Chiedere al Governo “una figura che sia di raccordo e di coordinamento, dotata delle necessarie capacità organizzative” al fine di “modificare e ampliare le prerogative del commissario per risolvere problemi organizzativi e di gestione”. E' questo l'impegno chiesto al presidente della Giunta regionale per la nomina del nuovo Commissario Straordinario per la ricostruzione nelle aree colpite dal sisma, previsto da una risoluzione approvata all'unanimità dal Consiglio regionale delle Marche in apertura della seduta ordinaria. L'assessore Angelo Sciapichetti ha sottolineato come i “commissari che si sono succeduti abbiano fatto il possibile nella situazione data”, e ha ricordato il “compianto Zamberletti” che si occupò del sisma in Friuli e a cui il governo diede un “potere enorme”. L'atto è la sintesi di due mozioni a firma dei consiglieri Boris Rapa e Moreno Pieroni (Socialisti-UNiti per le Marche) e Peppino Giorgini (M5s).
Terremoto del Friuli
Il terremoto del Friuli del 1976, soprannominato dai locali Orcolat (Orco in lingua friulana), fu un sisma di magnitudo 6.5 della scala Richterche colpì il Friuli, e i territori circostanti, alle ore 21:00:12 del 6 maggio 1976, con ulteriori scosse l'11 e 15 settembre. Per vastità della zona colpita, nella provincia di Udine, per i decessi – circa 990 persone – e per i danni provocati, è considerato uno dei peggiori terremoti che abbiano mai colpito l'Italia. L'8 maggio, a due giorni dal sisma, il Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia stanziò con effetto immediato 10 miliardi di lire. Il Governo Andreotti III nominò il 15 settembre Giuseppe Zamberletti Commissario straordinario del Governo incaricato del coordinamento dei soccorsi. Gli fu concessa carta bianca, salvo approvazione a consuntivo, che regolarmente il Parlamento approvò. In collaborazione con le amministrazioni locali, i fondi statali destinati alla ricostruzione furono gestiti direttamente da Zamberletti assieme al governo regionale del Friuli-Venezia Giulia. Circa 40.000 sfollati passarono l'inverno sulla costa adriatica, per rientrare tutti entro il 31 marzo 1980 in villaggi prefabbricati costruiti nei rispettivi paesi. Nonostante una lunga serie di scosse di assestamento, che continuarono per diversi mesi, la ricostruzione fu rapida e completa. “Non si vede più nessuno piangere il secondo giorno dopo il terremoto”, scriveva Gianni Rodari, l'8 maggio 1976, su “Paese Sera”. La ricostruzione terminò in meno di dieci anni.