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“La globalizzazione della solidarietà è nel Vangelo”

L'empio viene descritto come quello che opprime il povero, non ha compassione della vedova né rispetta l’anziano. L’empio ha la pretesa di pensare che la sua forza è la norma della giustizia”. Con queste parole, pronunciate durante l'Angelus nel Parco Santakos di Kaunas, Papa Francesco riassume quanto scritto nel Libro della Sapienza a proposito del giusto perseguitato, “di colui la cui sola presenza dà fastidio agli empi”. L'indole dell'empio, ha spiegato ancora il Santo Padre è quella di “sottomettere i più fragili, usare la forza in una qualsiasi forma, imporre un modo di pensare, un’ideologia, un discorso dominante, usare la violenza o la repressione per piegare quanti semplicemente, con il loro quotidiano agire onesto, semplice, operoso e solidale, manifestano che un altro mondo, un’altra società è possibile”. A colui che incarna le caratteristiche dell'empio non è sufficiente fare ciò che più desidere ma “non vuole che gli altri, facendo il bene, mettano in risalto questo suo modo di fare. Nell’empio, il male cerca sempre di annientare il bene”.

Ultimo degli ultimi

E il Pontefice invita i quasi 10 mila del Parco Santakos a non perdere il senso della memoria, a ricordare che in Lituania, “settantacinque anni fa, si assisteva alla definitiva distruzione del Ghetto di Vilnius; così culminava l’annientamento di migliaia di ebrei che era già iniziato due anni prima… Facciamo memoria di quei tempi, e chiediamo al Signore che ci faccia dono del discernimento per scoprire in tempo qualsiasi nuovo germe di quell’atteggiamento pernicioso, di qualsiasi aria che atrofizza il cuore delle generazioni che non l’hanno sperimentato e che potrebbero correre dietro quei canti di sirena”. Papa Francesco cita il Vangelo, nel quale Gesù ci ricorda “una tentazione sulla quale dovremo vigilare con attenzione: l’ansia di essere i primi, di primeggiare sugli altri, che può annidarsi in ogni cuore umano. Quante volte è accaduto che un popolo si creda superiore, con più diritti acquisiti, con maggiori privilegi da preservare o conquistare”. Ma Gesù propone anche un rimedio per rifuggire dalle pulsioni di questa tentazione: “Farsi l’ultimo di tutti e il servo di tutti; stare là dove nessuno vuole andare, dove non arriva nulla, nella periferia più distante; e servire, creando spazi di incontro con gli ultimi, con gli scartati”. Se permettessimo al Vangelo di pervaderci fin nel profondo della nostra vita, “allora la globalizzazione della solidarietà sarebbe davvero una realtà”.

Gesù mette i piccoli al centro

Ai fedeli del Santakos, Papa Francesco ricorda la Collina delle croci, dove anche il santo Giovanni Paolo II si recò nel 1993 e dove “migliaia di persone, lungo i secoli, hanno piantato il segno della croce. Vi invito, mentre preghiamo l’Angelus, a chiedere a Maria che ci aiuti a piantare la croce del nostro servizio, della nostra dedizione lì dove hanno bisogno di noi, sulla collina dove abitano gli ultimi, dove si richiede la delicata attenzione agli esclusi, alle minoranze, per allontanare dai nostri ambienti e dalle nostre culture la possibilità di annientare l’altro, di emarginare, di continuare a scartare chi ci dà fastidio e disturba le nostre comodità”. Gesù, conclude, “mette al centro un piccolo, lo mette alla medesima distanza da tutti, perché tutti ci sentiamo provocati a dare una risposta”.

Nel ringraziare la Presidente della Repubblica e le altre Autorità della Lituania, “come pure i Vescovi e i loro collaboratori”, e “a tutti coloro che in molti modi hanno dato il loro contributo, anche con la preghiera”, Papa Francesco rivolge un “pensiero speciale alla comunità ebraica”, annunciando una preghiera dinnanzi “al Monumento delle Vittime del Ghetto a Vilnius, nel 75° anniversario della sua distruzione”.

 

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