Il suo scopo non è quello di trasformare gli esseri umani in “Robocop” o in “donna bionica”, ma quello di aiutare quanti non possono utilizzare i loro arti a causa di danni neurologici, come lesioni del midollo, spinali o del plesso brachiale.
L’Istituto di Biorobotica della scuola superiore Sant’Anna, nell’ambito del progetto di ricerca Way – Wearable interfaces for hand function recovery – presenterà in anteprima, all’interno della “Piazza Robotica & degli Umanoidi di Mecspe – la fiera internazionale delle tecnologie per l’innovazione, Presso Fiere di Parma – un prototipo di guanto robotico indossabile per la mano, che possa essere usato da chi ancora possiede l’arto ma non riesce ad usarlo.
Questo particolare esoscheletro, denominato Hx, aiuterà chi lo indossa a recuperare la funzionalità delle proprie mani. “Dopo lo sviluppo di protesi facilmente indossabili che permettono di riacquistare l’uso e la sensazione della mano a chi l’ha perduta (mano bionica), con HX si affacciano anche soluzioni indossabili per coloro che hanno perso la capacità di controllarlo, – ha spiegato il prof. Chrstian Cipriani, Ordinario di Bioingegneria e Vice-Direttore dell’Istituto di Biorobotica – facendo diventare realtà quanto fino a poco tempo fa accadeva solo nelle pellicole di fantascienza, e fornendo un aiuto concreto, in attesa della fattibilità della rigenerazione diretta dei tratti nervosi danneggiati”.
Alcuni test sono già stati effettuati da una clinica di riabilitazione a Barcellona e al momento l’esoscheletro è comandato attraverso una tastiera che molto presto verrà sostituita da cuffie capaci di leggere direttamente i segnali elettroencefalografici.