Il maxi-schermo di Piazza San Pietro è collegato con Casa Santa Marta. Le condizioni di salute degli ultimi giorni (“un’infiammazione ai polmoni”), non hanno infatti concesso a Papa Francesco dalla finestra del suo studio, né di leggere personalmente la riflessione dell’Angelus domenicale, affidata alla lettura di mons. Paolo Braida, capo ufficio della Segreteria di Stato, “che le conosce bene perché è lui che le fa e le fa sempre così bene”. Ancora una volta, il Pontefice affida alla preghiera le speranze di pace per l’Ucraina e gli altri contesti di guerra: “Per tutti i popoli dilaniati dai conflitti continuiamo a pregare senza stancarci, perché la preghiera è la forza di pace che infrange la spirale dell’odio, spezza il circolo della vendetta e apre vie insperate di riconciliazione. Oggi ringraziamo Dio perché tra Israele e Palestina c’è finalmente una tregua e alcuni ostaggi sono stati liberati”.
L’Angelus del Papa
Chi sono i benedetti? Gli “amici del Re” di cui parla il passo evangelico odierno? Essi si presentano a Gesù, seduto sul trono di una sala regale. “Secondo i criteri del mondo – ha spiegato il Papa – gli amici del re dovrebbero essere quelli che gli hanno dato ricchezze e potere, che lo hanno aiutato a conquistare territori, a vincere battaglie, a farsi grande fra gli altri sovrani, magari a comparire come una star sulle prime pagine dei giornali o sui social”. Il criterio di Gesù, invece, è del tutto diverso. Gli amici, infatti, “sono coloro che lo hanno servito nelle persone più deboli. Questo perché il Figlio dell’uomo è un Re completamente diverso, che chiama i poveri ‘fratelli’, che si identifica con gli affamati, gli assetati, gli stranieri, gli ammalati, i carcerati”.
La sala regale
Cristo è un Re che dice: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Sensibile ai problemi di ognuno, a quelle realtà che contraddistinguono ancora oggi le nostre vite quotidiane, sia direttamente che semplicemente incontrandole. “Ebbene, il Vangelo oggi ci dice che si è ‘benedetti’ se si risponde a queste povertà con amore, col servizio: non voltandosi dall’altra parte, ma dando da mangiare e da bere, vestendo, ospitando, visitando, in una parola facendosi vicini a chi è nel bisogno”. La sala regale di Gesù “è allestita dove c’è chi soffre e ha bisogno di aiuto… “e lo stile con cui sono chiamati a distinguersi i suoi amici, quelli che hanno Gesù per Signore, è il suo stesso stile: la compassione, la misericordia, la tenerezza”.