Con la prima domenica di Avvento inizia l’anno liturgico “C”, durante il quale avremo come guida l’evangelista Luca. Nell’arco di circa dodici mesi, rivivremo i misteri della vita del Signore. Se l’anno civile è scandito da ritmi ed eventi specifici, quello del cristiano è segnato dai misteri della vita di Cristo, che donano profondità e senso alla sua storia. Mentre l’anno civile ha una direzione prevalentemente circolare, caratterizzata dalla ripetizione, quello del cristiano assume una forma a spirale: non si ripete, ma invita a un progressivo approfondimento. Un nuovo anno ci porta la grazia degli inizi e la possibilità di riprendere la vita con un rinnovato slancio.
Ogni ciclo liturgico inizia con il tempo dell’Avvento. Avvento, dal latino Adventus, significa “venuta”, la venuta di Cristo. Ma di quale venuta si tratta? Spontaneamente pensiamo a quella del Natale, poiché ci prepariamo a celebrare la memoria della nascita di Gesù. Tuttavia, il nuovo anno liturgico si collega al punto di arrivo di quello precedente: l’annuncio del ritorno del Signore come Re dell’universo, Giudice dell’umanità e Omega della storia. Per questo, nel vangelo di oggi, ascoltiamo la conclusione del discorso escatologico di Gesù secondo il Vangelo di Luca: “Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria”. Questo stesso brano era stato proclamato nel Vangelo di Marco due domeniche fa ed oggi viene riproposto nella versione lucana.
L’Avvento richiama, prima di tutto, l’atteggiamento del cristiano proteso verso il futuro. Dio viene dal futuro! Un futuro che non dobbiamo temere, ma desiderare, perché non rappresenta la fine, bensì il fine, il compimento della nostra vita e l’adempimento delle promesse divine: “Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”. Nella prima domenica di Avvento continua dunque a risuonare l’ultima invocazione della Chiesa, che attende il suo Sposo: “Maràna tha! Vieni, Signore” (Apocalisse 22,20).
L’Avvento è strutturato in quattro domeniche che ci conducono al Natale. È il secondo dei cosiddetti “tempi forti”, in parallelo con quello della Quaresima, che prepara alla Pasqua. Le quattro domeniche dell’Avvento richiamano simbolicamente i 40 giorni della Quaresima. Tuttavia, tra Avvento e Quaresima esiste una grande differenza: mentre nel tempo quaresimale prevale una dimensione penitenziale, nell’Avvento domina l’attesa gioiosa.
Il cristiano vive nel “frattempo”, tra due venute: quella di Cristo nella carne e il suo ritorno nella gloria. Tuttavia, in questo “frattempo” vi è anche una terza venuta, quella che si manifesta nel presente. Come afferma San Bernardo in un suo celebre discorso sull’Avvento: “Conosciamo una triplice venuta del Signore. Una venuta occulta si colloca infatti tra le altre due che sono manifeste. (…) Occulta è invece la venuta intermedia, in cui solo gli eletti lo vedono entro se stessi e le loro anime ne sono salvate. Nella prima venuta dunque egli venne nella debolezza della carne, in questa intermedia viene nella potenza dello Spirito, nell’ultima verrà nella maestà della gloria. Quindi questa venuta intermedia è, per così dire, una via che unisce la prima all’ultima”.
Spunti di riflessione
“State attenti a voi stessi!”: la tromba dell’avvento
“State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita, e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso”. Quanto è forte e attuale questo avvertimento di Gesù! È come una tromba che cerca di svegliare le nostre coscienze, spesso addormentate, se non addirittura anestetizzate. Quanti di noi sono realmente consapevoli che questa è la situazione in cui viviamo, deliberatamente perseguita da poteri – non poi così occulti – che manipolano il destino del mondo? Vogliono mantenerci addormentati, incapaci di guardare verso la direzione in cui stiamo andando e indifferenti all’ingiustizia dilagante. Oggi, chi è sveglio e libero viene spesso considerato una “minaccia”. Ebbene, la Parola di Dio, in questo tempo di Avvento, è la tromba che vuole destarci prima che sia troppo tardi!
“Vegliate in ogni momento pregando!”: la sveglia dell’avvento
Mantenersi svegli non è semplice. È facile lasciarsi prendere dal sonno o assopire dal torpore. Per rimanere vigili, Gesù ci raccomanda di pregare in ogni momento. La preghiera ci risveglia e affina i nostri sensi, rendendoci pronti a cogliere la venuta del Signore, che ci visita in modi sempre nuovi e spesso inaspettati. L’Avvento ci invita a riprogrammare la “sveglia” della preghiera. Questo non significa necessariamente aumentare il tempo dedicato alla preghiera, ma piuttosto imparare a “vivere in preghiera”. Come fare? Un modo molto semplice è ripetere spesso l’invocazione “Maràna tha” – Vieni, Signore! – fino a che queste parole riecheggino costantemente tra le pareti del nostro cuore.
L’avvento e il miracolo della speranza
La preghiera dell’Avvento alimenta soprattutto la speranza. Sperare, nella situazione in cui siamo oggi immersi, è un vero miracolo. Solo la preghiera può ottenere questa grazia. Infatti, come è possibile sperare di fronte a un mondo che spesso appare come la pianura piena di ossa aride descritta da Ezechiele? (Ez 37). Quella che era l’immagine del popolo di Dio di allora potrebbe essere oggi la nostra realtà. “Ecco, essi vanno dicendo: ‘Le nostre ossa sono inaridite, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti.’” Dio chiede al profeta: “Potranno queste ossa rivivere?” Sì, è possibile: “Profetizza su queste ossa e annuncia loro: ‘Ossa inaridite, udite la parola del Signore’”. Il profeta è Cristo che viene, ma lo è anche ogni cristiano per vocazione. Ecco la grazia da chiedere in Avvento: risvegliare e diffondere la speranza.