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“Non siamo distributori di olio in bottiglia”

Vi confesso che quando confermo e ordino mi piace spandere bene il Crisma sulla fronte e sulle mani di quanti vengono unti. Ungendo bene si sperimenta che lì si rinnova la propria unzione. Questo voglio dire: non siamo distributori di olio in bottiglia. Ungiamo distribuendo noi stessi, distribuendo la nostra vocazione e il nostro cuore. Mentre ungiamo siamo nuovamente unti dalla fede e dall'affetto del nostro popolo. Ungiamo sporcandoci le mani, toccando le ferite, i peccati, le angustie della gente; ungiamo profumandoci le mani toccando la loro fede, le loro speranze, la loro fedeltà e la generosità senza riserve del loro donarsi. Colui che impara a ungere e a benedire si sana dalla meschinità, dall'abuso e dalla crudeltà”. E' quanto ha detto Papa Francesco durante l'omelia pronunciata nel corso della Santa messa del Crisma, celebrata nella Basilica di San Pietro. 

Una folla che non è anonima

Nel corso dell'omelia, il Pontefice ha spiegato che i Vangeli ci presentano spesso l'immagine del Signore in mezzo alla folla. Questo termine potrebbe far pensare a una massa anonima, ma “nel Vangelo vediamo che quando interagiscono con il Signore, le folle si trasformano. Nell'animo della gente si risveglia il desiderio di seguire Gesù, germoglia l'ammirazione, prende forma il discernimento”. Il Pontefice ha poi parlato di “tre grazie che caratterizzano la relazione tra Gesù e le folle”. La grazia della sequela: “le folle lo cercavano, lo seguivano, lo stringevano, lo circondavano. Questo seguire della gente va aldilà di qualsiasi calcolo, è un seguire senza condizioni, pieno di affetto”. La grazia dell'ammirazione: “la gente si meravigliava di Gesù, dei suoi miracoli, ma soprattutto della sua stessa persona”; la grazia del discernimento: “Cristo, la Parola di Dio venuta nella carne, suscita nella gente questo carisma del discernimento”. 

Folla con volti concreti deve essere modello evangelico per i sacerdoti

“Venendo a noi, cari fratelli sacerdoti, non dobbiamo dimenticare che i nostri modelli evangelici sono questa 'gente', questa folla con questi volti concreti, che l’unzione del Signore rialza e vivifica. Essi sono coloro che completano e rendono reale l’unzione dello Spirito in noi, che siamo stati unti per ungere. Siamo stati presi in mezzo a loro e senza timore ci possiamo identificare con questa gente semplice. Essi sono immagine della nostra anima e immagine della Chiesa – ha aggiunto Papa Francesco -. Ciascuno incarna il cuore unico del nostro popolo. Noi sacerdoti siamo il povero, e vorremmo avere il cuore della vedova povera quando facciamo l’elemosina e tocchiamo la mano al mendicante e lo guardiamo negli occhi. Noi sacerdoti siamo Bartimeo, e ogni mattina ci alziamo a pregare chiedendo: 'Signore, che io veda di nuovo!' (Lc 18,41). Noi sacerdoti siamo, in qualche punto del nostro peccato, il ferito picchiato a morte dai ladri. E vogliamo stare, noi per primi, tra le mani compassionevoli del Buon Samaritano, per potere poi con le nostre mani avere compassione degli altri”.

 

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