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Oms e accordo di Parigi: i 17 nuovi provvedimenti firmati da Biden

Biden - dopo l'insediamento - ha firmato 17 nuovi provvedimenti e ha proclamato il 20 gennaio "giornata nazionale di unità"

Dal ritorno nell’Accordo di Parigi sul clima al rientro degli Stati Uniti nell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms). Dallo stop alla realizzazione del muro anti-migranti al confine con il Messico alla revoca del “muslim ban”.

I diciassette provvedimenti

Joe Biden è entrato ieri per la prima volta nello studio Ovale da presidente ed ha subito formato diciassette nuovi provvedimenti (15 ordini e due azioni). Lo riferisce la Cnn. Tra i provvedimenti, come annunciato nei giorni scorsi, la revoca del Travel ban nei confronti di alcuni Paesi a maggioranza musulmana.

Si rafforza invece la difesa contro le espulsioni di quegli immigrati clandestini che arrivarono negli Stati Uniti da bambini, i cosiddetti Dreamers (“sognatori”) che già Barack Obama aveva deciso di proteggere.

Altri ordini esecutivi riguardano l’obbligo di indossare la mascherina all’interno degli edifici federali e il provvedimento per mettere fine alla dichiarazione di emergenza utilizzata da Trump per reperire i fondi con i quali costruire il muro al confine con il Messico.

Biden ha firmato subito dopo la cerimonia di insediamento a Washington, come ha fatto sapere in una nota il suo staff. “Il presidente eletto Biden agirà non solo per cancellare i danni più gravi dell’Amministrazione Trump, ma anche per iniziare a far avanzare il nostro Paese. Queste azioni sono audaci, iniziano il lavoro per realizzare le promesse fatte dal presidente eletto Biden al popolo americano e, cosa importante, rientrano nel ruolo costituzionale del presidente”, si legge nella nota.

Tra i provvedimenti che Biden ha firmato immediatamente dopo l’inaugurazione c’è stato quello di chiedere agli americani di indossare la mascherina per i primi 100 giorni del suo mandato.

Accordi di Parigi

Sempre nell’ambito della lotta a Covid-19, Biden ha anche bloccato il ritiro della precedente Amministrazione dall’Omsun’organizzazione definita “essenziale” nel contrasto alla pandemia – e il rientro nell’Accordo di Parigi, un accordo formato nel 2015 dagli stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) che punta alla riduzione di emissione di gas serra a partire dall’anno 2020.

L’atto è stato depositato ieri, 20 gennaio, presso le Nazioni Unite e gli Stati Uniti ne faranno ufficialmente di nuovo parte tra un mese. “Gli Stati Uniti torneranno in grado di esercitare la leadership globale nel portare avanti gli obiettivi dell’Accordo”, si legge nel comunicato.

Oleodotto Keystone Xl

Un altro decreto, d’impronta ambientalista, crea però il primo incidente diplomatico: la decisione di bloccare la costruzione dell’oleodotto Keystone Xl che deve collegare il Canada al Golfo del Messico, per quanto scontata provoca una dura reazione da parte del premier canadese Justin Trudeau.

Non a caso, la prima telefonata di Biden a un leader straniero sarà effettuata venerdì e diretta al primo ministro canadese. Questa sarà la prima di una serie di chiamate del neopresidente Usa rivolta ai leader alleati. Lo ha detto la nuova portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki.

Ci sono inoltre due provvedimenti che riguardano emergenze sociali legate alla crisi economica da lockdown: si proroga la moratoria sia sugli sfratti, sia sui pagamenti d’interessi per i prestiti agli studenti. L’attivismo dei decreti continuerà nei prossimi giorni. Anche perché – commenta Repubblica – Trump usò esattamente lo stesso metodo, e quindi per “disfare” la sua eredità c’è parecchio lavoro da fare.

20 gennaio “giornata nazionale dell’unità”

Il neo presidente ha anche proclamato il 20 gennaio “giornata nazionale di unità” invitando gli americani “a unirsi e a scrivere il prossimo capitolo della storia della nostra democrazia, una storia di decoro e dignità, di amore e di riconciliazione, di grandezza e di virtù”.

Ai democratici il controllo del Senato

Sempre ieri, i democratici hanno assunto ufficialmente il controllo del Senato. I tre nuovi senatori hanno giurato con la vicepresidente Kamala Harris. Si tratta di Alex Padilla che sostituisce Kamala Harris, e i vincitori in Georgia Jon Ossoff e Raphael Warnock.

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