Aveva 42 anni, era reduce dall’esperienza di provinciale argentino dei gesuiti e si apprestava ad assumere l’incarico di rettore del Collegio Maximo, la scuola di formazione dell’ordine. E a quell’epoca, a cavallo degli anni 1978-79, Jorge Mario Bergoglio è stato in cura da una psicanalista ebrea. Per sei mesi, l’ha incontrata tutte le settimane “per chiarire alcune cose”. Lo ha rivelato lo stesso Papa a Dominique Wolton, sociologo, direttore di ricerca al Cnrs e già autore di un libro intervista con il cardinale Lustiger, l’arcivescovo di Parigi morto nel 2007. Lo studioso ha realizzato un nuovo libro che contiene dodici colloqui con il Pontefice. Si intitola “Politique et societè” e “Le Figaro Magazine” ne ha anticipato alcuni brani, ripresi in Italia da Avvenire. “Quando stava per morire – racconta il Papa – lei mi chiamò. Non per ricevere i sacramenti, dato che era ebrea, ma per un dialogo spirituale. Era una persona molto buona”.
Il ruolo delle donne
Ma il Papa parla di molte altre cose, a cominciare dalle donne, in particolare della madre e delle nonne: “Ringrazio Dio per aver conosciuto queste vere donne” e ha spiegato che “Quelle che ho conosciuto mi hanno aiutato molto nella mia vita quando ho avuto bisogno di consultarmi”
Europa
Il Papa dice che “L’Europa, in questo momento, ha paura. Chiude, chiude, chiude…”. E aggiunge: “Qual è la cultura europea? Come definirei oggi la cultura europea? Sì, ha importanti radici cristiane, è vero. Ma non è sufficiente per definirla (…) Nella nostra lingua spagnola, il 40% delle parole è arabo. Perché? Perché erano lì per sette secoli. E hanno lasciato il segno… Credo che l’Europa abbia delle radici cristiane, ma non sono le uniche. Ci sono altre che non possono essere negate. Tuttavia, credo che sia stato un errore non citare le ‘radici cristiane’ nel documento dell’Unione europea sulla prima Costituzione, e questo è stato anche commesso dai governi. Era un errore non vedere la realtà. Questo non significa che l’Europa debba essere interamente cristiana“. Parole probabilmente destinate a far discutere.
Non solo peccati “sotto la cintura”
Parlando di morale, il Papa afferma che “Non puoi insegnarla con precetti del tipo: ‘Non puoi farlo, devi farlo, devi, non devi, puoi, non puoi’. La morale è una conseguenza dell’incontro con Gesù Cristo. È una conseguenza della fede, per noi cattolici. E per altri, la moralità è una conseguenza dell’incontro con un ideale, o con Dio, o con se stessi, ma con la parte migliore di se stessi. C’è un grande pericolo per i predicatori, quello di cadere nella mediocrità, condannare solo la morale – la prego di perdonare l’espressione – ‘sotto la cintura‘. Ma degli altri peccati, quali l’odio, l’invidia, l’orgoglio, la vanità, l’uccisione dell’altro, prendere la vita, non se ne parla. Entrare nella mafia, fare accordi clandestini…”
Matrimonio, famiglia e aborto
Tre temi delicati su cui il Papa ha ribadito alcuni punti fermi. Aver permesso a tutti i sacerdoti di perdonare l’aborto “non significa banalizzare l’aborto. L’aborto è grave, è un peccato grave. È l’omicidio di un innocente. Ma se c’è peccato, è necessario facilitare il perdono”. Sul matrimonio il S. Padre è chiarissimo: “Diciamo le cose come sono: il matrimonio è un uomo con una donna. Questo è il termine preciso. Chiamiamo l’unione dello stesso sesso ‘unione civile'”. Ed è un fatto “storico”, non solo “nella Chiesa”: una nuova condanna dell’ideologia di genere. Infine, Amoris Laetitia. Il Pontefice mette in guardia dalla tentazione dell'”uniformità delle regole” (altra affermazione destinata a sollevare polemiche…). “Quando parlo di famiglie in difficoltà, dico: ‘Dobbiamo accogliere, accompagnare, discernere, integrare…’ e poi ciascuno vedrà le porte aperte – afferma il Papa – Quello che sta realmente accadendo è che le persone sentono dire la gente: ‘Non possono fare la comunione’, ‘Non possono farlo’: la tentazione della Chiesa è lì. Ma no, non e no! Questo tipo di divieto è quello che troviamo nel dramma di Gesù con i farisei”.
Migranti
Infine, la questione migranti. Francesco individua due cause che innescano le migrazioni. La prima è “la mancanza di lavoro, perché sono stati sfruttati – penso agli africani. L’Europa ha sfruttato l’Africa … non so se possiamo dirlo! Ma alcune colonizzazioni europee… sì, hanno sfruttato”. La seconda è “la guerra. Possiamo investire, le persone avranno una fonte di lavoro e non dovranno partire, ma se c’è guerra, dovranno ancora fuggire. Ora chi fa la guerra? Chi dà le armi? Noi”.