Papa Francesco è entrato in Piazza San Pietro dove stamane presiede la messa in occasione dell’apertura della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. Concelebrano la liturgia con il Pontefice quasi 400 tra cardinali, vescovi e sacerdoti partecipanti al Sinodo. I lavori veri e propri dell’Assemblea sinodale inizieranno questo pomeriggio nell’Aula Paolo VI, in Vaticano, con la prima Congregazione generale alla presenza del Papa. Nel suo messaggio per il Sinodo sulla sinodalità, Papa Francesco ha sottolienato che il Sinodo non è un parlamento, ma un cammino di ascolto e discernimento comunitario. Invitando a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, superando divisioni e interessi personali, e a coltivare l’umiltà, l’apertura e l’attenzione reciproca. Solo così, ha rimarcato il Pontefice ai partecipanti, la Chiesa può diventare un luogo accogliente e sinodale, capace di ascoltare la voce dei piccoli e rispondere ai bisogni del popolo di Dio con carità e unità.
Papa Francesco: “Il Sinodo non è un parlamento, è un cammino”
“Il Sinodo è un cammino, in cui il Signore mette nelle nostre mani la storia, i sogni e le speranze di un grande Popolo: di sorelle e fratelli sparsi in ogni parte del mondo, animati dalla nostra stessa fede, mossi dallo stesso desiderio di santità, affinché con loro e per loro cerchiamo di comprendere quale via percorrere per giungere là dove Lui ci vuole portare”. È l’immagine scelta dal Papa, nell’omelia della messa presieduta in piazza San Pietro in occasione dell’apertura della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema: “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. “Ascoltare e comprendere le voci, cioè le idee, le attese, le proposte, per discernere insieme la voce di Dio che parla alla Chiesa”: così Francesco ha sintetizzato il compito della fase conclusiva del processo sinodale, esortando i presenti ad accostarsi “con rispetto e attenzione, nella preghiera e alla luce della Parola di Dio, a tutti i contributi raccolti in questi tre anni di lavoro intenso, di condivisione, di confronto e di paziente sforzo di purificazione della mente e del cuore”. “La nostra non è un’assemblea parlamentare, ma un luogo di ascolto nella comunione, in cui, come dice San Gregorio Magno, ciò che qualcuno ha in sé parzialmente, è posseduto in modo completo in un altro e benché alcuni abbiano doni particolari, tutto appartiene ai fratelli nella carità dello Spirito”, ha ribadito il Papa: “Perché ciò avvenga, c’è una condizione: che ci liberiamo da quello che, in noi e tra noi, può impedire alla carità dello Spirito di creare armonia nella diversità”.
“Non chiuderci in dialoghi tra sordi”
“Non è in grado di sentire la voce del Signore chi con arroganza presume e pretende di averne l’esclusiva”. È il monito del Papa, nell’omelia della messa presieduta in piazza San Pietro per la seconda sessione del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità. “Ogni parola invece va accolta con gratitudine e semplicità, per farsi eco di ciò che Dio ha donato a beneficio dei fratelli”, ha raccomandato Francesco, esortando a “non trasformare i nostri contributi in puntigli da difendere o agende da imporre”, ma ad offrirli “come doni da condividere, pronti anche a sacrificare ciò che è particolare, se ciò può servire a far nascere insieme qualcosa di nuovo secondo il progetto di Dio”. “Altrimenti finiremo per chiuderci in dialoghi tra sordi, dove ciascuno cerca di tirare acqua al proprio mulino senza ascoltare gli altri, e soprattutto senza ascoltare la voce del Signore”, il grido d’allarme del Papa: “Ricordiamoci che nel deserto non si scherza: se non si presta attenzione alla guida, presumendo di bastare a sé stessi, si può morire di fame e di sete, trascinando con sé anche gli altri. Mettiamoci dunque in ascolto della voce di Dio e del suo angelo, se davvero vogliamo procedere sicuri nel nostro cammino al di là dei limiti e delle difficoltà”.
“Non è del Signore il cuore chiuso nelle proprie convinzioni”
“Ciascuno, qui, si sentirà libero di esprimersi tanto più spontaneamente e liberamente, quanto più percepirà attorno a sé la presenza di amici che gli vogliono bene e che rispettano, apprezzano e desiderano ascoltare ciò che ha da dire”. Sono le parole del Papa sul clima sinodale, pronunciate nell’omelia della Messa di apertura della seconda sessione del Sinodo sulla sinodalità, presieduta in piazza San Pietro. “E questa per noi non è solo una tecnica di facilitazione del dialogo o una dinamica di comunicazione di gruppo: abbracciare, proteggere e prendersi cura è infatti parte stessa dell’indole della Chiesa, per sua vocazione luogo ospitale di raccolta, dove la carità collegiale esige una perfetta armonia, da cui risulta la sua forza morale, la sua bellezza spirituale, la sua esemplarità”. “Tra noi ci sono molte persone forti, preparate, capaci di sollevarsi in alto con i movimenti vigorosi di riflessioni e intuizioni geniali”, ha osservato Francesco: “Tutto ciò è una ricchezza, che ci stimola, ci spinge, ci costringe a volte a pensare in modo più aperto e ad andare avanti con decisione, come pure ci aiuta a rimanere saldi nella fede di fronte a sfide e difficoltà. Però è un dono che va unito, a tempo opportuno, alla capacità di rilassare i muscoli e di chinarsi, per offrirsi gli uni agli altri come abbraccio accogliente e luogo di riparo: per essere, come diceva San Paolo VI, una casa di fratelli, un’officina d’intensa attività, un cenacolo di ardente spiritualità”. “Il cuore aperto, il cuore in dialogo, ma non è del Signore il cuore chiuso nelle proprie convinzioni”, ha aggiunto a braccio: “Non c’è maggioranza o minoranza: quello che è fondamentale è l’armonia, che soltanto può farla lo Spirito Santo, che con tante voci diverse può creare una sola voce. Pensiamo alla mattina di Pentecoste, a come lo Spirito ha creato quella armonia nelle differenze”.
“La Chiesa ha bisogno di luoghi pacifici e aperti”
“La Chiesa ha bisogno di luoghi pacifici e aperti, da creare prima di tutto nei cuori, in cui ciascuno si senta accolto come figlio in braccio a sua madre e come bimbo sollevato alla guancia dal padre”. Ne è convinto il Papa, che nell’omelia della messa presieduta in piazza San Pietro per l’apertura della seconda sessione del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità ha utilizzato l’immagine del bambino: “È Gesù stesso, nel Vangelo, a metterlo nel mezzo”, a mostrarlo ai discepoli, invitandoli a convertirsi e a farsi piccoli come lui. Loro gli avevano chiesto chi fosse il più grande nel regno dei cieli: lui risponde incoraggiandoli a farsi piccoli come un bambino. Ma non solo: aggiunge anche che accogliendo un bambino nel suo nome si accoglie lui. E per noi questo paradosso è fondamentale”. “Il Sinodo, data la sua importanza, in un certo senso ci chiede di essere grandi – nella mente, nel cuore, nelle vedute –, perché sono grandi e delicate le questioni da trattare, e ampi, universali gli scenari entro cui esse si collocano”, ha argomentato Francesco: “Ma proprio per questo non possiamo permetterci di staccare gli occhi dal bambino, che Gesù continua a mettere al centro delle nostre riunioni e dei nostri tavoli di lavoro, per ricordarci che l’unica via per essere all’altezza del compito che ci è affidato, è quella di abbassarsi, di farci piccoli e di accoglierci a vicenda come tali, con umiltà”. “Il più alto nella Chiesa è quello che si abbassa di più”, l’aggiunta a braccio”. “Vivere i giorni che ci attendono nel segno dell’ascolto, della custodia reciproca e dell’umiltà – la consegna finale del Papa per l’assise sinodale – per ascoltare la voce dello Spirito, per sentirci accolti ed accogliere con amore e per non perdere mai di vista gli occhi fiduciosi, innocenti e semplici dei piccoli, di cui vogliamo farci voce, e attraverso i quali il Signore continua a fare appello alla nostra libertà e al nostro bisogno di conversione”.
Fonte: AgenSIR