L’omelia di monsignor Eugene Martin Nugent, nunzio apostolico in Kuwait, Qatar e Bahrein, durante la messa solenne di apertura del Giubileo straordinario nei Vicariati apostolici dell’Arabia per i 1.500 anni dal martirio di sant’Areta e compagni, uccisi insieme ad altri quattromila fedeli durante una persecuzione anticristiana nel 523 a Najran, nell’Arabia dell’epoca preislamica.
Saldi nella fede malgrado le persecuzioni
«Nel mondo di oggi non è facile essere cristiani. Molto spesso, la nostra stessa fede viene messa alla prova, o addirittura ridicolizzata. Sui social media vediamo tanti commenti cattivi, che ci deridono per le nostre convinzioni. Sono tanti i cristiani che vengono picchiati in prigione, o perfino uccisi, per aver testimoniato la loro fede in Cristo». Così ha sottolineato monsignor Eugene Martin Nugent, nunzio apostolico in Kuwait, Qatar e Bahrein, nell’omelia pronunciata durante la messa solenne di apertura del Giubileo straordinario nei Vicariati apostolici dell’Arabia per i 1.500 anni dal martirio di sant’Areta e compagni. La celebrazione si è svolta il 4 novembre nella cattedrale di Nostra Signora d’Arabia ad Awali, nel Bahrein.
«Vogliamo rinnovare la nostra fede chiedendo al Signore di darci la grazia di essere i suoi testimoni, anche se incontriamo delle persecuzioni, come sant’Areta e i suoi compagni molti anni prima di noi», ha dichiarato il rappresentante pontificio, auspicando che «questo Giubileo sia un tempo di benedizioni e di grazia per tutti noi in un momento di rinnovamento spirituale». Sull’esempio dei santi martiri, uccisi insieme ad altri quattromila fedeli durante una persecuzione anticristiana nel 523 a Najran, nell’Arabia dell’epoca preislamica, monsignor Nugent ha invitato a «manifestare le virtù della fedeltà e della perseveranza».
Prima della messa, presieduta da monsignor Aldo Berardi, vicario apostolico di Arabia del Nord, si è svolto il rito dell’apertura della Porta santa sul sagrado della cattedrale — l’edificio è un dono del regno del Bahrein alla Chiesa cattolica del Paese — con la presenza di numerosi sacerdoti e di centinaia di fedeli provenienti da vari paesi. Il presule ha consegnato ai presenti un suo testo in cui invita anche lui i cristiani a seguire l’esempio di fede, coraggio e perseveranza dei martiri che hanno dato la vita per amore di Cristo.
«I martiri — afferma il vescovo — hanno mantenuto la fede cristiana di fronte alle derisioni, alle persecuzioni e alle minacce. Sono rimasti saldi nella fede. Guardare al passato ci ispira. La vita del passato non era più facile di quella di oggi. La fede è stata trasmessa ed è rimasta come un faro nella tempesta e una luce nella notte».
«È la via della vita e della luce per coloro che guardano a Cristo e lo seguono — prosegue Berardi — oggi siamo i testimoni del Risorto, con le nostre parole e le nostre opere, con le nostre debolezze e le nostre forze, con lo stesso amore che ha animato i martiri. Sta a noi alzarci e testimoniare Cristo con una vita onesta e coerente, una vita donata per amore e orientata verso il Bene e il Bello, verso l’amore fraterno e l’impegno per la pace, la giustizia e la tolleranza».
Il 9 novembre, alle ore 18.00 locali, la Porta Santa sarà aperta da monsignor Paolo Martinelli, vicario apostolico di Arabia del Sud, anche nella cattedrale San Giuseppe ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, dove Papa Francesco aveva compiuto un viaggio apostolico nel febbraio 2019. Per questo Giubileo, il Pontefice ha concesso l’indulgenza plenaria dal 24 ottobre di quest’anno al 23 ottobre 2024.
Fonte: Osservatore Romano