E’ il famoso scialpinista Carlo Alberto “Cala” Cimenti una delle due vittime travolte nel pomeriggio di ieri da una valanga staccatasi al Sestriere. Cimenti, una leggenda della montagna, era in compagnia di un amico, Patrick Negro di Pragelato, anche lui rimasto intrappolato sotto la neve.
Nel 2019 lo sciaplinista torinese, che avrebbe compiuto 46 anni domenica, era una vera e propria leggenda della montagna. Aveva raggiunto la cima del Nanga Parbat, in Pakistan, la nona vetta più alta del mondo (8.126 metri s.l.m.)e una delle più pericolose da scalare. I due sono stati travolti da una valanga che si è distaccata ieri pomeriggio dalla Cima del Bosco e del Col Chalvet, al confine tra i Comuni di Cesana e Sauze di Cesana.
Le ricerche contro il tempo per salvare Cimenti
Il soccorso alpino ha infatti localizzato nella zona un segnale Arva, il dispositivo di ricerca nelle valanghe. L’allarme dei carabinieri di Sestriere è scattato intorno alle 16:55, dopo il mancato rientro dei due sciatori. Una quindicina i tecnici del soccorso alpino che sono stati impegnati nelle ricerche. “Stiamo lottando contro il tempo“, aveva riferito un portavoce del soccorso alpino. In serata è poi arrivata la tragica notizia della morte del “Cala” Cimenti e dell’amico.
Le cime più alte del mondo
Torinese, “Cala”, a 12 anni, grazie al padre, era già in cima al Monte Bianco e pochi anni dopo ha compiuto le sue prime esperienze di alta quota sull’Ojos del Salado, Kilimanjaro e alcune montagne sopra i 6000 metri in Nepal.
Tra le sue “imprese” la conquista della cima del Cho Oyu nel 2005, l’Ama Dablam nel 2010 (dal campo base alla cima e ritorno in 26 ore), la cima del Manaslu e la discesa con gli sci nel 2011 senza l’ausilio dell’ossigeno.
Cimenti era inoltre scampato alla morte in Pakistan, sul Gasherbrun VII, nel luglio 2019. Ieri, ironia della sorte, l’ha ucciso una valanga durante una escursione che aveva fatto tantissime volte.