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Estradato dall’Albania il boss del narcotraffico della Romagna

Il latitante Mateo Gjepali è stato arrestato in Albania ed estradato, elemento di spicco del narcotraffico nel Centro e Nord Italia

Il latitante Mateo Gjepali è stato arrestato in Albania ed estradato. Classe ’95, elemento di spicco del narcotraffico nel Centro e Nord Italia – in particolare in Emilia Romagna – è stato localizzato grazie alla collaborazione tra la polizia di Stato, lo Scip e le forze di polizia albanesi.

Su di lui pendeva un mandato di cattura internazionale. Assieme al cugino Gazmend Gjepali, albanese di 28 anni, e a una terza persona è accusato di detenzione di oltre 40 kg di eroina e armi trovati in una casa di Ravenna. E’ il secondo trafficante arrestato nell’ambito dell’operazione antidroga denominata “Pike”, dall’albanese “Luccio”.

Estradato dall’Albania

Dopo essere stato localizzato in Albania, Mateo è stato fermato dalle forze di sicurezza del Paese delle Aquile in esecuzione del mandato di cattura internazionale emesso dalla Procura.

Gjepali è il secondo trafficante arrestato con ordinanza di custodia cautelare emessa dall’autorità giudiziaria ravennate nell’ambito dell’operazione antidroga “Pike”, dopo il cugino Gazmend Gjepali al quale il provvedimento era stato notificato in carcere alla fine del 2019.

La banda dei tre

In particolare – scrive Rimini Today – l’operazione culminò con l’arresto di Gazmend, bloccato il 15 febbraio 2018 a Rimini dagli agenti dell’Antidroga di Ravenna mentre stava consegnando due chilogrammi di cocaina e uno di hashish nascosti a bordo della sua auto, appositamente preparata per il trasporto della droga.

La stessa sera dell’arresto, durante le perquisizioni delle abitazioni utilizzate, insieme al cugino Mateo e ad Armand Kapidani, di 33 anni, terzo componente del ristretto gruppo, tuttora latitante, il personale della Squadra Mobile aveva fatto irruzione in un appartamento della prima periferia ravennate, scovando un vero e proprio laboratorio per il taglio, la preparazione e il confezionamento di un ingente quantitativo di stupefacente.

I locali per la lavorazione della droga

All’interno dei locali, presi in affitto esclusivamente per la lavorazione e lo stoccaggio, erano stati sequestrati circa 42 chilogrammi di eroina, oltre 80 chili di sostanza da taglio (paracetamolo e caffeina), frullatori, un’impastatrice professionale per miscelare i composti e una pressa idraulica con stampi per il confezionamento dei panetti.

I componenti del gruppo, aggiungono gli inquirenti, non avevano sottovalutato la necessità di difendere il carico illecito o imporre con la forza il loro predominio, armandosi di due revolver e due pistole semiautomatiche, corredate dalle necessarie munizioni, nascoste insieme allo stupefacente.

Erano incensurati

Gli elementi probatori acquisiti e gli esiti positivi delle indagini biologiche effettuate dal Servizio di Polizia Scientifica di Roma sui reperti di dna presenti nell’appartamento, confrontati con i profili genetici dei parenti residenti in Italia, hanno consentito di attribuire la responsabilità dei reati contestati ai tre indagati, cristallizzando un granitico quadro indiziario in esito al quale il gip di Ravenna ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per i tre albanesi che erano insospettabili in quanto – a sorpresa – erano incensurati prima dei fatti.

Quattro milioni di euro è il valore al dettaglio dello stupefacente sequestrato, in base alle analisi di laboratorio effettuate dalla Polizia Scientifica, che hanno rilevato una percentuale di “principio attivo” superiore al 40%, che quindi avrebbe consentito ai trafficanti di quadruplicare il volume della droga.

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