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Le iniziative della CEI nel mondo per la cura del Creato

Dal 1991, la CEI ha finanziato 107 progetti in 31 Paesi, con oltre 11,5 milioni di euro destinati a combattere il degrado ambientale e salvaguardare gli ecosistemi.

La Chiesa in Italia, attraverso il Servizio per gli interventi caritativi e i fondi dell’8xmille, sostiene la rinascita del Creato e la cura ambientale. Dal 1991, sono stati finanziati 107 progetti in 31 Paesi, con oltre 11,5 milioni di euro destinati a combattere il degrado ambientale e salvaguardare gli ecosistemi. Il Papa invita a “sperare e agire con il Creato” per affrontare il cambiamento climatico e le sue conseguenze su acqua, aria, cibo e salute pubblica, che colpiscono in particolare i più poveri e causano migrazioni forzate. In risposta, la Chiesa promuove educazione ambientale, piantumazione di alberi, e gestione ecologica dei rifiuti.

Le iniziative della CEI per la cura del creato

Sostenere la rinascita della Creazione “che geme”, contribuendo, come chiede Papa Francesco, a “passare dall’arroganza di chi vuole dominare sugli altri e sulla natura, ridotta a oggetto da manipolare, all’umiltà di chi si prende cura degli altri e del Creato”. È quanto fa la Chiesa in Italia, tramite il Servizio per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli e grazie ai fondi dell’8xmille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica. Dal 1991 sono stati finanziati 107 progetti volti a contrastare il degrado ambientale, il cambiamento climatico e a salvaguardia delle ricchezze naturali e tutela degli ecosistemi in 31 Paesi, per un totale di oltre 11,5 milioni di euro. “Spera e agisci con il Creato” è l’invito di Papa Francesco per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato che si celebra il 1° settembre. Sperare e agire con il Creato significa anzitutto unire le forze “nella responsabilità per un’ecologia umana e integrale, via di salvezza della nostra casa comune e di noi che vi abitiamo”.

Le minacce del climate change

Il cambiamento climatico minaccia l’acqua, l’aria, il cibo e i sistemi energetici, ma anche la salute pubblica. Sono oltre tre miliardi e mezzo coloro che vivono in regioni altamente sensibili alle devastazioni provocate dalla crisi ambientali, che provocano anche migrazioni forzate delle famiglie. Il degrado ambientale, poi, causa guerre e accresce la povertà. Sono sempre i poveri della Terra a risentire maggiormente dell’inquinamento atmosferico, nonostante contribuiscano in misura minore al problema.

L’operazione “Wangarii Maathai” in Congo

È necessario agire con urgenza e insieme. “È incluso nel nostro piano strategico quinquennale per la pastorale complessiva, avviato nel 2022”, sottolinea monsignor Fulgence Muteba, arcivescovo di Lubumbashi e presidente della Conferenza episcopale della Repubblica Democratica del Congo. “Le priorità – aggiunge – ruotano attorno all’educazione ambientale, all’operazione ‘Wangarii Maathai’ consistente nella piantumazione di alberi, al supporto ad azioni di conversione ecologica, alla promozione della saggezza ecologica già presente nella cultura tradizionale, alle iniziative di sanificazione ambientale e gestione responsabile dei rifiuti”. Come avviene anche nella diocesi di Bukavu, dove la popolazione più povera soffre di problemi di approvvigionamento di acqua e di igiene nonché di mala gestione dei rifiuti domestici che rendono insalubre l’acqua e i terreni circostanti. Grazie a un progetto sostenuto dalla Cei e gestito dalla Caritas locale è stato possibile formare donne e giovani e avviare 24 imprese agro-ecologiche per il riciclo, lo smaltimento e la trasformazione dei rifiuti organici utilizzati nelle colture domestiche per migliorare il rendimento agricolo di orti e campi.

Un approccio diverso per la tutela dell’ambiente

Un altro approccio, nel rispetto dell’ambiente, è dunque possibile. Lo testimoniano, ad esempio, i progetti che, con i fondi 8xmille, hanno consentito a cooperative locali nel Nord est del Brasile di rafforzare reti formative innovative per l’agricoltura comunitaria e le filiere alimentari. “Abbiamo lavorato – evidenzia la nutrizionista Clara Terko Takaki – sulla sovranità e sulla sicurezza alimentare basate sul bioma amazzonico e sulle stagioni dell’anno, sulla valorizzazione delle abitudini alimentari regionali e il pieno utilizzo di questi alimenti con eccedenze fermentate e disidratate, in particolare la manioca. In questo modo possiamo evitare gli sprechi, eliminare i gas che aumentano l’effetto serra, ridurre la fame, migliorare le difese immunitarie e generare reddito”. Nello specifico il progetto sulle filiere alimentari ha contribuito alla formazione di un centinaio di giovani e al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione rurale di Santa Luzia e Limoeiro do Norte tramite il rafforzamento delle proposte formative in ambito agro-zootecnico e la creazione di una rete di collaborazione tra entità formative brasiliane per un periodico scambio di conoscenze, esperienze, buone pratiche e competenze, per facilitare uno sviluppo agricolo sostenibile delle aree rurali coinvolte.

Fonte: AgenSIR

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