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‘Ndrangheta, 68 fermi per il clan Arena: in mano alla cosca il centro migranti di Isola Capo Rizzuto

Trentasei milioni di euro sui 103 stanziati dall’Unione europea per i migranti finiti nelle tasche della cosca Arena, importante famiglia della ‘ndrangheta calabrese. La Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha per questo emesso ben 68 ordinanze di custodie cautelare, con l’accusa di aver controllato a fini di lucro la gestione del centro d’accoglienza di Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone. Tra i fermati da parte delle Forze dell’ordine, anche il parroco del paese, don Edoardo Scordio, e il capo della Confraternita delle Misericordie, Leonardo Sacco, che da dieci anni gestisce il Cara di Capo Rizzuto: le accuse per gli indagati si articolano sull’associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni, malversazione ai danni dello Stato, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e altri reati di natura fiscale, tutti aggravati dalla modalità mafiose.

Appalti e subappalti in mano alla cosca

Secondo quanto emerso dall’indagine, la cosca calabrese sarebbe riuscita ad accaparrarsi gli appalti indetti dalla Prefettura di Crotone per la gestione dei servizi di ristorazione, pulizia e altri presso il Cara “Sant’Anna” e, successivamente, a mettere le mani sui fondi governativi destinati al centro, a due supermercati Spraar ma anche ai centri di Lampedusa, per un affare complessivo di circa 30 milioni di euro. I subappalti venivano poi affidati a imprese appositamente costituite dagli Arena e da altre famiglie di ‘ndrangheta per spartirsi i fondi destinati all’accoglienza dei migranti. Il lucro del clan Arena, sul territorio del crotonese e del catanzarese, si articolava anche sul gioco e sulle scommesse, un racket nel quale occupava “una posizione dominante”. Sul versante ionico, secondo quanto riportato, la cosca effettuava estorsioni sistematiche ai danni di imprese di vario tipo.

Il racket

Durante le operazioni del Ros, sono stati effettuati sequestri di beni mobili e immobili, tra i quali ville e macchine di lusso, per milioni di euro. Dalle indagini è emerso che il gestore occulto dei rapporti fra mafia e “Misericordie” (delle quali è stato identificato come controllore nell’ombra) sarebbe stato proprio il parroco della chiesa di Maria Assunta, al quale veniva distribuita indebitamente una somma a titolo di prestito e false note di debito. Nell’ambito dell’operazione “Johnny”, inoltre, è emerso il ruolo imprenditoriale di Sacco, uomo forte nell’ambito delle imprese e, in questi anni, protagonista di diverse attività di successo, risultato più volte al centro di situazioni controverse (come la breve nomina di Lorenzo Montana alla direzione del centro di Lampedusa) ma stimato al punto da entrare nel Consiglio d’amministrazione dell’Aeroporto Sant’Anna di Crotone, oltre che ricoprire il ruolo di presidente della squadra di calcio di Isola Capo Rizzuto. Nel 2010, a ogni modo, svolse le funzioni di padrino al battesimo del figlio di uno degli Arena: “L’operazione conferma che dove ci sono potere o denaro c’è la ’ndrangheta che sfrutta i bisogni anche dei disperati”, il commento del procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri.

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