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Covid-19, Bergamo: due denuciati per bracconaggio

La polizia provinciale è intervenuta a sanzionare due soggetti che hanno violato le norme in materia di Coronavirus. La denuncia dell'associazione antibracconaggio

Io resto a casa. Questo è l’hashtsag più cliccato negli ultimi due mesi sui social network. Il perché è evidente. Meno chiaro invece il motivo che spinge alcuni cacciatori a perpetrare  un bracconaggio macabro e doppiamente illegale, durante l’emergenza da Coronavirus.

Il fatto

Le denunce contestate dalla Polizia Provinciale di Bergamo si riferiscono a due soggetti. Il primo accusato di attività mirata all’uccisione di ungulati in ora notturna, mentre il secondo sanzionato per l’uso di trappole in cappio metallico, più comunemente definite “lacci”. Un animale, riuscito a fuggire, ha lasciato evidenti tracce di sangue. In entrambi i casi è stata contestata anche la violazione delle disposizioni in tema di contenimento dell’epidemia coronavirus.

La protesta

Per il CABS, l’associazione di volontari esperti in antibracconaggio, l’accaduto evidenzia quanto grave sia il fenomeno del bracconaggio in Italia. “Continuiamo a rilevare – ha sottolineato il CABS – le pressocché nulle variazioni tra gli atti di bracconaggio compiuti in Italia nel bimestre marzo – aprile 2019 e quello in corso. Il problema del bracconaggio è così elevato che non si ferma neanche quando massima dovrebbe essere l’attenzione per i noti problemi sanitari creati dall’epidemia coronavirus”. “Sebbene questi ultimi due casi siano relativi alla provincia di Bergamo – ha aggiunto il CABS – molti altri posti in Italia non esenti da episodi di bracconaggio. Dai bracconieri di uccelli per le province di Messina, Brescia, Cagliari, Treviso, fino alle trappole per ungulati in quella di Avellino e Pistoia, per non parlare della caccia illegale in area protetta e i lupi uccisi in Calabria”.

L’appello dell’associazione

L’appello che il CABS rivolge alle autorità preposte è quello di non retrocedere con i controlli. Bisogna chiudere ogni spazio nei confronti di chi mette a rischio con i suoi spostamenti non solo la vita degli animali ma anche quella delle persone. Un motivo in più per provvedere a un serio inasprimento delle pene nei confronti di questa pratica.

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