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Birmania: decine di manifestanti uccisi nelle repressioni governative

Nella sola Yangon (la più grande città della Birmania) le forze di sicurezza birmane hanno ucciso 59 manifestanti e ferito altri 129

Decine di manifestanti sono stati uccisi ieri in Birmania (o Myanmar) dalle forze di sicurezza del Paese durante le proteste anti golpe: lo ha reso noto l’Associazione per l’assistenza ai prigionieri politici (AAPP), secondo cui il bilancio complessivo delle vittime supera le 126 vittima da inizio protesta.

Nella sola Yangon (la più grande città della Birmania nota anche come Rangoon) è le forze di sicurezza birmane ieri hanno ucciso 59 manifestanti e ferito altri 129. Lo riferisce il sito di informazione birmano Myanmar Now, citando fonti di tre ospedali dell’ex capitale e aggiungendo che gli stessi dottori credono che il bilancio sia ancora più alto.

Se confermato, la giornata di ieri sarebbe la più sanguinosa dall’inizio delle proteste contro il golpe avvenuto lo scorso primo febbraio con l’arresto da parte dei militari del capo del governo birmano Aung San Suu Kyi.

Il golpe di stato

Il 1º febbraio 2021 l’esercito del paese ha deposto e arrestato con un colpo di Stato San Suu Kyi. Il colpo di Stato si è verificato in virtù dei sospetti in merito ai brogli elettorali che si sarebbero tenuti durante le elezioni del 9 novembre 2020. Nonostante il gesto, il capo delle forze armate ha dichiarato di “voler rispettare la Costituzione”.

Il Golpe è avvenuto nello stesso giorno in cui il parlamento birmano avrebbe dovuto riunirsi dopo le precedenti elezioni. Nonostante l’accaduto l’esercito ha dichiarato di voler indire nuove elezioni, per poter così trasferire il potere nei confronti di chi verrà eletto.

Udienza di Suu Kyi rinviata per mancanza Internet

La terza udienza in teleconferenza del processo contro Aung San Suu Kyi, prevista per oggi 15 marzo, è stata rinviata alla settimana prossima a causa di problemi tecnici con la connessione Internet. Nel Paese la connessione Internet via telefonia mobile è stata interrotta nelle ultime ore, mentre quella via cavo funziona a singhiozzo.

Lo ha annunciato l’avvocato del premio Nobel per la Pace, contro la quale sono stati emessi quattro capi di imputazione. Il primo riguardava l’utilizzo di walkie talkie importati illegalmente. Il secondo riguardava la presunta violazione della legge sulla gestione delle catastrofi naturali.

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