Da una parte c'è una mobilitazione anche di preghiera per evitare un crudele massacro di una mamma, rea soltanto di essere cattolica e di non aver rinnegato la propria fede. Dall'altra alcuni gruppi di fondamentalisti islamici si esibiscono in uno spettacolo squallido, per chiedere che i giudici del Pakistan non abbiano pietà di Asia Bibi e la condannino a morte. Verrebbe da dire in sintesi: umanità contro barbarie.
L'odio sui social e nelle strade
Sui social, immancabili ricettacoli di insulti e violenza, si sprecano le attestazioni di odio verso la cristiana Asia Bibi. Ma non manca, come testimonia l'immagine pubblicata su Twitter da Giulio Meotti, giornalista de Il Foglio, chi in Pakistan ha deciso persino di scendere in strada per chiedere che la pena estrema nei suoi confronti venga confermata. L'immagine dello striscione impugnato da simili personaggi è eloquente: il volto della madre in carcere da 3.500 giorni è contornato da una corda per l'impiccagione e poggia su un piano di fiamme.
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La posizione del partito politico
Del resto anche un partito politico, l'ultra-religioso Tehreek-e-Labaik Pakistan (Tlp), strenuo difensore della legge sulla blasfemia, è intervenuto pubblicamente per chiedere ai giudici della Corte Suprema di non avere pietà: “Se ci sarà qualche tentativo di consegnarla in un Paese straniero, ci saranno conseguenze terribili“. Il Tlp sottolinea inoltre che “insultare il profeta dell'Islam è punibile con la morte in base alla legge pakistana, e le accuse di blasfemia suscitano tali emozioni che sono quasi impossibili da difendere. Dozzine sono state uccise in seguito a richieste di blasfemia, a volte da parte di una folla di uomini”. Il Tlp non ha attualmente seggi parlamentari, ma solo due eletti in consigli provinciali, tuttavia, riferisce il sito Stand4Christians News, esercita una notevole influenza culturale su alcuni gruppi fondamentalisti islamici.
La vicenda
L'incubo di Asia Bibi è cominciato nel 2009 a causa di un litigio sul lavoro con alcune colleghe di fede mussulmana. A lei, cristiana, hanno rimproverato di aver bevuto dal loro stesso bicchiere. Durante la discussione, secondo le altre braccianti, la donna cristiana avrebbe offeso Maometto. Un'accusa che Asia Bibi ha respinto sin dal primo momento. Le parole delle colleghe, però, sono state sufficienti per condurre al suo arresto il 19 giugno del 2009. In Pakistan la blasfemia è uno dei reati per i quali si rischia la pena capitale. E infatti, l'8 novembre del 2010, la donna è stata condannata a morte per impiccagione. Dopo un lungo processo, si attende ora la sentenza della Corte suprema, che si è riunita l'8 ottobre per decidere il suo destino.