Sono ore di altissima tensione nella regione del Caucaso, dove Armenia e Azerbaigian hanno dato nuovamente la parola alle armi. Teatro degli scontri è la regione del Nagorno Karabakh, provincia autonoma, dove le bordate dell’esercito di Baku hanno preso di mira alcune postazioni degli indipendentisti armeni, alle quali hanno risposto con una controffensiva dopo l’attacco subito durante le ore notturne. Una battaglia in piena regola, con il Ministero della Difesa armeno che riferisce di due elicotteri azeri abbattuti e alcune perdite annunciate dagli indipendentisti come subite dall’esercito dell’Azerbaigian.
Fighting erupts between Armenia and Azerbaijan over disputed region https://t.co/zRA3Wua0t5 pic.twitter.com/fjwp9c4wKg
— Al Jazeera English (@AJEnglish) September 27, 2020
La diatriba fra Armenia e Azerbaigian
Tensioni che, nello specifico, riguardano proprio la regione del Nagorno Karabakh, territorio conteso fra i due Stati ex Urss e indipendente già dagli anni Novanta. Un territorio che rientra geograficamente nel territorio azero ma abitato perlopiù da cittadini di nazionalità armena, e che riceve per questo l’appoggio di Erevan. A pesare, i riverberi dell’epoca sovietica, quando il territorio rientrava fra le rivendicazioni della Repubblica Socialista Sovietica Azera. Una componente dell’ex Urss a maggioranza musulmana che, ora, si scontra con la natura prevalentemente cristiana del Nagorno-Karabakh.
Appelli e rivendicazioni
Immediato l’appello della Russia affinché sia ufficializzato entro tempi brevi un “cessate il fuoco”. Una nota del Ministero degli Esteri di Mosca ha fatto sapere che “bombardamenti intensi sono in corso lungo la linea di contatto” e che vi è necessità di “cessare immediatamente il fuoco” e “intavolare negoziati per stabilizzare la situazione”. Condanna alla violenza che arriva anche da parte della Turchia, che parla di “chiara violazione delle leggi internazionali”. L’agenzia Anadolu cita anche il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, il quale spiega che “l’Azerbaigian difende la sua terra” perché “il Karabakh gli appartiene”.