“Nel nome di Dio e con la Sua benedizione apre l’account ufficiale della presidenza generale dell’Ente saudita per la promozione della virtù e l’interdizione del vizio. Chiediamo a Dio che tutti possano trarne utilità” – è il primo tweet della polizia religiosa dell’ Arabia Saudita che inaugura il suo approdo ai social network con un personale account su Twitter. Il successo dell’iniziativa è stato immediatamente confermato con circa 60mila follower in una sola giornata.
La polizia religiosa saudita ha tra i suoi obbiettivi quello di comunicare e di conseguenza informare i cittadini “attraverso le sue pubblicazioni sull’account”, ad esempio “il materiale orientativo per sensibilizzare tutte le categorie sociali” sulle questioni di competenza dell’Ente, di cui Il portavoce ufficiale, lo sheykh Turki al-Shalil, ha dichiarato alla tv araba ‘Al-Arabiya’ che l’account “è stato attivato su direttiva del presidente generale dell’Ente, lo sheykh Abdelrahman Abdallah al-Sanad, allo scopo di creare un contatto con la società e mettere in evidenza le attività e gli sforzi della presidenza dell’Ente”.
Il Comitato per l’imposizione della virtù e l’interdizione del vizio è il nome completo dell’ente da cui dipende la polizia religiosa saudita, i cui agenti sono noti come mutawwiʿa e il cui compito è quello di sorvegliare il rispetto della Shari’a. Nel 2013 L’Arabia Saudita ha deciso di limitare i poteri della temuta polizia, non potendo più «interrogare, né incriminare» i sospett, riservando questi poteri a polizia e pubblici ministeri. L’esistenza dell’Ente è giustificata dal Governo saudita in base all’esortazione coranica “Amr bil Màruf wa Nahy an al Munkar”, traducibile come “ordinare il bene e proibire il male”: ciò è considerato un dovere essenziale nell’islam, la cui applicazione deve essere garantita da parte della umma, ovvero la comunità islamica.