L’Arcivescovo Pierbattista Pizzaballa Ofm, Amministratore apostolico sede vacante del Patriarcato latino di Gerusalemme, ha manifestato la propria contrarietà al progetto sostenuto dal governo israeliano per togliere dalle moschee d’Israele gli altoparlanti utilizzati per diffondere l’Adhan – la chiamata alla preghiera islamica – cantata dal muezin dal minareto cinque volte al giorno. Lo riporta sul suo sito l’organo di informazione delle Pontificie Opere Missionarie.
“Io credo che si tratti di un precedente pericoloso” ha dichiarato l’Arcivescovo Pizzaballa in occasione della conferenza stampa pre-natalizia tenutasi lunedì 19 dicembre presso la sede del Patriarcato latino di Gerusalemme. “Mi auguro che questo progetto di legge non vada avanti. Ci sono altri modi per risolvere il problema dell’inquinamento acustico”, ha sentenziato.
Il nuovo disegno di legge israeliano, approvato dalla Commissione ministeriale per la legislazione a metà novembre e ora al vaglio del Parlamento di Tel Aviva, è stato motivato dalla necessità di proteggere i cittadini israeliani dai “rumori” dovuti agli altoparlanti posti in cima ai minareti.
L’iniziativa legislativa è stata bollata da parte palestinese come una provocazione, con cui – a detta del Presidente palestinese Abu Mazen – si rischia di “far sprofondare la regione in un baratro”.
Durante la conferenza stampa di lunedì, l’Arcivescovo Pizzaballa ha anche citato la vicenda della Valle di Cremisan, dove il Muro di separazione voluto dal governo d’Israele è stato costruito “nonostante i nostri molteplici appelli alle autorità israeliane”. L’esproprio delle terre delle famiglie cristiane realizzato per costruire il muro – ha aggiunto l’Arcivescovo – “rappresenta un sequestro della loro eredità”.
Parlando anche delle nuove linee guida relative all’incarico come Amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, ricevuto dal Papa Francesco il 24 giugno scorso, il biblista italiano dell’Ordine dei Frati Minori ha anche sottolineato: “La nostra Chiesa locale qui in Terra Santa riconosce anche il proprio bisogno di rinnovamento spirituale, e sta entrando in un periodo di riforma in termini di amministrazione, organizzazione e lavoro pastorale”.
Custode di Terra santa per 12 anni consecutivi, nel maggio 2014 papa Francesco gli aveva affidato l’incarico di organizzare l’incontro di preghiera tra il presidente d’Israele Shimon Peres, il presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen e il Papa stesso alla presenza del Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I, incontro poi svoltosi l’8 giugno dello stesso anno.
L’azione pastorale di padre Pizzaballa si è contraddistinta per equilibrio e spiccata capacità strategica e diplomatica nella complicata mediazione tra lo stato d’Israele e le autorità palestinesi. Quale custode dello status quo, ha sempre dichiarato di essere disponibile al dialogo con tutte le forze presenti nel territorio al fine di garantire la presenza della comunità cristiana in Terra Santa, presenza che più volte ha dichiarato sentire “in pericolo”: “Nel 1950 Betlemme era per il 75% cristiana – raccontava Pzzaballa in un dossier di Città Nuova del 2007 – oggi non arriva la 12. Se continua così, tra vent’anni non ci saremo più”.