Le nubi e la pioggia su Piazza San Pietro. Ma un esempio di fede e di amore che irradia con la sua luce. Giovanni Paolo I è beato. E lui stesso, il papa del sorriso, predecessore di Giovanni Paolo II, ci ricordò come ognuno di noi è “oggetto da parte di Dio di un amore intramontabile”. Perché è l’amore a guidarci e a scacciare anche le piogge del nostro cuore. Nell’omelia della Santa Messa, Papa Francesco concentra la sua riflessione su un concetto caro a Papa Luciani: “Amare, anche se costa la croce del sacrificio, del silenzio, dell’incomprensione, della solitudine, dell’essere ostacolati e perseguitati”. Incondizionatamente, consapevoli delle prove che richiede: “Perché – diceva ancora Giovanni Paolo I – se vuoi baciare Gesù crocifisso, ‘non puoi fare a meno di piegarti sulla croce e lasciarti pungere da qualche spina della corona, che è sul capo del Signore'”.
Giovanni Paolo I: l’amore e la Croce
L’amore fino in fondo, “con tutte le sue spine: non le cose fatte a metà, gli accomodamenti o il quieto vivere. Se non puntiamo in alto, se non rischiamo, se ci accontentiamo di una fede all’acqua di rose, siamo – dice Gesù – come chi vuole costruire una torre ma non calcola bene i mezzi per farlo… Se, per paura di perderci, rinunciamo a donarci, lasciamo le cose incompiute: le relazioni, il lavoro, le responsabilità che ci sono affidate, i sogni, e anche la fede”. Il Signore, ricorda il Santo Padre, ci chiede di seguirlo ma non come si entrerebbe in un corteo trionfale. Seguire le sue orme significa anche farsi carico della croce, dei pesi propri e di quelli degli altri. “Si tratta di scelte che impegnano la totalità dell’esistenza; per questo Gesù desidera che il discepolo non anteponga nulla a questo amore, neanche gli affetti più cari e i beni più grandi”. Perché l’amore si impara “attingendolo dal Crocifisso”. È lì, spiega Papa Francesco, che “vediamo quell’amore che si dona fino alla fine, senza misura e senza confini”.
Amore intramontabile
Ecco perché il beato Giovanni Paolo I parlò di amore intramontabile, ossia che “non si eclissa mai dalla nostra vita, risplende sempre su di noi e illumina anche le notti più oscure. E allora, guardando al Crocifisso, siamo chiamati all’altezza di quell’amore: a purificarci dalle nostre idee distorte su Dio e dalle nostre chiusure, ad amare Lui e gli altri, nella Chiesa e nella società, anche coloro che non la pensano come noi, persino i nemici”. Fuggire da una vita vissuta a metà, “senza rischiare per il bene, senza impegnarci davvero per gli altri”, è ciò che ci chiede Gesù. Vivere il Vangelo e, con questo, vivere la vita fino in fondo.
Amare fino alla fine
Senza dimenticare l’umiltà necessaria a chi segue la via di Cristo. “Anche se
avete fatto delle grandi cose, dite: siamo servi inutili”, disse Papa Luciani. Dando per primo l’esempio, attraverso il suo sorriso. Fu così che, nella sua vita e anche nei suoi pochi giorni di Pontificato, Giovanni Paolo I riuscì “a trasmettere la bontà del Signore. È bella una Chiesa con il volto lieto, sereno e sorridente, che non chiude mai le porte, che non inasprisce i cuori, che non si lamenta e non cova risentimento, non è arrabbiata e insofferente, non si presenta in modo arcigno, non soffre di nostalgie del passato”. Del resto, lui stesso visse così: “Senza compromessi, amando fin alla fine“.