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Angelus, la preghiera del Papa per il Myanmar: “Promuovere la giustizia sociale”

Il Santo Padre rivolge un pensiero al popolo birmano, sconvolto dal colpo di Stato. E ricorda: "La signoria di Cristo si manifesta nella vicinanza"

Una preghiera seguita da un lungo momento di silenzio. Papa Francesco, al termine dell’Angelus domenicale, rivolge un pensiero sentito al Myanmar, sconvolto da un colpo di stato che ha portato all’arresto della presidente e Premi Nobel Aung San Suu Kyi. Un Paese che il Santo Padre visitò nel 2017 e al quale “in questo momento così delicato desidero assicurare nuovamente la mia vicinanza spirituale, la mia preghiera e la mia solidarietà”. Una preghiera, il Pontefice l’ha rivolta anche a “quanti hanno responsabilità nel Paese”, affinché “si mettano con sincera disponibilità al servizio del bene comune, promuovendo la giustizia sociale e la stabilità nazionale“.

L’Angelus

Torna ad affacciarsi Papa Francesco, nonostante la pioggia, per la recita dell’Angelus. Una riflessione incentrata sul passo evangelico in cui Gesù guarisce la suocera di Pietro e altri malati sofferenti: “Quella della suocera di Pietro è la prima guarigione di ordine fisico raccontata da Marco… Il potere risanante di Gesù non incontra alcuna resistenza; e la persona guarita riprende la sua vita normale, pensando subito agli altri e non a sé stessa”. Come ricorda il Santo Padre, quel giorno era un sabato: “La gente del villaggio aspetta il tramonto e poi, finito l’obbligo del riposo, esce e porta da Gesù tutti i malati e gli indemoniati. E Lui li guarisce, ma vieta ai demoni di rivelare che Lui è il Cristo”.

Un segno di quello che, da lì in poi, sarà l’atteggiamento di Gesù, “la sua predilezione per le persone sofferenti nel corpo e nello spirito”. Che poi “è la predilezione del Padre, che Lui incarna e manifesta con opere e parole. I suoi discepoli ne sono stati testimoni oculari, hanno visto questo e poi lo hanno testimoniato”. Non spettatori tuttavia, ma coinvolti nella missione. “Prendersi cura dei malati di ogni genere non è per la Chiesa un’attività opzionale” ma parte integrante di essa”.

L’interrogativo

Un momento storico come quello che stiamo vivendo rende tutto questo ancora più evidente e, soprattutto, attualissimo questo messaggio. “Di fronte a questa realtà, sempre sorge nel cuore la domanda: ‘perché?’. E a questo interrogativo Gesù, Verbo Incarnato, risponde non con una spiegazione ma con una presenza d’amore che si china, che prende per mano e fa rialzare, come ha fatto con la suocera di Pietro (cfr Mc 1,31). Chinarsi per far rialzare l’altro”.

La Signoria di Cristo

Dobbiamo ricordare, spiega Papa Francesco, “che l’unico modo lecito di guardare una persona dall’alto in basso è quando tu tendi la mano per aiutarla a sollevarsi. L’unica. E questa è la missione che Gesù ha affidato alla Chiesa. Il Figlio di Dio manifesta la sua Signoria non ‘dall’alto in basso’, non a distanza, ma chinandosi, tendendo la mano”. Vicinanza, tenerezza, compassione: questo è lo stile di Dio. “Il Vangelo di oggi – spiega il Pontefice – ci ricorda anche che questa compassione affonda le radici nell’intima relazione con il Padre”.

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