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Ex Ilva, Conte a Taranto: “Qui c'è rabbia”

Non è una questione di scudo o non scudo penale, ma di avere un progetto per questo stabilimento, per questa città, per questa comunità”. E' una serata decisamente movimentata quella del premier Giuseppe Conte a Taranto, dove si è recato per incontrare gli operai in sciopero dell'ex Ilva, ancora alle prese con il caos lasciato dal recessione contrattuale di ArcelorMittal. Un faccia a faccia andato avanti per diverso tempo, proprio davanti alla portineria D dello stabilimento tarantino, mentre all'esterno premeva la folla di coloro che agli impianti dell'acciaieria sono contrari e che invocano la chiusura del sito per riconvertire la forza lavoro nelle opere di bonifiche. Conte (che si intrattiene anche coi dimostranti) fa il punto della situazione dopo i colloqui di due giorni fa con la società interessata e tiene a ribadire che, come detto “a Genova per la ricostruzione del ponte Morandi, da questa tragedia può ripartire il rilancio di un'intera comunità”.

L'incontro

Un clima non sempre tranquillo ha accompagnato l'incontro fra premier e operai, fortemente provati dalla situazione dell'ex Ilva, prodighi di istanze da presentare al presidente del Consiglio ma anche in cerca di risposte: “Voi – ha detto Conte – qui siete dilaniati dal fatto di dover lavorare in queste condizioni e litigate con i tecnici ogni giorno e poi tornate in famiglia e litigate con parenti che vogliono la chiusura. E voi dite che avete bisogno di lavorare. Avete diritto al lavoro e alla salute, garantiti dalla Costituzione. Qui c'è una frattura drammatica alimentata nel corso degli anni”. E ancora: “Non faccio polemiche, non faccio nomi di chi mi ha preceduto, è tutto un sistema che non ha funzionato. Non c'è stata sensibilità, oggi è impensabile che una impresa di queste dimensioni possa mantenersi e competere a livello globale e a livelli produttivi accettabili senza essere accettata dalla comunità in cui opera”. Ai lavoratori, Conte ha ribadito che il dossier Ilva resta comunque una priorità: “Io non sono un venditore di fumo, un superuomo, un fenomeno. Non c'è una persona, un governo che può risolvere da solo tutto, c'è il sistema Italia, qui si apre un gabinetto di crisi per offrire una opportunità a questa comunità ferita una opportunità di riscatto”.

Rabbia

L'incontro si chiude con la promessa del premier di tornare presto a Taranto: “Questa è una comunità ferita e non è da oggi che siamo in emergenza – ha detto ai giornalisti a margine della riunione -. Nel corso di decenni qui si è creata una frattura tra diritto al lavoro e diritto alla salute. Il problema non è ricostruire le colpe, non è escludere l'acciaio o pensare ad altra produzione, qualsiasi investimento deve dare un risvolto socialmente responsabile e sostenibile da tutti i punti di vista. Qui c'è delusione, angoscia, paura. Ma ora c'è rabbia: l'ho vista in faccia alla gente esasperata”.

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