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Moderna lavora a un nuovo vaccino contro le varianti più pericolose

I risultati del trial di Fase 2 evidenziano una maggior produzione di anticorpi, l'azienda lavora anche a un vaccino di richiamo multivalente. In Italia la Federazione degli oncologi, cardiologi chiede si rispettino i tempi del richiamo per i più fragili

Un segnale incoraggiante sull’efficacia dei vaccini anti-Covid nella protezione anche da alcune delle varianti individuate del virus più pericolose, le cosiddette “brasiliana” e “sudafricana”, arriva dall’azienda farmaceutica statunitense Moderna. Una singola dose di vaccino candidato di richiamo, attualmente in fase di sviluppo, avrebbe aumentato la risposta anticorpale in chi è già stato vaccinato e la somministrazione sarebbe stata ben tollerata nella maggior parte dei casi. In materia di richiami, in Italia la Federazione degli oncologi, cardiologi ed ematologi (Foce) ha espresso preoccupazione in riferimento al recente parere del Comitato tecnico scientifico riguardo l’estensione a 42 giorni dell’intervallo tra la prima e la seconda inoculazione dei vaccini Pfizer e Moderna.

Vaccini allo studio

In una nota l’azienda comunica i primi risultati positivi di una dose di un vaccino da 50 milligrammi, testata su individui già vaccinati, emersi da un trial di Fase 2. “La dose di richiamo di mRNA-1273.351 ha raggiunto titoli neutralizzanti più alti contro B.1.351″ (la variante individuata in Sudafrica) “rispetto a una dose di richiamo di mRna-1273”, ha annunciato Stephane Bancel, Ceo di Moderna. “La forte e rapida spinta dei titoli a livelli superiori alla vaccinazione primaria – ha precisato l’amministratore delegato – dimostra anche chiaramente la capacità di mRna-1273 di indurre la memoria immunitaria“. La multinazionale nordamericana è allo studio anche su un vaccino di richiamo multivalente, mRna-1273.211 “che combina mRna-1273 e mRna-1273.351 in un unico vaccino. Saremo lieti di poter condividere i dati quando disponibili”.

Parere contrario

Diversità di opinioni nel mondo scientifico italiano. La Federazione degli oncologi, cardiologi e ematologi non condivide del tutto la possibilità di allungare l’intervallo tra la prima e la seconda dose di vaccini mRna attualmente in uso, paventata da Comitato tecnico scientifico. La Confederazione motiva così: “La seconda dose del vaccino anti-Covid va fatta entro 21 giorni ai più fragili. Nei pazienti oncologici va rispettato l’intervallo di tre settimane“. Il presidente di Foce Francesco Cognetti spiega che i malati di cancro “non sviluppano una adeguata risposta anticorpale dopo la prima somministrazione. Non devono, quindi, essere estesi i tempi per il richiamo”. L’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato si dichiara d’accordo: “Occorre essere cauti sul prolungamento del richiamo dei vaccini Pfizer e Moderna a 42 giorni. Ci ritroveremo a dover fare la seconda dose in pieno agosto e questo potrebbe creare dei problemi”.

Guarda con favore all’idea dell’estensione dei tempi Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano, che riferisce ad Adnkronos Salute: “Il dato di allungamento era stato già in qualche modo evidenziato”. Con Pfizer e Moderna, spiega, “a 14 giorni dalla prima dose, come confermato da diversi studi – spiega il virologo – c’è già un’ottima capacità protettiva e il buster serve per allungare la protezione nel tempo”. Sempre ad Adnkronos Salute parla di “scelta di buon senso” Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova e componente dell’Unità di crisi Covid-19 della Liguria. In questo modo, illustra, “si consente di vaccinare il doppio delle persone, senza rischi perché la copertura dopo la prima dose è molto alta“.

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