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Recidiva zero: dignità in carcere

Sos sovraffollamento: giustizia, assistenza sanitaria, rieducazione e umanità per restituire alla pena la sua funzione di ricostruzione di una nuova vita

Carcere: allarme sovraffollamento. La Conferenza nazionale dei Garanti territoriali delle persone private della libertà personale invoca da tempo “misure anche temporanee volte ad alleggerire la popolazione carceraria”. Il portavoce nazionale del Conferenza, Samuele Ciambriello, garante campano dei detenuti, aveva lanciato un appello alle istituzioni a fare presto. “Le carceri sono una polveriera a miccia corta, una desertificazione affettiva, sociale e Costituzionale. Una discarica sociale ed uno ospizio dei poveri – afferma Ciambriello-. Chiediamo che le 7954 persone che hanno un residuo pena al di sotto di un anno siano i primi ad avere un beneficio. 4303 detenuti devono scontare fino ad 8 mesi di carcere, non sono reati ostativi”. Una mobilitazione di civiltà che vede impegnata anche la Chiesa italiana. “Il sovrafollamento e le condizioni di vita nelle carceri sono un problema urgente da risolvere con umanità- sostiene il cardinale Matteo Zuppi. L’arcivescovo di Bologna e presidente Cei ha visitato il carcere del capoluogo emiliano. “Giustizia, assistenza sanitaria, rieducazione e umanità devono incontrarsi per restituire alla pena quella sua funzione di ricostruzione di una nuova vita. Una funzione che pare essersi persa tra sovraffollamento e mancanza di speranza“, aggiunge il cardinale.

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Foto di Tim Hüfner su Unsplash

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Prosegue monsignor Zuppi:”‘Recidiva Zero’ sembra un sogno, su un tema che vede il mondo in questo momento in grande difficoltà, in tanti paesi occidentali e anche in Italia le persone che tornano in carcere dopo aver scontato tutta la pena sono molte, sei, sette su dieci, e la seconda volta quasi sempre per reati più gravi. ‘Recidiva Zero‘ è una bellissima prospettiva. Anche perché senza sogni non si cambia la realtà. Il Cnel mette al servizio del paese un luogo di confronto per far parlare le istituzioni con i vari soggetti per far parlare insieme chi se ne occupa, e ancora di più se si parla di carcere“. Il presidente della Cei è intervenuto al convegno organizzato dal Cnel dal titolo “Recidiva zero”. Un confronto che “permette di uscire da una certa rozzezza che poi fa anche giustizia di due secoli di storia giuridica italiana. Il carcere che serve a far marcire, le agitazioni di coloro che pensano che la sicurezza sia alzare i muri. Anche chi lavora in carcere sa bene che recidiva zero significa, invece, un approccio intelligente per capire il vero ruolo del carcere”. Aggiunge il cardinale: “Alzare i muri può diventare sintomo di maggiore insicurezza, per questo le istituzioni, il governo, il mondo del lavoro, gli operatori, gli imprenditori, i responsabili dell’educazione e della formazione si sono ritrovati per cercare delle soluzioni, per indicare anche a chi di dovere delle possibili vie di cambiamento”. Un punto importante è quello del sovraffollamento.

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Foto di Ye Jinghan su Unsplash

Atti di autolesionismo

“Tanti che potrebbero godere di misure alternative ma non hanno alloggi, la troppo scarsa comunicazione con gli affetti familiari, il tema dei suicidi, di atti di autolesionismo. Abbiamo bisogno di molti sguardi perché gli sguardi diversi ci aiutano. Quelli di coloro che lavorano dentro il carcere e che vedono una situazione che non muta e quelli esterni che non devono essere solo un rapido giro ma devono entrare nella profondità, visitare con sguardo utile per osservare e formulare indicazioni e raccomandazioni e così cambiare – spiega il leader dei vescovi italiani-. Il lavoro e la presenza della società civile all’interno del carcere è dare maggiori opportunità. Dare un lavoro vero, una formazione vera per un lavoro vero e guarire la ferita attraverso la dignità. Il carcere dovrebbe diventare un luogo anche di speranza nel futuro. Solo così si potrà arrivare realmente a ‘recidiva zero’. Serve una giustizia riparativa che ridia dignità all’uomo. Particolarmente grave la situazione carceraria in alcune regioni. Oltre 5.300 “eventi critici” – tra cui 3 suicidi e 80 tentati suicidi – e poi un consistente sovraffollamento a fronte di una grave carenza di personale. Sono alcuni dei dati più significativi dell’ultima relazione semestrale del Garante dei detenuti della Regione Calabria, Luca Muglia, relazione presentata nella sede della Giunta a Catanzaro. Il report copre l’arco temporale gennaio-giugno 2024. “Dati che – precisa Muglia – non solo confermano il trend di quelli precedenti, ma indicano in alcuni settori anche un aggravamento della situazione generale”. Per quanto riguarda gli eventi “critici”, che per la precisione sono 5.306 dall’inizio dell’anno, vanno censiti anche 225 atti di autolesionismo e 75 aggressioni ad agenti penitenziari. Altro dato negativo, secondo Muglia, è il fatto che il 40% dei detenuti nelle carceri calabresi non sconta in carcere una pena definitiva ma una misura cautelare. Con riferimento al sovraffollamento, nei dodici istituti penitenziari in Calabria sono presenti 2.998 detenuti a fronte di una capienza di poco più di 2.700 detenuti, con un indice di affollamento pari a 114,78, con punte drammatiche a Locri (147) e Castrovillari.

Foto di Larry Farr su Unsplash

Tensione in cella

Momenti di tensione anche nel carcere a Udine per il sovraffollamento e il caldo. Diversi detenuti hanno urlato e battuto con le stoviglie sulle sbarre, uno ha anche appiccato un incendio a suppellettili. Per precauzione, gli ospiti sono stati spostati nel cortile. Per vigilare, oltre agli agenti di Polizia penitenziaria, sono state inviate sul posto pattuglie di polizia e carabinieri, oltre all’automedica e a un’ambulanza. Uno dei detenuti è stato visitato sul posto per aver inalato del fumo, ma non è stato necessario del ricovero in ospedale. Terminata l’emergenza, i reclusi hanno fatto rientro nelle loro celle. Nei giorni scorsi le proteste per sovraffollamento avevano riguardato altre case circondariali della regione. In tutta Italia si registra un suicidio in cella ogni tre giorni. Ma anche proteste, rivolte ed aggressioni al personale di polizia penitenziaria. È un’estate ad alta tensione nelle carceri italiane sovraffollate (circa 14mila detenuti in più rispetto ai posti letto regolamentari). “L’attenzione e l’impegno di tutti noi sono massimi”, assicura il ministero della Giustizia, citando un piano di investimenti straordinario per migliorare le condizioni di esecuzione della pena. Nel 2024 il budget è più che triplicato, passando da 4,4 a 14,9 milioni di euro. A breve partirà poi il piano straordinario per l’edilizia penitenziaria.  E si muove anche la Chiesa, che ha donato 2.200 ventilatori per gli istituti penitenziari. “Talvolta, anche un semplice e lieve soffio d’aria può aiutare a vivere meglio il periodo di detenzione“, si legge nella lettera inviata dal segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Baturi, al capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, Giovanni Russo. Intanto, la cronaca continua a segnalare episodi critici nelle carceri. In quello di Rieti due agenti sono stati sequestrati da un detenuto e poi rilasciati. A Biella sette detenuti si sono rifiutati di rientrare in cella. Disordini nell’istituto di Velletri, con telecamere rotte dagli ospiti ed altri danneggiamenti prima dell’intervento della penitenziaria con il rinforzo di carabinieri e polizia, per sedare il tentativo di rivolta. Anche a Terni un gruppo di detenuti si è rifiutato di rientrare in cella. Forze speciali sono intervenute per sedare la protesta. Sette detenuti sono stati posti in isolamento prima di essere trasferiti in un’altra struttura. A Cuneo un padiglione è stato devastato.

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Foto di Marcello Rabozzi da Pixabay

Emergenza umanitaria

Un 27enne italiano si è tolto la vita nella sua cella a Prato. Il giorno prima era stato un trentenne, anche lui italiano, ad impiccarsi a Rebibbia. Il ministero ha chiesto ai suoi uffici una ricognizione degli interventi messi in atto in questo anno e mezzo. E tutti i numeri sono positivi: gli educatori sono passati da 905 a 1.089; i mediatori culturali da 3 a 61. I dirigenti penitenziari da 226 a 260. Dall’ottobre 2022 ad oggi sono stati immessi negli istituti 3.333 agenti assistenti di Polizia penitenziaria. Preoccupata la Conferenza nazionale dei Garanti dei detenuti, che ha chiesto ed ottenuto un incontro con il ministro della Giustizia. Per il portavoce della Conferenza, Samuele Ciambriello, “le carceri sono una polveriera a miccia corta, una desertificazione affettiva, sociale e costituzionale. Una discarica sociale ed uno ospizio dei poveri. Chiediamo che le 7.954 persone che hanno un residuo di pena al di sotto di un anno siano le prime ad avere un beneficio. Siamo in piena emergenza umanitaria.

 

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