“In autunno c’è il rischio di dover affrontare nuovamente il virus ma saremo anche più attrezzati rispetto a qualche mese fa”, spiega a Dire il professor Luca Richeldi, direttore dell’Unità organizzativa complessa (Uoc) di Pneumologia del Policlinico Gemelli di Roma, presidente della Società Italiana di Pneumologia e membro della Commissione del tavolo tecnico scientifico che supporta il governo nella gestione della pandemia.
Danni
“Una volta dimessi, alcuni pazienti più gravi hanno dei residui che si evidenziano con la tac al torace e con le prove di funzionalità respiratoria– afferma il professor Richeldi-. Questa non è una cosa esclusiva del Covid. Tutte le persone che sono state affette da polmonite grave possono riportare questi residui. Si tratterà di vedere se sono danni permanenti o progressivi e se verranno via via recuperati. In questo campo come per le polmoniti severe, la riabilitazione respiratoria, nella fase di recupero è una misura che noi mettiamo in campo”. Riguardo a una nuova ondata di infezioni nel periodo autunno-inverno, “la confusione con i sintomi di stagione è inevitabile perché, come è già successo a gennaio e febbraio, il picco epidemico d’influenza (essendo i sintomi sovrapponibili) è difficile da distinguere“. Quindi “sono due le cose che sono state fatte e che si faranno ancora e cioè incrementare le campagne per incoraggiare la popolazione a sottoporsi al vaccino antinfluenzale. Nelle categorie a rischio deve essere fatto. Spero quest’anno si registri una maggiore adesione perché ovviamente più le persone sono vaccinate, meno si ammalano d’influenza e più contribuiscono a questo confondimento generale“. Inoltre ci sono buone probabilità che “tra ottobre e novembre ci possa essere un’altra ondata epidemica: vedremo anche però cosa succederà da oggi fino ad allora. In ogni caso saremo molto più consapevoli e preparati su quello che ci aspetta, le strutture sanitarie saranno maggiormente preparate e ci sarà maggiore disponibilità di tamponi diagnostici”, puntualizza Richeldi.
Allergie
“Non ci sono dati che in questo momento indicano che le persone allergiche o le allergie stagionali siano un fattore di rischio per l’infezione da Covid, quindi direi che le persone allergiche possono stare abbastanza tranquille ma devono rivolgersi sempre al proprio medico per le terapie che fanno stagionalmente, in particolare i farmaci antistaminici e antifiammatori che devono essere assunti per combattere la sintomatologia allergica- sostiene il professor Richeldi.-Ora non rappresentano uno specifico fattore di rischio per questa malattia”. Poi “i pazienti colpiti da polmonite hanno una grave ipossemia, rilevanti danni degli scambi gassosi perciò, dall’ossigenoterapia alla ventilazione non invasiva, il pneumologo si occupa di tutte queste attività. Queste pandemie sono
delle realtà e non solo delle ipotesi perciò dobbiamo mantenere un
sistema di attivazione e preparazione per questo tipo di eventi che deve essere sempre pronto”. La medicina territoriale, anche alla luce di questa emergenza sanitaria, “deve essere maggiormente finanziata e mantenuta a livelli di efficienza alti. In caso contrario si può mettere a rischio la vita di molte persone”.