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Emanuela Orlandi, le due tombe erano vuote

Non c'era nulla all'interno delle due tombe del Cimitero Teutonico, riaperte su disposizione Segreteria dello Stato Pontificio nell'ambito del caso di Emanuela Orlandi. Nessun resto umano è stato rinvenuto in quei sepolcri, né di Emanuela né di nessun altro e, a riferirlo per primo, è stato proprio il fratello della ragazza scomparsa, Pietro: “Le tombe teutoniche aperte questa mattina sono risultate vuote. Non ci sono sepolture e non ci sono ossa: le due tombe sono completamente vuote. È incredibile. Le operazioni si sono concluse: una tomba è in fase di chiusura, per l'altra è stato disposto l'ordine che resti aperta ancora per qualche ora. L'unica certezza è che non ci sia nessun cadavere sepolto in nessuna delle due tombe. Siamo rimasti tutti meravigliati di questa cosa”. La conferma ufficiale è arrivata poco dopo anche da parte del direttore ad interim della Sala Stampa Vaticana, Alessandro Gisotti: “Le ricerche hanno dato esito negativo: non è stato trovato alcun reperto umano né urne funerarie”.

Le operazioni

Le ispezioni all'interno dei luoghi di sepoltura sono terminate alle ore 11.15. È stata accuratamente ispezionata la tomba della Principessa Sophie von Hohenlohe: al di sotto del piano di calpestio, gli operatori hanno fatto ingresso in un vano sotterraneo di circa 4 metri per 3,70, che è stato trovato interamente vuoto. In un secondo momento, si sono svolte le operazioni di apertura della tomba della Principessa Carlotta Federica di Mecklemburgo. Anche al suo interno non sono stati rinvenuti resti umani e i familiari sono stati prontamente informati dell'esito delle ricerche. Al termine delle operazioni, la Santa Sede ha mostrato “attenzione e vicinanza alla sofferenza della famiglia Orlandi e in particolare alla mamma di Emanuela”.

L'angelo

Si archivia, dunque, l'ennesima pista di un caso che, dopo 36 anni, manca ancora di risposte definitive. Dal quel 22 giugno 1983, giorno in cui si persero le tracce di Emanuela, voci, segnalazioni e false piste si sono susseguite per trentasei lunghi anni, senza che, concretamente, si giungesse a una verità. Di lei, finora, è rimasto solo il suo ritratto con un sorriso splendente e i capelli castani trattenuti da una fascia con il quale è stata tappezzata Roma per mesi. La segreteria dello Stato pontificio ha accolto l’istanza della famiglia. A segnalare il luogo è stata un’ennesima lettera anonima: nella missiva, inviata alla legale Sgrò e a Pietro Orlandi, v’era allegata una foto con la tomba della famiglia Von Hohenlohe. Una nota dava, in poche parole, una pista: “Cercate dove guarda l’angelo”. Dopo l’apertura dei loculi, si sarebbe dovuto procedere alla catalogazione degli eventuali reperti ossei, alla datazione e alla comparazione del Dna. Procedimento che, viste le circostanze, non avverrà, facendo decadere l'ennesima speranza della famiglia Orlandi. “Il caso di mia sorella non è mai caduto nel dimenticatoio” aveva dichiarato Pietro, il fratello di Emanuela, a In Terris. Eppure è paradossale che, di tutta questa faccenda, la chiarezza si contrapponga alle nebbie dei depistaggi e alle dichiarazioni anonime. Negli anni sono tanti tantissimi i casi di mitomani, ma anche i depistaggi. I quali, spesso, sono voluti”, aveva detto Pietro. Il Vaticano aveva avviato un'inchiesta interna sulla vicenda di Emanuela lo scorso aprile.

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