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Coronavirus, quei numeri che non tornano

Medici e soccorritori in prima linea rivelano la reale dimensione della tragedia che attraversa l'Italia per effetto dell'onda virale del Covid-19

Le statistiche per chi ci crede o meno hanno un fondo di verità, come il mezzo pollo a testa che mangiamo quando invece c’è chi ne mangia uno e un altro niente.  Lasciamo poi da parte i dubbi che in maniera esplicita ha palesato il presidente degli Stati Uniti sull’effettivo numero delle vittime mietute dal Covid-19 in Cina. Quel che è certo è che in un regime totalitario come quello di Pechino la verità dei fatti è facilmente manipolabile e persino i dati scientifici sono stati sottoposti a rigida censura. Nessuno saprà mai quanti decessi ha provocato il coronavirus nell’immenso territorio cinese.

Confronto complesso

Partiamo da quanto per giorni ci siamo sentiti dire, cioè che la mortalità del Covid era all’incirca del 3%. Dopo i primi giorni in cui la percentuale dei decessi rispetto ai contagiati dei dati cinesi in confronto a quelli italiani era sensibilmente differente, ci hanno detto che il motivo era l’anzianità media che in Italia era più alta. Poi, quando i dati della mortalità italiana è addirittura peggiorata superando il 10% dei contagiati, si è messo in discussione la qualifica della mortalità (persone che avevano una o più patologie) come se si pensasse che a 80 anni una persona non abbia nessun acciacco. Fermiamoci per capire cosa sta succedendo. Prima di tutto comparerei i deceduti medi che si verificavano prima del virus con quelli che stanno accadendo in questi giorni. Mediamente ogni giorno muoiono in Italia dalle 1700 alle 1800 persone. Quindi per capire l’andamento generale basterebbe sommare i deceduti dichiarati da covid con quelli deceduti per altre cause. Quanto fa questa somma?? Più o meno di 1700-1800? Già questo dato ci darebbe il vero impatto del Covid-19. Inoltre se di 3% medio di mortalità registrato, con quasi 5000 morti accertati, dovremmo avere almeno 150000 contagiati. Invece siamo a poco più di un terzo, cioè 50.000. Dove sta la verità? Pirandellianamente… uno, nessuno e centomila.

Pronto Soccorso

Testimonianza

Esercito mobilitato e voci dei soccorritori che a Bergamo e in Lombardia raccontano una situazione tutt’altro che sotto controllo. “Qui siamo allo sbando e quei numeri dei contagi che vedete sui media sono molti di più perché i tamponi non ne vengono più fatti tranne se non sei trasportato in pronto soccorso (ed ormai si va al pronto soccorso solamente se c’è bisogno di essere intubati)- racconta uno di loro-. Anche i numeri dei morti sono molto più alti, tanti muoiono in casa o nei ricoveri e non arrivano neanche in ospedale. Gli anziani, anche senza grosse patologie, stanno morendo come mosche”. E aggiunge: “Ormai tutte le terapie intensive sono sature e per forza di cose intubano solo chi può farcela. Agli altri viene messo l’ossigeno e vengono accompagnati all’inevitabile”. Da qui l’appello: “Fate stare in casa i ragazzi. Stanotte come al solito eravamo solo noi che facciamo la spola con i medicinali urgenti, con le ambulanze che continuano a fare avanti e indietro a portare i malati gravi, i carri funebri e i mezzi dell’esercito che portavano via bare in altre province in un silenzio surreale. Noi qui abbiamo sbagliato e stiamo facendo le corse per riparare. Ce la faremo ma ne pagheremo un prezzo molto elevato“.

La punta dell’iceberg

“I 40 mila casi che raggiungeremo oggi potrebbero essere nella realtà cento volte di più. Parliamo di milioni di contagiati da coronavirus- dichiara a Tv2000 il primario della clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, Matteo Bassetti parlando dell’emergenza coronavirus- I numeri dei contagi di questi giorni è evidente che rappresentano esclusivamente la punta dell’iceberg. Siamo di fronte a un’epidemia virale e dobbiamo far capire alla gente che il contagio deve essere interrotto. Ci sono tantissime persone che hanno il virus e se andiamo in giro rischiamo di contagiare gli altri”. Quindi “è molto probabile che il virus che ha colpito il Nord Italia scenderà anche nel Mezzogiorno: è come una macchia d’olio che si propaga da Nord verso Sud. Dobbiamo renderci conto che siamo di fronte a una pandemia influenzale cioè grandissimi numeri di contagiati ”.

Mortalità e letalità

Secondo il glossario del dicastero della Salute, in medicina con il termine letalità ci si riferisce al numero di morti sul numero di malati di una certa malattia entro un tempo specificato. La letalità è una misura della gravità di una malattia e si usa in particolar modo per le malattie infettive acute. La mortalità, che spesso viene erroneamente confusa con la letalità, è concettualmente differente e porta a risultati molto diversi, in quanto mette a rapporto il numero di morti per una determinata malattia (o addirittura per tutte le cause) sul totale della popolazione media presente nello stesso periodo di osservazione. Di conseguenza, esistono malattie che pur avendo una letalità altissima hanno una mortalità insignificante, in quanto poco frequenti nella popolazione totale. Per il Covid-19 siamo di fronte a un fenomeno a discreta letalità e, attualmente, a bassissima mortalità. La distinzione tra tasso di letalità e tasso di mortalità è sostanziale sia per fare chiarezza sull’impatto nella popolazione, sia per decidere azioni di sanità pubblica. Da questa distinzione si può comprendere quanto sia importante contenere la diffusione del contagio: se aumentassero i contagiati ci sarebbero più casi “letali”.

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