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Ritorno alle sorgenti del silenzio

Gesù ci ricorda che anche le parole possono uccidere! Pertanto, non solo non bisogna attentare alla vita del prossimo, ma neppure riversare su di lui il veleno dell'ira e colpirlo con la calunnia”. Con queste parole, Papa Francesco nell'Angelus del 16 febbraio 2014 ha gettato luce sul potenziale distruttivo delle parole. Qualche anno fa, esprimersi in merito non era scontato. Il chiacchiericcio è un'abitudine insita nel quotidiano a tal punto che si fa una certa fatica a vedere le ombre di questa pratica – in senso morale – peccaminosa.  Per questo, Fra Emiliano Antenucci, il fondatore dei gruppi di preghiera “La Vergine del Silenzio”, ha deciso di diffondere un vero e proprio vademecum del non-sparlare. Non una lista programmatica di comandamenti, ma una riflessione del buon vivere cristiano. Dopo il successo del libro Non sparlare degli altri (edizioni Effatà 2019), che Papa Francesco ha distribuito, in seimila copie, ai membri del personale della Santa Sede, è in arrivo i primi di settembre Chi calunnia uccide (edizioni Effatà 2019). Dopo il colloquio con Fra Emiliano, il Santo Padre ha espresso il desiderio di diffondere il culto alla Madonna del Silenzio, affindando al frate cappuccino il compito di rintracciarne il luogo.

Fra Emiliano, iniziamo con una bella notizia…
“Sì, sono grato al Santo Padre per il suo intento. Non sono passati neanche 15 giorni dal nostro incontro, quando, l'8 aprile scorso, abbiamo ricevuto una lettera a firma del Papa, in cui egli esprimeva il desiderio di trovare un luogo in cui si possa dare culto pubblico alla Madonna del Silenzio. Nei giorni seguenti, ho fatto una proposta al Santo Padre ed abbiamo individuato un luogo a Francesco molto caro, la Majella, in particolare il convento dei frati minori di Tocco da Casauria, in provincia di Pescara”.

Ed ora cosa accadrà?
Il Santo Padre, ricevuta la bella notizia, si è messo in moto per avvisare chi giuridicamente dovrà provvedere alla realizzazione del Santuario dedicato alla Vergine del Silenzio, che sarà diretto da me, con l’ausilio di una fraternità internazionale che garantirà un efficiente servizio. Papa Francesco ha, inoltre, espresso il desiderio di inaugurare il Santuario personalmente con la sua presenza e la sua benedizione”

Fra Emiliano Antenucci in udienza privata con Papa Francesco a cui dona una copia dell'icona della Vergine del Silenzio – Foto © www.verginedelsilenzio.org

Veniamo al suo ultimo libro. Com'è nata l'idea?
“Questo libro fa parte del cammino del silenzio, perché una persona dev'essere esperta del silenzio e, nello stesso tempo, esperta della parola. Una parola può dare vita o morte, luce o tenebre, essere medicina o veleno”.

È necessario, dunque, avere consapevolezza di ciò che diciamo?
“È importante farsi un'esame di coscienza su ogni parola che diciamo e che scriviamo. Il cammino del silenzio ci depura da tutte le parole inutili e malevole che possono disturbare la pace del cuore di un'altra persona”.

Riprendendo il titolo del suo prossimo libro, parlare male equivale a uccidere?
“Come ho detto di recente al Santo Padre, sono tre i principali mali all'interno della Chiesa: lo sparlare degli altri, la calunnia e l'invidia. Quando noi sparliamo, 'sporchiamo' l'immagine di bellezza dell'altro. La calunnia è fatta per accrescere il proprio prestigio e distruggere l'altrui – mors tua vita mea, dicevano i Latini. L'invidia è bene espressa nella sua etimologia 'non vedere l'altro' e il Papa stesso l'ha definita 'veleno mortale'. Al contrario, come diceva san Francesco d'Assisi, 'ognuno è quello che è davanti a Dio'”.

La calunnia è figlia di questo tempo, secondo lei?
“Si tratta di mali comuni a tutte le società. Il nostro obiettivo, però, è costruire una civiltà dell'amore e non quella dell'odio. Dobbiamo fondarci su parole di amore, speranza, conforto e misericordia, di benedizioni”.

Come si arriva a non maledire?
“Innanzitutto, con la preghiera. Dobbiamo imparare a far silenzio ogni giorno per farci un esame di coscienza sulle parole che diamo e doniamo agli altri e questo richiede una grande capacità di introspezione”.

Come si allena l'introspezione?
“Capire che l'uomo è ciò che vede, ciò che pensa, ciò che studia, anche ciò che mangia. Spesso 'mangiamo' tanta bruttezza e, invece, dobbiamo nutrirci di bellezza, perché solo così diamo parole belle a chi ci sta vicino”.

Le troppe parole sono sintomo della solitudine dell'uomo di oggi?
“Sant'Agostino conclude il De Trinitate con una bellissima preghiera: Liberami, Signore, dal multiloquio della parola. Tante parole ci portano al peccato, invece ogni parola va misurata. Socrate diceva: Ogni parola dev'essere utile, per il bene dell'altro, e che aiuta, altrimenti meglio tacere. Per me sono due frasi che descrivono l'oggi. E questo anche nelle nostre comunità. Per questo il Papa auspica di distribuire alcune copie”.

Che effetto le fa aver fatto dono dei due libri al Papa?
“Il Santo Padre entra in un cammino che io faccio da dieci anni sulla Vergine del Silenzio. Il silenzio ci dà le Parole. Madre Teresa di Calcutta soleva dare – come suo biglietto da visita – la seguente frase: 'Frutto del silenzio è la preghiera, frutto della preghiera è la fede, frutto della fede è l'amore, frutto dell'amore è il servizio'. Dal silenzio al servizio dev'essere il cammino semplice ed essenziale di ogni cristiano, perché così, nell'assenza di parola, il silenzio diventa grembo della vera Parola e, poi, delle parole che danno luce agli altri”.

Com'è nata l'amicizia con il Papa?
“Lo scorso marzo, Papa Francesco ha voluto incontrarmi ed il 22 marzo mi ha ricevuto nel palazzo apostolico. Lì abbiamo fatto un intimo colloquio sull'importanza del silenzio nella Chiesa e il suo valore nella società di oggi. Da quell'incontro ne sono scaturiti altri ed è nata una bellissima amicizia. Il Papa è un uomo empatico, ti entra dentro nelle tue gioie e dolori”.

Qual è il modello di santità nel tuo percorso del silenzio?
“Il mio modello di silenzio è quello rappresentato dal Poverello d'Assisi. San Francesco era un uomo tra l'eremo e la città. Ognuno di noi deve vivere con questi 'due polmoni': il polmone del silenzio, della contemplazione e della mistica e l'altro polmone, quello della carità concreta, della gente, della strada. Se uno dei polmoni non funziona, il nostro corpo non va bene bene. È quindi importante che la nostra vita sia contemplattiva, per usare un'espressione di don Tonino Bello“.

Oggi vanno di moda le pratiche di contemplazione orientale, incentrate anch'esse sul silenzio. C'è differenza con il silenzio “cristiano”?
“Il silenzio 'laico', alla fine della pratica, è vuoto. Il silenzio cristiano è, invece, l'anticamera di una presenza: il cristiano fa' silenzio per prepararsi ad incontrare il Signore Gesù, la Parola nell'Eucaristia”.

Il nuovo libro “Chi calunnia uccide. Anche le parole possono uccidere” edito per Effatà 

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