Due nuovi santi per la Chiesa, proclamati da Papa Francesco sotto il cielo di Roma. Giovanni Battista Scalabrini, vescovo, e Artemide Zatti, religioso e instancabile infermiere degli ultimi, salgono agli onori degli altari fornendo alla Chiesa universale due esempi di incrollabile dedizione e di unità. E nell’omelia della Santa Messa, il Santo Padre si sofferma su due aspetti fondamentali come il cammino (insieme) e il ringraziamento. Il primo dei quali, ricorda Francesco, emerge dall’episodio evangelico della guarigione dei dieci lebbrosi: “La lebbra, come sappiamo, non era soltanto una piaga fisica – che anche oggi dobbiamo impegnarci a debellare –, ma anche una ‘malattia sociale’, perché a quel tempo per timore della contaminazione i lebbrosi dovevano stare fuori dalla comunità”. Per questo, “camminando insieme, questi lebbrosi manifestano il loro grido nei confronti di una società che li esclude”.
L’omelia del Papa
Un modo per ricordare che “la malattia e la fragilità comuni fanno cadere le barriere e superare ogni esclusione”. Un’immagine significativa anche per i nostri tempi: “Quando siamo onesti con noi stessi, ci ricordiamo di essere tutti ammalati nel cuore, di essere tutti peccatori, tutti bisognosi della misericordia del Padre. E allora smettiamo di dividerci in base ai meriti, ai ruoli che ricopriamo o a qualche altro aspetto esteriore della vita, e cadono così i muri interiori, cadono i pregiudizi. Così, finalmente, ci riscopriamo fratelli”. Rimuovere le nostre “armature esteriori” è il primo passo per farci umili e ritenerci bisognosi di guarigione: “La fede cristiana sempre ci chiede di camminare insieme agli altri, mai di essere marciatori solitari”.
Un’esclusione criminale
Per questo, l’invito del Papa è a verificare se nella nostra vita mettiamo in pratica il dettame del cammino e dell’ascolto. Una vocazione che è propria anche della Chiesa: “Ho paura quando vedo comunità cristiane che dividono il mondo in buoni e cattivi, in santi e peccatori: così si finisce per sentirsi migliori degli altri e tenere fuori tanti che Dio vuole abbracciare. Per favore, includere sempre, nella Chiesa come nella società, ancora segnata da tante disuguaglianze ed emarginazioni”. Una riflessione che conduce al tema della migrazioni e dei muri alzati contro chi ci appare diverso: “È scandalosa l’esclusione dei migranti! Anzi, l’esclusione dei migranti è criminale, li fa morire davanti a noi. E così, oggi abbiamo il Mediterraneo che è il cimitero più grande del mondo. L’esclusione dei migranti è schifosa, è peccaminosa, è criminale. Non aprire le porte a chi ha bisogno”. Ma non solo: “Pensiamo ai nostri migranti, quelli che muoiono. E quelli che sono capaci di entrare, li riceviamo come fratelli o li sfruttiamo?”.
Saper ringraziare
La gratitudine è il secondo aspetto. Anzi, il ringraziare. Ciò che fa solo uno dei dieci lebbrosi guariti da Gesù, che torna sui suoi passi per mostrarsi grato a chi lo aveva risanato dalla terribile malattia. “Il suo atteggiamento di gratitudine non è, allora, un semplice gesto di cortesia, ma l’inizio di un percorso di riconoscenza: egli si prostra ai piedi di Cristo, compie cioè un gesto di adorazione: riconosce che Gesù è il Signore, e che è più importante della guarigione ricevuta”. Una lezione, la definisce Papa Francesco, per noi che “beneficiamo ogni giorno dei doni di Dio, ma spesso ce ne andiamo per la nostra strada dimenticandoci di coltivare una relazione viva, reale con Lui. È una brutta malattia spirituale: dare tutto per scontato, anche la fede, anche il nostro rapporto con Dio”.
Due esempi di virtù
La gratitudine ci porta “ad affermare la presenza di Dio-amore. E anche a riconoscere l’importanza degli altri, vincendo l’insoddisfazione e l’indifferenza che ci abbruttiscono il cuore”. E proprio i due santi canonizzati si fanno emblemi del camminare insieme e del saper ringraziare. “Scalabrini guardava oltre, guardava avanti, verso un mondo e una Chiesa senza barriere, senza stranieri. Da parte sua, il fratello salesiano Artemide Zatti, con la sua bicicletta, è stato un esempio vivente di gratitudine: guarito dalla tubercolosi, dedicò tutta la vita a gratificare gli altri, a curare gli infermi con amore e tenerezza”.