Le milizie conosciute come Brigata Al-Samoud hanno circondato la sede del governo a Tripoli e l’ufficio del primo ministro libico Abdul Hamid Dbeibah a Tripoli. Lo riportano Sky News Arabia e alcuni siti di informazione libici. Il leader del gruppo armato ha annunciato che “in Libia non ci saranno elezioni presidenziali e chiuderemo tutte le istituzioni statali”. Le elezioni erano previste il 24 dicembre.
Il presidente Mohammed al Menfi, che ha chiesto l’intervento delle forze di sicurezza, e i membri del Consiglio presidenziale sono stati trasferiti in un luogo sicuro, dopo aver ricevuto informazioni sull’intenzione delle milizie armate di assaltare le loro case.
Sembra che la tensione sia legata alla decisione del Consiglio di presidenza, in qualità di Comandante supremo delle Forze armate, di sollevare dal suo incarico il comandante del distretto militare di Tripoli, Abdel Basset Marwan, e di nominare al suo posto il maggiore generale Abdel Qader Mansour. Secondo i media, inoltre, parti della capitale libica sono senza elettricità.
Elezioni improbabili
Le elezioni, che dovrebbero traghettare la Libia fuori dal caos a dieci anni dalla caduta di Muammar Gheddafi, erano già appese a un filo – scrive TgCom24 – dopo che sabato scorso a due settimane dal voto l’Alta Commissione elettorale libica (Hnec) aveva annunciato il rinvio sine die della pubblicazione della lista definitiva dei candidati presidenziali spiegando di dover ancora “adottare una serie di misure”, ma bloccando di fatto anche la già breve campagna elettorale.
Sembra dunque sempre più improbabile che alla vigilia di Natale si svolga la sfida fra il generale Khalifa Haftar, il figlio del colonnello Seif al Islam Gheddafi e lo stesso premier Dbeibah. Una corsa potenzialmente allargata al presidente del parlamento di Tobruk Aqila Saleh, all’ex ministro dell’Interno Fathi Bashagha e al già vicepremier Ahmed Maitig. Il voto potrebbe quindi slittare al 2022.