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Boom di disturbi alimentari in quarantena

Sos per gli effetti negativi dello stress prolungato. Analisi del professor Umberto Nizzoli, presidente della Società italiana per lo studio dei disturbi del comportamento alimentare

“Le persone affette da disturbi dell’alimentazione hanno un più alto rischio di peggioramento o ricadute durante questo periodo di emergenza- afferma a Dire il professor Umberto Nizzoli, presidente della Società italiana per lo studio dei disturbi del comportamento alimentare (Sisdca)-. Quello che stiamo vivendo è uno stato di stress prolungato e questo spiega l’incertezza rispetto al virus e ai suoi sviluppi e la possibilità di intercettarlo e contrastarlo. Si vive una situazione simile ad un trauma che lascia esiti anche nei processi neurobiologici che possono essere anche simili a quelli di un grande trauma a cui le persone reagiscono in modo differente. Per questo potremo osservare che alcune persone possono essere più vulnerabili e altre meno. Questo è l’esito alla base dei tanti enigmi del funzionamento dell’essere umano. Partiamo dalla certezza, però, che uno stress prolungato porta ad una serie di conseguenze psiconeurobiologiche che per alcuni, sulla base di esperienze precedenti, diventa un’opportunità per divenire più autocontrollati e più sicuri di sè”.

Esito multiplo

Prosegue il professor Nizzoli: “Rispetto alla popolazione di cui stiamo parlando avremmo allora un esito multiplo. Avremo, perciò, un gruppo di persone con patologia ridotta che troveranno il modo per ridimensionare la sintomatologia e miglioreranno o addirittura guariranno, altri invece registreranno un aggravamento complessivo del quadro clinico. Insomma se avessimo la possibilità di osservare 100 persone con disturbi dell’alimentazione sicuramente potremmo constatare che nel breve e medio periodo 6 o 7 persone come stima approssimata troveranno le ragioni per ridurre l’intensità dei sintomi e alcuni addirittura per guarire. Dall’altra parte ci sarà un 30-40% orientativamente che potrebbero peggiorare. Complessivamente vi è un sostanziale aggravamento del quadro personale. E poi va anche considerato che uno stress prolungato può essere il fattore per dare vita ex novo ad un disturbo dell’alimentazione“. Dunque, sottolinea Nizzoli, “il fenomeno disturbi dell’alimentazione e del peso in questo periodo di pandemia dovuto all’isolamento può globalmente aumentare. Bisognerebbe però fare il confronto tra questo gruppo di popolazione e altri gruppi di popolazione affetti da disturbi dell’area depressiva che allo stesso modo avrebbero delle ricadute maggiori in questo momento storico e potremmo allora constatare se i pazienti con disturbi dell’alimentazione si aggravano di più degli altri in queste condizioni di isolamento forzato. Sono condizioni che generalmente comportano un danno alla salute psicofisica“.

Abitudini destabilizzate

Secondo il presidente della Società italiana per lo studio dei disturbidel comportamento alimentare, “la precarietà, il disgusto e la vergogna sono sentimenti così diffusi che una pressione e una osservazione continua li amplifica. Si pensi a chi soffre di bulimia. Di solito è una persona che si è costruita delle tattiche che le consentono di uscire ma anche di eliminare o vomitare in modo protetto, discreto. Questa convivenza 24 ore su 24 con il gruppo familiare può destabilizzare le abitudini creandogli grossa sofferenza. O se pensiamo anche a coloro che sono abituate a vivere con delle fobie sul cibo o su certi alimenti, se è selettivo restrittivo: condividere la tavola sempre porta a stress e frustrazione aggiuntive. Per altri condividere a tavola può essere un rito piacevole,non lo è per le persone affette da disturbi dell’ alimentazione che all’opposto degli altri vivono lo sguardo dei familiari come persecutorio. Così come i processi di stigmatizzazione interna sono destinati a crescere. C’è grossa sofferenza insomma. Una serie di mie pazienti bulimiche o con condotte di binge eating che vivono da sole hanno trovato il modo di compensare la patologia e la loro vita relazionale o professionale; ora essere bloccate in casa e non poter uscire astrarsi da questa condizione di prigionia è una condizione di sofferenza inimmaginabile. Anche le attività sportive mirate ad essere più resilienti per queste persone con condotte restistrittive, di area anoressica soprattutto, che arrivano a dedicare tra palestra e sauna tre o quattro ore al giorno venendo a mancare l’opportunità generano maggiore rabbia e frustrazione in loro. Si potrebbe dire, era una condotta eccessiva ed ora viene regolata; ma la regolazione per imposizione suscita rabbia e incrementa il desiderio di evadere“.

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