Sono passati duecento anni da quel 7 agosto in cui il Congresso di Angostura fondò la Repubblica della Grande Colombia con Simón Bolívar presidente e Francisco de Paula Santander suo vice. A distanza di duecento secoli da quell'evento nato dalle ceneri della Battaglia di Boyacà, la Conferenza episcopale colombiana ha presentato alle emittenti locali il Messaggio dei vescovi al popolo colombiano in occasione del Bicentenario dell'Indipendenza: all'evento, avvenuto ieri presso la sede della Conferenza episcopale, erano presenti il presidente e arcivescovo di Villavicencio, mons. Óscar Urbina, il vescovo ausiliare di Medellín e segretario della Conferenza episcopale, mons. Elkin Álvarez, e mons. Francisco Antonio Nieto Súa, vescovo di Engativá.
Trasformazione della realtà
Il bicentenario è l'occasione per la Chiesa colombiana di fare memoria del passato per rapportarsi al presente: “Il Bicentenario dell'Indipendenza è un'opportunità propizia per guardare al passato con gratitudine e obiettività. È anche il momento di assumersi la responsabilità del nostro presente consumare, consapevoli dell'immenso compito che abbiamo nella trasformazione della nostra realtà” riporta la lettera. Una trasformazione che, come ricordano i vescovi, può avvenire su un piano politico senza dimenticare la sua dimensione spirituale. In questo senso, la Conferenza ha ribadito la centralità del messaggio cristiano nell'avvio di una stagione fatta di apertura e dialogo, in consonanza coi dettami evangelici: per affrontare le sfide, recita la nota, “è necessario aprire le nostre vite per accogliere Cristo e il suo Vangelo. È venuto da noi con tutta la forza dell'amore di Dio per distruggere l'egoismo e l'orgoglio, l'odio, la violenza e l'avidità. L'amore che ci perdona sempre ci spinge a riconciliarci con lui, con i fratelli e con la creazione. La sua misericordia ci guarisce dalle ferite del male e la sua pasqua ci solleva dalla morte. Solo Lui può rinnovare le nostre vite e farci salare e illuminare società”.
Occasione d'incontro
Abbracciare gli ideali evangelici diventa, per gli uomini non solo cristiani, occasione di incontro in un contesto sociale e politico difficile: sebbene non li abbiano citati esplicitamente, i fenomeni come il narcotraffico e la violenza stanno plasmando sempre più un Paese che procede a passo lento nel conseguimento di un riscatto sociale. Rispondendo ai media, mons. Nieto Súa ha ricordato che, in mezzo a tutte le convulsioni che la Colombia ha vissuto, “la Chiesa ha mantenuto un'unità in particolare nel popolo colombiano con la sua religione”. E ha ampiamente sostituito lo Stato in molte delle sue funzioni, ad esempio con “ospedali, scuole, università” che sono stati creati dalla Chiesa con i soldi dei fedeli. È vero che il presente è il risultato “del peso di un'intera storia”, ma è necessario, al fine di incanalare il futuro del Paese, che gli attori sociali realizzino “un'analisi molto più seria della realtà”, che promuova la generosità e che incoraggi l'unità dei cuori in un progetto di Paese che persegua il bene comune.
Il dono della fede
Nel documento, i vescovi colombiani hanno voluto ricordare un Paese dalla lunga tradizione cattolica che, in quanto tale, ha saputo far da modello per le nazioni limitrofe: “Il dono della fede ha continuato a ispirare e modellare i nostri costumi, valori e ideali come nazione” recita la nota, che cita anche le parole che il Pontefice pronunciò durante la sua visita in Colombia: “Così Papa Francesco ha descritto alla Colombia nella sua visita: 'Ha qualcosa di originale, qualcosa molto originale …, la sua ricchezza umana, le sue vigorose risorse naturali, la sua cultura, la sua sintesi cristiana luminosa, l'eredità della sua fede e il ricordo dei suoi evangelizzatori, la gioia libera e incondizionata della sua gente, il sorriso inestimabile della sua giovinezza , la sua fedeltà originale al Vangelo di Cristo e della sua Chiesa e, soprattutto, il suo coraggio indomito di resistere alla morte, non solo annunciato, ma spesso seminato”.
La presenza di Maria
I vescovi hanno, altresì, ricordato che il Bicentenario dell'Indipendenza coincide con il centenario dell'incoronazione dell'Immagine della Vergine di Chiquinquirá: si è presentata, così, la provvidenziale occasione per sottolineare l'occasione di rammentare la vocazione materna della Chiesa, maggiormente acuita in situazioni difficili come quelle di cui è puirtroppo costellata la Colombia: “Dal 1586, ha reso visibile la sua presenza in mezzo a noi con il miracolo unico del rinnovamento della sua immagine ( …) Chiedamole di accompagnarci nel compito di rinnovamento del nostro Paese ” hanno dichiarato i vescovi.