In un tempo storico fortemente contrassegnato dall’emergere degli effetti più nefasti dei cambiamenti climatici nella vita di tutti noi, la tutela dell’ambiente passa, anche e soprattutto, attraverso la salvaguardia dell’agricoltura e di tutti coloro che operano nel settore primario, ovvero gli agricoltori i quali, con la loro opera quotidiana, sono le prime sentinelle della salute del nostro pianeta e, di conseguenza, della biodiversità.
Il ruolo dell’agricoltura biologica
L’agricoltura biologica, su questo versante, rappresenta un sistema di produzione agricola che si basa su pratiche rispettose della terra, dei mari e della salute umana, escludendo l’uso di sostanze chimiche sintetiche come pesticidi, fertilizzanti e antibiotici. Questo approccio mira a preservare la biodiversità̀, migliorare la qualità̀ del suolo, dell’acqua e dell’aria, nonché́ promuovere il benessere degli animali. L’agricoltura biologica adotta tecniche naturali come la rotazione delle colture, l’uso di compost e concimi organici, il controllo biologico dei parassiti e la selezione di varietà̀ resistenti alle malattie. Il metodo biologico, pertanto, si distingue per la sua attenzione alla sostenibilità̀ a lungo termine e alla conservazione delle risorse naturali. Interris.it, in merito a questo tema, ha intervistato il dott. Francesco Fabbrini, responsabile nazionale degli Sportelli Caa Acli.
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L’intervista
Dottor Fabbrini, che valenza riveste, a suo parere, l’agricoltura biologica in chiave di tutela dell’ambiente e valorizzazione del lavoro quotidiano degli agricoltori?
“La certificazione bio qualifica il processo di produzione, e non il prodotto in sé. Questo ci permette di comprendere che gli attori coinvolti sono molteplici. Pertanto, le persone che acquistano e consumano prodotti biologici possono contare su una certificazione che prevede un controllo che va dal seme al prodotto finale. L’agricoltura biologica non afferma che il prodotto sia necessariamente più̀ buono, ma sottolinea che segue un protocollo di produzione specifico, che prevede, ad esempio, un uso ridotto di fitofarmaci, pur consentiti. In termini di sostenibilità̀ ambientale, l’insieme di queste pratiche comporta un minor input da parte dell’agricoltura, traducendosi in un uso ridotto di mezzi tecnici. Inoltre, la rotazione delle colture aiuta a conservare il suolo, che, se in buona salute, produce cibi più̀ sani. Questo approccio consente anche di mantenere la fertilità̀ del terreno e contrastarne il depauperamento”.
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Quali sono i suoi desideri in riguardo al futuro e alla valorizzazione del biologico?
“I consumatori sono sempre più attenti e, di conseguenza, il biologico, ha una ricaduta sempre maggiore sul mercato. In particolare, ad oggi, tali prodotti, rispetto al recente passato, vengono venduti quasi allo stesso prezzo di quelli convenzionali. Occorre quindi prestare molta attenzione nei confronti della certificazione bio e, in qualità di associazione di rappresentanza, dobbiamo batterci affinché, la Comunità Europea, riconosca maggiori aiuti a questo settore, anche attraverso dei processi meno burocratizzati”.