A partire da Londra, Parigi, Milano e Berlino, le città che hanno ospitato manifestazioni di attivisti musulmani sono centinaia. E la condanna, gridata a gran voce in difesa del proprio credo, è sempre rivolta alle barbarie dello Stato Islamico: venerdì 20 settembre l’associazione dei musulmani moderati della Germania ha dato il via a una preghiera collettiva che ha coinvolto ben 2 mila moschee e in cui tutti i fedeli hanno sottolineato la propria distanza dall’estremismo del sedicente califfato. A Milano, invece, lo scorso 21 settembre ha avuto luogo la Fiaccolata per la Vita dei Giovani musulmani italiani, che sotto lo slogan “Ammazzateci tutti”, ben esposto sulle strade di piazza Affari, ha voluto rimarcare che è erroneo continuare a parlare di Stato Islamico.
Poi le bandiere a lutto degli islamici di Francia, che questa mattina hanno reso omaggio all’ex ostaggio francese Hervè Gourdel, brutalmente decapitato da miliziani algerini dello Stato Islamico nei giorni scorsi. I manifestanti, riunitisi attorno alla grande Moschea di Parigi, gridavano che “noi musulmani di Francia diciamo stop alle barbarie”, mentre il presidente del Consiglio francese del culto musulmano, Dalil Boubakeur, ha spiegato alla stampa che la manifestazione “è l’espressione forte e viva della nostra volontà di unità nazionale e l’incrollabile voglia di vivere insieme”.
Anche in rete sono esplose grandi proteste dal respiro glocal e pacifico, come il lancio dell’hashtag #NotInMyName – non in mio nome – da parte di Hanif Qadir, leader dell’Active Change Foundation, per mezzo del quale migliaia di musulmani hanno espresso a tutto il mondo del web il proprio disprezzo nei confronti dell’Isis.
La violenza con cui il leader del califfato al-Baghdadi invita a combattere “ipocriti e infedeli” in nome di tutti i musulmani sta portando, progressivamente, a un’opposizione pacifica e coesa di tutte le comunità musulmane nel mondo. Opposizione che sta sfociando in consapevolezza, confronto e soprattutto interreligiosità.