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“Mettere la vita in gioco”: il Papa al Convegno su Sport e Spiritualità

Il Papa ha salutato i partecipanti al Convegno Internazionale su Sport e Spiritualità sottolineando il legame tra la vita spirituale e l'agonismo sportivo e riconoscendo il ruolo sempre più rilevante dello sport nella società

Riportiamo il messaggio integrale di Papa Francesco indirizzato ai partecipanti al Convegno Internazionale su Sport e Spiritualità sul tema “Mettere la vita in gioco” che si svolge a Roma dal 16 al 18 maggio. Il Convegno è stato organizzato dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione e dall’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede.

Messaggio del Santo Padre

Cari fratelli e sorelle! Saluto cordialmente voi che partecipate al Convegno Internazionale su Sport e Spiritualità, dal titolo “Mettere la vita in gioco”, organizzato dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione e dall’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede.

L’apostolo Paolo ha paragonato più di una volta la vita spirituale all’attività agonistica, in particolare alla corsa (cfr 1 Cor 9, 24; 2 Tm 4,7-8) il cui premio è Cristo stesso. La disciplina e la temperanza degli atleti, come pure il sano agonismo sono stati spesso valorizzati come metafore della vita cristiana virtuosa. Anche oggi questa metafora può risultare efficace per tutti coloro che, in qualche modo, desiderano e si sforzano di piacere a Dio ed essere suoi amici. Lo sport sta assumendo un ruolo sempre più importante nella società, plasmando la vita quotidiana di molte persone. È un modo di impiegare il tempo libero che suscita interessi e opportunità di incontro, aggrega, crea comunità, dinamizza la vita in maniera ordinata e promuove sogni, soprattutto nelle giovani generazioni.

Ecco perché si rende necessaria una pastorale dello sport e un’educazione ai valori genuini della competizione, purificata da egoismi e da interessi meramente materiali. Per lo stesso motivo è importante che la Chiesa rifletta sull’esperienza sportiva e la valorizzi adeguatamente nella sua azione evangelizzatrice. Coloro che sono coinvolti in questo servizio sono chiamati ad agire in modo da proporre Gesù come «vero atleta di Dio» (S. Giovanni Paolo II, Omelia nel Giubileo degli sportivi, 29 ottobre 2000). Alcuni recenti pronunciamenti pontifici hanno arricchito la riflessione ecclesiale sullo sport, collocandolo nel suo orizzonte umano, mettendo in guardia dai rischi di disumanizzazione e corruzione, promuovendolo come luogo privilegiato di incontro tra persone e di fraternità tra i popoli.

In tale contesto, il presente Convegno su Sport e Spiritualità si propone di pensare “lo sport oltre lo sport”. Con una visione poliedrica, esso intende approfondirne le valenze etiche, sociali, culturali, politiche e spirituali. Auguro il miglior esito per i vostri lavori e mi permetto di lasciarvi un’indicazione che mi sta molto a cuore: nello sport, a tutti i livelli, non dovrebbe mai venir meno lo spirito “amatoriale”, che ne preserva la genuinità. E questo stile è strettamente legato alla qualità della vita spirituale di quanti formano l’ambiente sportivo: dirigenti, allenatori, tecnici e atleti. Sottolineo al riguardo la grande responsabilità educativa degli adulti: la loro coscienza formata nei valori umani è determinante per dar vita ad ambienti sportivi sani e formativi, prevenendo ogni atteggiamento diseducativo e ogni forma di abuso, specialmente a danno dei minori e dei più vulnerabili. Ringraziandovi per il vostro impegno, assicuro la mia preghiera e invoco su tutti voi e sulle vostre rispettive attività la benedizione del Signore.

Fonte: Bollettino della Sala Stampa

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