Dal 15 al 18 gennaio Papa Francesco volerà in Cile per il viaggio apostolico che proseguirà fino al 21 in Perù. Il Pontefice arriverà a Santiago la sera del 15 per incontrare il giorno seguente le autorità, la società civile e il corpo diplomatico nel Palacio de la Moneda. Un'agenda ricca di appuntamenti che vedrà il S. Padre celebrare la S. Messa nel Parque o'Higgins, per poi proseguire con un incontro con sacerdoti, religiosi, consacrati e seminaristi nella cattedrale dedicata a San Giacomo. Il giorno seguente, il Papa si sposterà a Temuco per la S. Messa all’Aeroporto di Maquehue e il pranzo con alcuni abitanti dell’Aracaunia nella casa “Madre de la Santa Cruz”. Rientrato a Santiago, nel pomeriggio incontrerà i giovani nel Santuario di Maipu.
La situazione della chiesa cattolica nel Paese, le condizioni delle carceri, l'incontro di Papa Francesco con i rapprensentanti dell'etnia mapuche. Sono questi i temi che In Terris ha approfondito nell'intervista esclusiva al cardinale Ricardo Ezzati Andrello, arcivescovo metropolita di Santiago.
Nell'aprile del 1987 San Giovanni Paolo II si recò in Cile. Fu la prima volta di un Pontefice nel Paese. Trenta anni dopo, il viaggio apostolico di Papa Francesco. Che differenze troverà rispetto al suo predecessore?
“Papa Francesco troverà un Cile molto cambiato, a partire dalla sua struttura politica, nella sua realtà sociale e nella sua densità di vita crisitiana. E' un Paese molto più avanzato nella prospettiva socio-economica. Uno Stato che è cresciuto molto ma che continua a vivere contraddizioni forti proprie di un Paese che sta raggiungendo uno sviluppo, ma che ancora ha davanti a sé sfide molto grandi. Dal punto visto politico siamo passati da un regime militare a una democrazia, sostituendo uno stile molto autoritario con uno molto democratico, con tutte le sfide che comporta. Il Pontefice troverà un Paese che ancora ha molte sfide da affrontare: la prima è l'uguaglianza. C'è molta differenza tra il Cile sviluppato e il Cile povero. Specialmente a Santiago questo aspetto è molto visibile. La fotografia che tutti i giorni io vedo come arcivescovo, viaggiando da una parte all'altra della città, è che possiamo passare da persone che vivono in estrema povertà a persone che vivono nel lusso. Settori molto emerginati dal punto di vista del lavoro e degli stipendi al gran potere economico di altri. E' un Paese che negli ultimi anni è stato affetto dalla piaga della tossicodipendenza, soprattutto nei quartieri più poveri, accompagnata anche da episodi di violenza e criminalità. Si incontrerà con una Chiesa dove la secolarizzazione è cresciuta in forma vertiginosa: il Cile è uno dei Paesi più secolarizzati dell'America Latina, insieme con l'Uruguay. Secondo le statistiche l'appartenenza della Chiesa cattolica è diminuita, ma sono aumentate le comunità evangeliche e le persone che si definiscono agnostiche”.
Durante la visita a Santiago, il Pontefice visiterà il Centro Penitenciario Feminino Santiago nel comune di San Joaquin. Come è la situazione delle carceri in Cile?
“Siamo molto grati che il Papa possa visitare questa struttura. E' una realtà sociale molto complessa. Ci sono donne cilene, ma anche latino americane. Io tutti gli anni la visito in due occasioni, per la festa dell'Assunzione della Vergine e alla Vigilia di Natale celebro sempre la Messa in questo carcere. Come tutti gli istituti penitenziari ha molte restrizioni e dal punto di vista umano la situazione è molto deprimente, nonostante sia una realtà molto migliore per esempio rispetto alle carceri per uomini. I penitenziari in Cile rimangono tuttavia una periferia significativa. A San Joaquin, grazie a Dio, abbiamo la presenza di una religiosa che in forma stabile accompagna la vita di queste donne. Qui il Papa incontrerà un mondo di dolore molto grande, ma anche una presenza pastorale assai significativa in mezzo a queste donne”.
Dopo Santiago, il Pontefice si recherà a Temuco dove vivono numerosi rappresentanti della cultura mapuche. E' previsto un incontro?
“Il Santo Padre viaggerà in una regione che è popolata per la maggior parte da mapuche, ma non solo. Sicuramente incontrerà la comunità cristiana e anche con il popolo originario che nella mia esperienza di vescovo di Concepcion ho conosciuto molto bene, soprattutto nella provincia di Arauco dove la maggior parte delle persone è mapuche. Questo popolo è pacifico, nonostante ci siano stati episodi di violenza, è un popolo che reclama i diritti che gli sono stati tolti. E' una popolazione che ha una propria identità culturale e sociale. Questo richiede un riconoscimento da parte dello Stato e un aiuto umano, politico e sociale reale. Lo ripeto, il popolo mapuche è pacifico, certo ci sono anche alcune cellule più violente. Il Papa incontrerà questa realtà e sono convinto che porterà il messaggio di Gesù Cristo che è un mesaggio di pace. E' previsto un pranzo con i rappresentanti della zona e mi immagino che il vescovo della regione abbia pensato a riunirire sia persone di origini mapuche sia della comunità cristiana”.
Recentemente il governo ha approvato la depenalizzazione dell'aborto. La maggior parte della popolazione, secondo quanto riferito dalla stampa cilena, è a favore di questa legge. Cosa ne pensa?
“La depenalizzazione dell'aborto, come scritto nella legge, è parziale ma dietro questa approvazione c'è una corrente che vuole che l'aborto diventi legale in tutti i casi. E' una legge che rende praticabile l'aborto in tre circostanze: quando è a rischio la vita della donna, in caso di difetti congeniti nel feto che portano alla morte e in caso di stupro. Il nostro compito come Chiesa è in primo luogo quello di continuare ad annunciare il Vangelo della vita; secondo, accompagnare pedagogicamente la formazione dei giovani e delle persone affinché la vita venga sempre rispettata; e, terzo, un'azione samaritana per accogliere le persone e le famiglie che hanno sofferto questo problema così serio per offrire loro un cammino di redenzione, di uscita da una situazione difficile e anche di speranza che il Signore ci dà con il suo perdono e con la capacità che egli ci regala di rinnovare la vita. Queste sono le tre linee che come Conferenza episcopale e Chiesa del Cile stiamo seguendo”.
Cosa si aspetta da questo viaggio apostolico? C'è qualcosa che vorrebbe chiedere al Santo Padre?
“Non mi spetta chiedere nulla. Semplicemente quello che noi desideriamo, e so che sarà così, è che il Papa venga a visitarci per compiere in mezzo a noi la grande missione di confermarci nella fede, per invitarci a guardare le sfide e affrontarle con speranza e per darci la forza di essere sempre più presenti nelle periferie. Credo fermamente che sarà una grande benedizione, non solo per i cattolici ma per tutto il Cile. In questo clima di secolarizzazione che ci colpisce, la visita di Papa Francesco per noi è molto importante, lo aspettiamo con il cuore aperto e chiediamo al Santo Padre che venga a confermarci nella fede e a mostrarci che la vera pace affonda le sue radici nella persona di Gesù”.