Le regioni del Nord primeggiano per la quantità di operazioni sospette delle mafie, con il 46,3%. Al Sud la percentuale è del 33,8% e al Centro del 18,7%. E' quanto emerge dall'ultima relazione della Direzione investigativa antimafia (Dia) che fa luce su come si stanno evolvendo le mafie in Italia. Secondo il documento, “Il maggior numero di operazioni finanziarie sospette riguardanti il nord Italia “può essere indicativo di una mafia liquida che investe in questa parte del Paese in maniera occulta, utilizzando per i propri scopi criminali delle teste di legno. Una mafia latente che potrebbe, in prospettiva, manifestarsi con caratteri più evidenti”. Sempre più spesso – si legge nel rapporto – si individuano soggetti esterni alle organizzazioni criminali, professionisti che “prestano la loro opera proprio per schermare e moltiplicare gli interessi economico-finanziari del gruppi criminali”. La Dia li definisce “facilitatori”, “artisti del riciclaggio”, capaci di gestire transazioni internazionali da località off shore, offrendo riservatezza e una vasta gamma di servizi finanziari. Queste nuove modalità d'intervento consentono ai mafiosi di radicarsi nelle altre regioni italiane e nel mondo, “legando i propri interessi con quelli della realtà economica locale”. “A fronte di uno scenario sicuramente complesso – prosegue il rapporto – la legislazione antimafia sembra scontare ancora i limiti legati alla competenza territoriale in cui vanno a radicarsi i procedimenti penali e di prevenzione”. “I fascicoli processuali tendono, infatti, ad essere attratti dai Distretti giudiziari in cui la consorteria mafiosa si è storicamente sviluppata. Conseguentemente, vi è una limitata possibilità di perseguire l'azione illecita da parte dei Distretti del Centro-Nord, in cui oggi invece si manifestano con sempre maggior forza le attività economico-finanziarie delle mafie”.
Mafia nigeriana
Focus nel rapporto sulla mafia nigerina, oggetto di una serie di recenti opeazioni che hanno portato nei giorni scorsi all'arresto di 15 persone in Emilia Romagna e di altre 8 a Perugia. Secondo la Dia, la mafia nigeriana ha una rete “in costante contatto con la madre patria, che è necessario monitorare per prevenire contaminazioni da parte di espressioni estremiste filo-islamiche presenti in Nigeria, dove Boko Haram continua a diffondersi”. Massima attenzione va rivolta agli istituti penitenziari, “per evitare che si alimenti la radicalizzazione”. Inoltre l'organizzazione criminale tribale “in Sicilia ha trovato un proprio spazio, anche con il sostanziale placet di Cosa Nostra”.