Mio papà è in Cielo?”. Questa semplice domanda il piccolo Emanuele ha preferito rivolgerla al Santo Padre sussurrandola nel suo orecchio, troppo emozionato per parlare al microfono davanti a tutti coloro che, alla Parrocchia di San Paolo della Croce a Corviale, avevano accolto Papa Francesco per la sua visita pastorale. Nell'estrema periferia di Roma, in un quartiere fra i più disagiati urbanisticamente della Capitale, il bambino ha sempre vissuto assieme alla sua famiglia, iniziando il suo percorso di crescita come tanti altri suoi coetanei prima che la vita lo mettesse di fronte alla sua prima grande difficoltà: Emanuele ha perso il suo papà e l'emozione non gli ha permesso, come concordato, di rivolgere la sua domanda a Papa Francesco come i suoi compagni di catechismo. Per questo il Pontefice lo ha invitato ad andare verso di lui e, in un lungo abbraccio, ha ascoltato ciò che Emanuele aveva dentro, il motivo delle sue lacrime e la sua tenera domanda sul papà non credente: “E' in Cielo?”.
La storia di Emanuele
“Magari tutti potessimo piangere come Emanuele – ha detto il Santo Padre – quando abbiamo un dolore come lui nel cuore. Lui piange per il papà. Io gli ho chiesto il permesso di dire in pubblico la sua domanda. Poco fa è venuto a mancare suo padre, era ateo ma ha fatto battezzare tutti e quattro i figli, era un uomo buono”. Il grigiore della periferia di Corviale, il bastione di cemento del Serpentone (il noto complesso di case popolari della Portuense) e tutti i correlati di difficoltà sociale che hanno storicamente interessato il quartiere romano svaniscono per un attimo, assumono nuovi connotati e una nuova luce. C'è tanta umanità in queste persone che lottano, tanto desiderio di rivendicare con forza la loro appartenenza e la loro fede, di raccontare le proprie storie per dimostrare che la vita scorre anche qui: “Che bello – ha detto ancora Papa Francesco – che un figlio dica del suo papà che era bravo. E' una bella testimonianza di quell'uomo ed è una bella testimonianza che il suo bambino abbia avuto il coraggio di piangere davanti a tutti noi. Non aveva il dono della fede ma ha fatto battezzare i figli, aveva il cuore buono. Com'è il cuore di Dio davanti a un papà così? Dio ha un cuore di papà e davanti a un padre non credente che è stato capace di battezzare i figli pensate che Dio sarebbe capace di lasciarlo lontano da lui? No. Ecco Emanuele, questa è la risposta. Parla con tuo papà, prega con tuo papà”.
Il passo preferito
La storia di questo bambino ha commosso gli abitanti del quartiere e tutti coloro che hanno avuto la fortuna di assistere all'abbraccio consolatorio che Papa Francesco gli ha dedicato. A Corviale il sole va e viene, la mole del Serpentone lo oscura di tanto in tanto ma le storie proseguono e il Papa è lì che le ascolta: “Qual è il passo del Vangelo che preferisce?”, gli chiede Leonardo, compagno di catechismo di Emanuele. “Quello in cui Gesù chiama con sé Matteo, esattore delle tasse, traditore della patria perché prendeva le tasse e le dava all’esercito che al tempo occupava la Palestina, quello dei Romani”. Un uomo che Gesù chiama a sé e che lui segue senza esitare: “Un in cui si vede la forza che ha Gesù di cambiare i cuori. Questo era uno dei peggiori e Gesù è riuscito a cambiarlo… Gesù è capace di cambiare il più cattivo e farne un evangelista, un apostolo e un santo”.
Ma questo passo dimostra anche che, nei momenti più inaspettati, la mano del Signore è sempre pronta a condurre alla salvezza coloro che sembrano aver smarrito la via. Segno che la speranza è la forza motrice delle nostre vite. E Corviale non fa eccezione: coloro che qui lottano, vivono e testimoniano la loro fede… l'abbraccio del Papa è anche per loro.