Haiti, l’emergenza umanitaria che il mondo ignora. “Malgrado ormai da tempo si siano spenti i riflettori internazionali su Haiti, giornali e media non ne parlino più, la situazione non è assolutamente cambiata né migliorata”. Padre Massimo Miraglio, missionario Camilliano, racconta all’agenzia missionaria vaticana Fides la realtà che ha ritrovato al suo rientro in Haiti dopo una lunga e forzata pausa italiana. “Nonostante l’intervento delle forze Onu il contesto è sempre di degrado- spiega padre Miraglio- La presenza di queste forze in Haiti è quasi inoperante. Lamentano mancanza di materiale, paura di perdita di vite umane, regole di ingaggio abbastanza restrittive. Di fatto la capitale Port au Prince continua ad essere in mano alle gang armate seminando terrore tra la gente. Tutte le attività continuano ad essere quasi paralizzate”.
Haiti paralizzata
Prosegue il missionario, impegnato sull’isola da quasi venti anni: “L’ingresso sia a sud che a nord della capitale è completamente bloccato. Si transita solo dopo aver pagato tangenti ai diversi gruppi che fermano durante il tragitto. Questo vale però solo per i trasporti pubblici e per i camion che in molti casi vengono sequestrati invece di essere lasciati passare. Anche l’uscita che porta a Jeremie, 200 chilometri a sud della capitale, ormai è totalmente chiusa. Via terra è praticamente impossibile arrivarci. Ed è in questo quadro tragicamente triste per la maggioranza della popolazione haitiana che il primo ottobre è iniziato l’anno scolastico”. E aggiunge: “L’anno scolastico si è aperto con tante apprensioni e tra mille difficoltà. Tanti bambini non vanno a scuola. E moltissime scuole rimangono chiuse soprattutto a Port au Prince a causa della presenza delle gang armate. Molti bambini non possono andare a scuola perché non hanno i soldi necessari per comprare il materiale minimo per poter accedere all’insegnamento. Ad Haiti l’80% delle scuole sono private. E costi aumentano ogni anno di più. Mentre le famiglie continuano a precipitare nella miseria”.