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Il Perù aspetta il Papa: “Chiesa più unita”

Il Papa ha nell'anima un'idea molto concreta del Perù come terra di numerosi e grandi santi. Sta 'sognando' questo viaggio, ha un grande desiderio di venire a Lima”. Nemmeno il tempo di smaltire le fatiche del viaggio apostolico in Estremo Oriente che Francesco già si proietta al prossimo, quello che a gennaio lo condurrà in Cile e Perù. E proprio l'arcivescovo di Lima, il cardinale Luis Cipriani, ha fatto il punto su questo evento così atteso, dopo aver incontrato il S. Padre in udienza privata: “L'ho trovato molto contento del viaggio che ha fatto, è sorprendente come il giorno dopo essere tornato dal Bangladesh fosse già in piedi alle 4 di mattina. Ha un grande desiderio di stare con la gente, quasi ringiovanisce quando incontra le persone”.

La corruzione

Il Perù, rispetto ad altre realtà, anche dell'America Latina, non vive problemi particolari legati, ad esempio, all'immigrazione ma non manca il “cancro” della corruzione: “Abbiamo due presidenti e mezzo in prigione, nel senso che il mezzo è fuggito negli Stati Uniti… E' una situazione sgradevole ma va ricordato che il viaggio del Papa è pastorale, non dà indicazioni politiche. Il suo messaggio è chiaro, penso che parlerà della corruzione ma in chiave morale, non politica: la corruzione va sradicata, il corrotto deve convertirsi. E' la differenza tra peccato e peccatore. E' una tragedia che colpisce le persone più povere, non è un luogo comune, è realtà. Il nostro Paese vive una positiva crescita economica ma questa 'invasione di corruzione' ha creato un certo pessimismo”.

Terra di santi

S. Rosa, la prima canonizzata del Sud America, San Turibio de Mogrovejo, patrono dei vescovi latino-americani, S. Martino di Porres, il “santo della scopa”, l'umile mulatto domenicano: sono alcuni dei grandi santi peruviani. La devozione popolare è un altro segno caratteristico del Paese: “La pietà popolare fa parte del Dna dei peruviani – spiega il card. Cipriani – che 'pensano' cristiano. E' normale che andando per strada ti chiedano una benedizione a ogni passo. A volte non vivono coerentemente? Sì, i corrotti sono cattolici, non di altre religioni… però questa pietà è un regalo di Dio. Si sente il calore della fede. Il Papa ha un'enorme attenzione a questo, gode della pietà popolare. Mi ha detto che questa santità lo commuove e vuole sviluppare questo tema nel viaggio. Ad esempio ha una grande devozione per S. Martino, perché dice che deve pulire molte cose perché la Chiesa sia migliore”. Secondo il porporato queste devozioni “sono le chiavi della nuova evangelizzazione”. Del resto, è impressionante vedere come ogni anno un milione di persone si riversi nelle strade per partecipare alla pia consuetudine della processione del “Signore dei miracoli“, l'immagine del Crocifisso patrono di Lima.

L'unità della Chiesa

“Cosa ci aspettiamo da questo viaggio? Più unità per la Chiesa, perché sia più credibile, più visibile nel suo laicato, che si tolga un po' di clericalismo e i laici si assumano le loro responsabilità. Che la Chiesa non sia solo moralismo, che vibri insieme al suo popolo”. Il cardinale, uomo di sport (in gioventù è stato nazionale di basket) racconta un episodio legato alla recente qualificazione del Perù ai mondiali di calcio. “L'allenatore, Ricardo Gareca, un argentino, è un uomo di fede, e abbiamo una certa confidenza. Ebbene, so che ai giocatori ha chiesto rispetto. Non sono angioletti, eh… ma è importante trasmettere questo”. Ma il Papa troverà una Chiesa unita? A volte l'immagine data dai mezzi di comunicazione è quella di contrasti tra vescovi… “La Chiesa del popolo, della gente semplice è molto unita. C'è qualche 'servo ideologico' che i media sfruttano un po' per creare divisioni ma mi sembra che il popolo è unito e la Chiesa è viva”.

La periferia

Il cardinale racconta anche di aver provato a convincere il Papa a effettuare una visita a Manchay, una zona periferica a un quarto d'ora dalla zona più elegante di Lima. “Lì vivono molti indigeni che si sono spostati dalle montagne ai tempi del terrorismo di Sendero Luminoso. Lavorano nelle cave di sabbia e vivono nella miseria totale. Spero che il Papa li venga a trovare. Gli ho mostrato un video girato in occasione delle Cresime, in cui gli dicono di aspettarlo. Il S. Padre ha tentennato ma non sono ancora riuscito a convincerlo… Purtroppo il tempo della visita è davvero poco”.

Ideologia di genere

La retromarcia del governo sull'inserimento dell'ideologia di genere nel curricolo scolastico è stata una vittoria della Chiesa? “Diciamo piuttosto una vittoria dell'antropologia reale che dice che ci sono una donna e un uomo, stessa identità, stessa natura ma una diversità inscritta nella creazione, dunque l'ideologia gender è non rispettare questa diversità che è complementare. Non siamo migliori o peggiori, siamo diversi, punto. Dunque la Chiesa difende la creazione e l'umanità. Però penso che il nuovo ministro con prudenza ha detto che questo va studiato con molta calma e non andiamo avanti con simili iniziative. Che tante volte vengono da gruppi di potere, dall'Onu, dall'Unesco eccetera. Non si rispetta però quello che il popolo e i padri di famiglia vogliono”.

L'influsso di Francesco

Quasi cinque anni di pontificato: come è cambiata la Chiesa in Sud America con Papa Francesco? “Da una parte c'è stata una grande sensibilizzazione nei confronti dei problemi sociali. Dall'altra, c'è stato un enorme terremoto per abbandonare la comodità, la superficialità, per impegnarsi a lottare per la santità. E' una Chiesa più sveglia, più apostolica, più lanciata alla ricerca delle anime. Un nuovo tono in gente che è molto affettuosa ed espressiva nella sua religiosità”.

Il dramma del Venezuela

Molti venezuelani hanno trovato rifugio Perù ma difficilmente il Papa parlerà della crisi nel paese di Maduro. Il cardinale Cipriani ha parole molto dure verso il regime chavista: “La S. Sede ha fatto uno sforzo immenso” per trovare una mediazione “che non è stato corrisposto dal governo venezuelano. E' una mancanza di rispetto che ha limitato moltissimo l'intervento della S. Sede. Inoltre, è inaccettabile la passività della comunità internazionale di fronte a questa situazione. Tutta la mia solidarietà ai miei confratelli venezuelani, è assurdo che il mondo assista muoversi. Del resto per dialogare bisogna almeno dire la verità, è difficile imbastire un dialogo sulle menzogne. Per trovare una soluzione occorre preparare il clima giusto. Quando ci fu la crisi dell'occupazione dell'ambasciata giapponese da parte dei terroristi di Tupac Amaru, fu tutto inutile perché non si cercava la verità (l'arcivescovo fece da mediatore, senza successo, ndr). Se Cuba – conclude – non toglie la mano dal Venezuela sarà molto difficile che si risolva la crisi”.

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