Nonostante nel mondo tanti Paesi stiano eliminando dal codice penale la pratica dell’esecuzione capitale, l’America va contro corrente. In Nebraska – Stato federato che appartiene alle Grandi Pianure negli stati medio-occidentali – gli elettori hanno votato a favore del ripristino dell’esecuzione capitale in uno Stato dove il boia non colpiva dal 1997 e in cui la pratica era sospesa dal 2015. Stesso risultato in Oklahoma, Stato situato nella parte meridionale degli Stati Uniti. Nel “The Sooner State”, il Sì non era certo una sorpresa: l‘Oklahoma è lo Stato con il più alto tasso di esecuzioni capitali pro capite. Il voto di ieri conferma la “legittimità” della pratica già in uso, che ora verrà sancita da una nuova sezione nella Costituzione statale.
In California, dove è rinchiuso circa il 25% dei detenuti americani nel braccio della morte, l’esito del voto è ancora incerto, ma prevedibilmente più prossimo al “Sì” che al “No”. Inoltre, il “Golden State” (con riferimento alla corsa all’oro di antica memoria), ha dato il via libera alla legalizzazione della marijuana a scopo ricreativo. Questo, secondo i risultati del referendum fatto in contemporanea alle presidenziali Usa che ieri hanno coronato Donald Trump nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America. La legalizzazione della pena di morte e dell’uso “a scopo ricreativo” di una droga sono entrambi un grosso passo indietro per quello che è spesso considerato il Paese più “civile” del mondo.