutela dei diritti umani, al link https://www.hrw.org/news/2021/
L’Unicef, il Fondo dell’Onu per l’assistenza all’infanzia, ha stimato in circa 300 milioni i bambini, al mondo, soggetti a percosse in casa.
Le punizioni corporali: immorali, ingiuste e inutili
Punire fisicamente i bambini è un gesto immorale, ingiusto e, se considerato anche dal punto di vista funzionale, inutile. Gli studi effettuati dagli esperti hanno evidenziato come tale condotta punitiva abbia scarsi risultati nei figli e, anzi, ne aumenti lo stato di ansia, di rabbia, favorisca istinti vendicativi e aggressività; diminuendo l’autostima, nei casi più gravi, può indurre al suicidio.
Occorrono il dialogo e l’esempio: i genitori dovrebbero trovare più tempo per parlare e per mostrare, nella quotidianità, la serenità e il rispetto delle regole, senza isolarsi davanti agli schermi che tanto proibiscono ai figli.
Era convinzione comune, nel passato, che uno scappellotto o uno schiaffo fossero formativi, quasi un’eredità culturale da trasmettere attraverso le generazioni (peraltro, con l’attenuante che le precedenti fossero sempre più manesche delle attuali) ma i risultati psicofisici, in cui si trovano i giovanissimi, sconfessano completamente questa pratica. Le punizioni corporali domestiche, nei secoli hanno conosciuto un’infinità di applicazioni e tipologie, con l’intento di assicurare il rispetto della regola, punire o scoraggiare comportamenti devianti, senza considerare gli “effetti collaterali”.
Due millenni fa già sapevano che le punizioni corporali non servivano a niente
La pedagogia classica se ne era già accorta due millenni fa. Plutarco, filosofo e scrittore greco, ne era già consapevole. Vale la pena leggere, più volte, la sua considerazione “Affermo che i bambini dovrebbero essere indotti a pratiche onorevoli per mezzo d’incoraggiamenti e ragionamenti, e certamente non da punizioni e maltrattamenti, ché è sicuramente convenuto che questo metodo di correzione li fa crescere intorpiditi ed impauriti in uno stato di degradazione. Lode e riprovazione sono di molto più utili per il bambino”.
In un’epoca di spiccato garantismo e di tutela delle minoranze, risulta singolare l’assenza del divieto delle punizioni corporali domestiche in parte degli Stati Occidentali nonché il silenzio al riguardo.