La regione di Karamoja, situata nel nord-est dell’Uganda, affronta sfide sociali significative. L’area è caratterizzata da una prevalente economia basata sull’agricoltura di sussistenza, ma la scarsità̀ d’acqua e la siccità̀ ricorrente limitano la produttività̀. Inoltre, le pratiche tradizionali di allevamento e l’accesso limitato ai mercati ostacolano la crescita economica. Gli interventi governativi e le organizzazioni internazionali mirano a migliorare le condizioni attraverso l’agricoltura sostenibile e il rafforzamento delle infrastrutture. Tra queste ultime c’è anche il progetto “All in one” di Africa Mission che, attraverso diverse attività, favorisce l’inclusione e la sostenibilità ambientale. Interris.it, in merito a questa progettualità, ha intervistato il dott. Carlo Ruspantini, direttore generale di Africa Mission.
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L’intervista
Ruspantini, come nasce e che obiettivi ha il progetto “All in one”?
“Occorre premettere che, nella regione ugandese del Karamoja più del 60% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Dal punto di vista sanitario, un elevato carico di malattie infettive interessa la salute umana e quella animale. Nei distretti di Napak e Moroto lo scarso accesso a fonti d’acqua sicure e la pratica di defecazione all’aperto, unite ad una scarsa conoscenza delle pratiche igienico-sanitarie generano la diffusione di malaria, influenza, gastroenteriti e diarrea. I sistemi di sorveglianza della salute animale sono estremamente deboli, principalmente a causa della mancanza di fondi e di risorse. Alla luce di ciò, il progetto ’ALL IN ONE’, è stato ideato al fine di ridurre l’incidenza di tali patologie, adottando un modello sanitario basato sull’integrazione di discipline diverse ispirate al concetto di ‘One Health’, il quale unisce salute ambientale, salute umana e salute animale. L’iniziativa promuove tale strategia a livello distrettuale e contribuisce alla creazione di un gruppo distrettuale multidisciplinare incaricato di sorvegliare in maniera integrata la diffusione di malattie a potenziale epidemico. ‘ALL IN ONE’ quindi, opera per costruire sistemi sociali e sanitari più resilienti, rafforzando la capacità di risposta alle malattie a potenziale epidemico. Il progetto è finanziato da AICS, ovvero l’Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo e ci vede operare in partnership con ‘CUAMM-Medici per l’Africa’”.
Attraverso quali azioni, il progetto, riduce la diffusione di epidemie e favorisce l’inclusione degli abitanti della regione di Karamoja?
“Un elemento chiave del progetto ‘All in One’ è il miglioramento delle capacità delle comunità̀ nel prevenire e contrastare le malattie infettive animali e le zoonosi, che rappresentano una grave minaccia per la salute pubblica, in particolare in aree rurali come quella della sub-regione Karamoja. Le attività si focalizzano anche sul rafforzamento delle competenze locali in ambito veterinario, promuovendo azioni di formazione per i ‘CAHWs’, ovvero para-veterinari e attuando una serie di interventi mirati al monitoraggio e alla gestione delle malattie infettive degli animali. Sono state inoltre avviate attività̀ di ricerca e monitoraggio delle malattie infettive di origine animale, inclusa la brucellosi, una zoonosi a forte impatto economico. Un’altra delle priorità̀ del progetto è il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie a livello comunitario attraverso la costruzione di nuove infrastrutture in tal senso, un elemento cruciale per prevenire la diffusione di malattie infettive, soprattutto in un’area a prevalenza rurale e carente dei servizi igienici di base. L’intervento ha incluso la riabilitazione di 20 pozzi nei distretti di Moroto e Napak, coinvolgendo 1.128 persone e 26 manyatta”.
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Tra pochi giorni scadrà il bando per aderire al servizio civile. Che appello vorrebbe lanciare ai giovani per far vivere loro un’esperienza in Uganda al fianco di Africa Mission?
“Il servizio civile rappresenta una preziosa occasione per aiutare il prossimo e rendersi utile alle diverse comunità ad ogni latitudine del mondo. I posti che ‘Africa Mission’ mette a disposizione per l’anno 2025/2026 sono sei e permetteranno ai giovani di trascorrere un anno di volontariato in Uganda, sperimentando il senso di fraternità concreta che, il nostro fondatore, don Vittorione, ci ha insegnato”.